Black power: nella Boston di Malcolm X a cento anni dalla sua nascita


Boston celebra il 100° anniversario della nascita di Malcolm X e per l’occasione il compleanno del celebre attivista per i diritti civili diventa una nuova festività annuale nella città americana.
Anche se nato in Nebraska, il 19 maggio 1925, Malcolm X ha vissuto a Boston per 12 anni durante un periodo cruciale – anche se controverso – nella lotta per i diritti degli afroamericani negli Stati Uniti.
Nel febbraio 1941, Malcolm X, ancora noto come Malcolm Little, salì a bordo di un pullman Greyhound da Lansing, Michigan, diretto a Boston. Indossava un abito verde scuro troppo piccolo e un soprabito verde chiaro.
Gli anni formativi che trascorse in città – diventando un importante ministro musulmano prima del suo assassinio a un raduno di New York nel 1965 – hanno lasciato un’eredità duratura che può ancora essere vista nei monumenti di Boston e nel vivace quartiere nero di Roxbury, dove viveva.
Nel suo libro del 1965, The Autobiography of Malcolm X, pubblicato postumo, scrisse che vivere a Roxbury gli diede un grande senso di essere parte di una massa del suo genere per la prima volta. Oggi, questo quartiere è l’epicentro della comunità afro-americana della città.
Nessuna visita a Roxbury sarebbe completa senza una passeggiata alla Malcolm X-Ella Little-Collins House in Dale Street, dove Malcolm X visse con la sua sorellastra, Ella Little-Collins, dal 1941 al 1944. La modesta casa è stata inserita nel National Register of Historic Places degli Stati Uniti nel 2021 ed è l’unica residenza sopravvissuta dal tempo di Malcolm a Boston. Attualmente è in fase di restauro e probabilmente in futuro verranno offerti anche dei tour.
Roxbury a Boston fece un’impressione enorme sul ragazzo. «Non sapevo che il mondo contenesse tanti negri come ho visto affollare il centro di Roxbury di notte, soprattutto il sabato – Malcolm X scrive nella sua autobiografia -. Luci al neon, locali notturni, sale da biliardo, bar, le auto che guidavano i neri! I ristoranti rendevano le strade profumate, unte, della cucina casalinga nera. Jukebox suonavano Erskine Hawkins, Duke Ellington, Cootie Williams e decine di altri».
A Boston Malcolm si mantenne svolgendo una serie di lavori: gelataio, magazziniere in una società di carta da parati a South Boston, in un magazzino Sears Roebuck a Fenway, facchino nell’allora albergo di lusso Parker House (oggi Omni Parker Hotel, una vera istituzione a Boston). Nel 1952, cambiò il suo nome in Malcolm X, spiegando nella sua autobiografia, che la X simboleggia il vero nome della famiglia africana che non avrebbe mai potuto conoscere. «Per me, la mia ‘X’ ha sostituito il nome di “Little” del bianco schiavista che qualche diavolo dagli occhi azzurri chiamato Little aveva imposto ai miei antenati paterni».
Malcolm X fa parte della lunga tradizione del Radical Black Peace Activism, che è una caratteristica fondamentale ma spesso dimenticata del moderno movimento di liberazione dei neri. Questa modalità di attivismo per la pace era internazionalista e collegava la cessazione dei conflitti globali, il disarmo, la non proliferazione, l’uguaglianza razziale, la fine dell’imperialismo e del colonialismo e lo sradicamento dello sfruttamento capitalista. Malcolm X fu un’influenza ideologica di transizione sulla lotta per la libertà dei neri in Nord America.
Malcolm è considerato il padre ideologico di un “nuovo” movimento nazionalista, spesso chiamato il movimento Black Power, che era in ascesa durante la metà degli anni ’60.
In un tour del quartiere con le appassionate guide di Live Like a Local Tours Boston si potranno vedere luoghi come Frugal Bookstore, una libreria e centro comunitario di proprietà dei neri, e Tropical Foods, supermercato afro-caraibico e latino americano a gestione famigliare.
Il Malcolm X Boulevard di Roxbury è destinato ad essere esteso ulteriormente in Dudley Street, una via principale accanto a Nubian Square – un isolato che è stato a lungo considerato il cuore della Black Boston grazie ai suoi legami storici con l’attivismo sociale e la cultura afroamericana. Sulla Nubian Square, spicca il murale Faces of Dudley dell’artista Mike Womble, che presenta figure nere di spicco tra cui lo stesso Malcolm X e Martin Luther King Jr. Quando Martin Luther King, Jr., si trasferì a Boston nel 1951 per studiare filosofia alla Boston University, Malcolm X era rinchiuso nel carcere di stato di Charlestown, condannato a sei anni di reclusione per furto con scasso. Malcolm X e Martin Luther King hanno trascorso circa 15 anni a Boston ma si sono incontrati solo una volta, e non in città.
Lungo la Washington Street si trova un murale della regina della musica disco nativa di Roxbury, Donna Summer.
Per scoprire Boston sulle orme di Malcolm X si può anche fare una passeggiata nel Malcolm X Park, ex Washington Park, che ha recentemente subito un restauro di 9,6 milioni di dollari. Gli artisti locali sono stati incaricati di dipingere tre nuovi murales sui campi da basket.
Le foto pubblicate sono state inviate dall’ufficio stampa.
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