25 milioni bruciati in giochi d’azzardo: Samarate dice basta

Aprile 8, 2025 - 14:00
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25 milioni bruciati in giochi d’azzardo: Samarate dice basta
murales azzardo cairate

A Samarate vengono giocati ogni anno circa 25 milioni di euro, e persi più di quattro milioni, in attività legate all’azzardo. Una cifra impressionante che ha spinto l’associazione Azzardo Nuove Dipendenze a lanciare un nuovo appello alla consapevolezza, in una serata che vedrà il confronto tra la prospettiva clinica e quella giornalistica (nella foto: murale di sensibilizzazione, a Cairate).

Venerdì 11 aprile, alle ore 21.00, e20Diersi insieme all’assessorato ai Servizi Sociali ospiterà nell’atrio del Palazzo comunale la dottoressa Daniela Capitanucci, coautrice del libro Perché il gioco d’azzardo rovina l’Italia. Al centro dell’evento, una questione urgente e sempre più diffusa: il gioco d’azzardo e le sue conseguenze sulla salute e sul benessere individuale e sociale.

Non è “ludopatia”: chiamiamola col suo nome

La dottoressa, facendo anche le veci del coautore e giornalista Umberto Folena, interviene con una precisazione. «La parola ludopatia è spesso utilizzata per descrivere il disturbo da gioco d’azzardo, ma è un termine impreciso e, per certi versi, fuorviante. Giocare è una parte sana e importante della crescita: si gioca da bambini, si gioca in famiglia, si gioca per stare insieme. L’azzardo, invece, è tutt’altro».

Spiega quindi che si parla più correttamente di “azzardopatia”, un termine che meglio rappresenta la dipendenza da gioco d’azzardo, patologia riconosciuta dai manuali psichiatrici di diagnosi e che ne restituisce il peso reale. Sorride “gli inglesi sono facilitati in questa sfera di definizioni: nella loro lingua, infatti, il gambling si distingue chiaramente dal playing”.

Una dipendenza come le altre, anche se non c’è una sostanza

Durante la serata, interverrà per l’appunto Capitanucci, professionista dell’ambito psico-sociale, esperta in psicologia delle dipendenze. Tuttavia, il libro raccoglie due voci che affrontano il fenomeno da angolazioni diverse ma complementari.

«Non si tratta soltanto di una questione personale o familiare, ma di un problema di salute pubblica, che può colpire chiunque» ribadisce la dottoressa, spiegando come i natali del libro affondino nella cronaca. Il gioco d’azzardo è un consumo a rischio, che può sfociare in dipendenza e in comportamenti che mai si sarebbe intenzionati a mettere in atto, il motore che lo alimenta è il denaro, e il bisogno crescente di soldi può portare alla perdita del controllo sui propri pensieri e azioni. Il confine tra svago e dipendenza è labile e anche chi pensa di essere immune può trovarsi coinvolto senza rendersene conto.

In più, a farne le spese non è solo il giocatore. Danni seri vengono sperimentati anche da tutti coloro che hanno rapporti, non solo sistematici ed effettivi, con chi ha perso il controllo sul suo rapporto con il gioco d’azzardo.

“Il gioco d’azzardo rovina l’Italia”: a Materia una serata per raccontare i rischi di una dipendenza invisibile

Giovani, anziani e donne: nuove frontiere dell’azzardo

Negli ultimi vent’anni il profilo del giocatore è cambiato. Se prima erano soprattutto uomini adulti, oggi l’azzardo coinvolge sempre più giovani, anziani e donne. Secondo studi del CNR di Pisa, l’aumento tra i giovani è costante dal 2008. I ragazzi, attratti da messaggi pubblicitari, dal mito dei soldi facili e dall’illusione di essere abili, iniziano a scommettere sempre più presto, spesso anche da minorenni, nonostante i divieti di legge. Il 3% di questi adolescenti mostra già segnali di dipendenza.

La spinta al consumo è alimentata anche dalla crescente offerta di gioco: gratta e vinci, slot machine, bingo, scommesse online. Un bombardamento continuo in un contesto sociale dove ricchezza e successo sono diventati status symbol.

Prevenzione, limiti, consapevolezza

Esistono indicatori oggettivi per giocare d’azzardo attenuando il rischio che però è sempre in agguato in questo tipo di giochi: non giocare più dell’1% del reddito familiare mensile, non più di due tipi di gioco, massimo quattro volte al mese. Oltre questi limiti, aumenta il rischio di cadere nella spirale dell’azzardopatia, con conseguenze che possono essere anche emotive, relazionali e lavorative.

Serve una risposta collettiva

Nonostante alcune regolamentazioni statali introdotte nel 2018, come il divieto -sebbene aggirato- di pubblicità diretta o indiretta, ora nuovamente permesso e lecito, sono soprattutto i Comuni che possono intervenire in modo incisivo, con ordinanze e regolamenti che limitano l’orario di funzionamento delle slot machine o che vietano l’apertura di sale gioco vicino a luoghi sensibili come scuole, farmacie o ambulatori.

Ma la vera sfida è culturale: riconoscere che il gioco d’azzardo non è un gioco. È una forma di consumo a rischio, che può trasformarsi in dipendenza, e come tale deve essere affrontata. L’incontro dell’11 aprile vuole essere un passo in questa direzione: un’occasione per informarsi, riflettere e iniziare a cambiare rotta.

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