Abbigliamento e retail: consumi e utili a -10% nel secondo semestre 2025

Aprile 17, 2025 - 00:30
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Abbigliamento e retail: consumi e utili a -10% nel secondo semestre 2025
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Prospettive fosche per il settore dell’abbigliamento e della vendita al dettaglio alla luce dell’imposizione dei dazi di Trump. Secondo quanto riportato da Moody’s Investor Service, si prevede che l’industria del global apparel e retail subirà una flessione negativa nella seconda metà dell’anno e l’inizio del 2026. Nello specifico, la spesa al consumo e gli utili del settore – escluso l’online – diminuiranno di oltre il 10 per cento. Il dato scende a -5% se si include l’online.

“Abbiamo modificato il nostro outlook da stabile a negativo dopo che gli Stati Uniti hanno imposto dazi a tappeto che danneggeranno la redditività delle aziende statunitensi di vendita al dettaglio e di abbigliamento e aumenteranno i prezzi per i consumatori”, riporta a Wwd la società.

Tali cali saranno concentrati nella seconda metà dell’anno, quando, secondo Moody’s, le aziende avranno venduto tutte le scorte già acquistate e dovranno iniziare ad assorbire i costi tariffari più elevati. Si prevede che i dazi rappresentino un “peso significativo per gli utili almeno fino alla prima metà del 2026”. “L’accessibilità economica resta un problema critico per i consumatori a medio e basso reddito, con l’alloggio e i trasporti che assorbono la quota maggiore dei portafogli dei consumatori statunitensi e la fiducia dei compratori in calo”, ha affermato Moody’s.

Con una lente sui grandi magazzini, dal report si evince come “l’ebit rettificato dei department stores nordamericani diminuirà di oltre il 10% nel 2025”, individuando Kohl’s e Saks Group come “i più vulnerabili alla volatilità e ai margini ridotti all’interno di questa categoria”. L’industria ha già monitorato attentamente Saks, che è in procinto di integrare Neiman Marcus, avviare una nuova attività con Amazon e rimborsare i fornitori .E ancora, secondo il rapporto, i giganti degli sconti al dettaglio, tra cui Walmart e Target, oltretutto, hanno dimensioni maggiori e un maggiore potere negoziale con i fornitori, nonché un assortimento diversificato che apre nuove alternative.

Sempre in Nord America, si salvano, invece, i negozi off-price, tra cui Tjx Cos., Ross Stores e Burlington Coat Factory Warehouse. Moody’s ha stimato che l’ebit per quella parte del mercato aumenterà dal 2% al 3% quest’anno, poiché “tutti dispongono di catene di fornitura flessibili e ottengono la maggior parte dei loro prodotti sul mercato interno, attraendo consumatori in cerca di prezzi più bassi”.

Per quanto riguarda il vecchio continente, invece, si prevede che la crescita dell’ebit per i rivenditori europei rallenterà, attestandosi a un incremento a una sola cifra rispetto all’incremento del 6% registrato lo scorso anno.

Infine, come fa sapere Moody’s, in un altro rapporto gli analisti di Morgan Stanley hanno valutato quali aziende del settore della moda fossero maggiormente in bilico con l’aumento del rischio di recessione. “Lululemon, Levi Strauss & Co. e Pvh Corp. sono le aziende più isolate, mentre Macy’s Inc., Kohl’s Corp. e Bath & Body Works sono considerate le più a rischio”, ha affermato Morgan Stanley. “Nelle recessioni passate, la spesa per abbigliamento e calzature negli Stati Uniti ha registrato cali più precoci, più profondi e più duraturi rispetto alla spesa dei consumatori in senso più ampio”, conclude il report.

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Redazione Redazione Eventi e News