Cosa si può fare per non farsi travolgere da questa ansia da “non partenza”?

Aprile 23, 2025 - 02:30
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Cosa si può fare per non farsi travolgere da questa ansia da “non partenza”?

Parliamo del fatto che restare in città non fa di te una persona peggiore. Lo abbiamo già raccontato in passato: rallentare non è sempre semplice in un mondo che corre, e certe volte ci si può sentire fuori tempo, fuori posto. Con l’arrivo della primavera e la possibilità concreta di fare uno dei ponti più lunghi di sempre (Pasqua, 25 aprile e 1° maggio si incastrano alla perfezione), per molte persone il pensiero di non partire può diventare più difficile da gestire che un volo in ritardo.

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Complice la pressione sociale, si fa strada una sensazione crescente: quella di stare “perdendo qualcosa”. Una forma di ansia che oggi ha persino un nome, notriphobia, e che si intreccia alla già nota FOMO (Fear Of Missing Out), quella paura di rimanere tagliati fuori resa nota ai più grazie a Victoria De Angelis dei Måneskin che tempo fa ha confessato candidamente in un’intervista: «Ho la peggiore FOMO del mondo… pure se sono stanchissima, devo uscire ogni giorno, sennò mi perdo qualcosa».

Dunque, vacanze primavera 2025 non vi temo. Il dolce far niente può diventare un’ottima e sana alternativa alle programmate fughe.

Vacanze primavera 2025, sì ma dove?

Non è solo un “non partire”: è il timore di restare fermi. Di non sfruttare un’occasione d’oro, di non essere nel posto giusto al momento giusto. Secondo Serenis, la piattaforma digitale dedicata alla salute mentale, la notriphobia non riguarda solo la paura di non poter viaggiare. Il punto vero è più profondo: per molte persone il viaggio non è un passatempo ma una forma di validazione sociale, un’occasione di crescita, l’unico spazio per conoscere, esplorare, sentirsi parte di qualcosa. E quindi, la sua assenza può generare una sensazione di blocco, di immobilità esistenziale.

Un aspetto che nei momenti di “feste comandate” si fa sentire con prepotenza.

Vacanze di Pasqua 2025 FOMO

foto: GettyImages

La psicoterapeuta Martina Migliore lo spiega così: «La notriphobia è più di una semplice voglia di viaggiare: può nascondere bisogni emotivi legati alla fuga, al controllo o al confronto sociale. Se questa paura diventa invalidante o genera stati di ansia costanti, un percorso di psicoterapia può aiutare a comprendere e gestire le emozioni». Ecco perché non è detto che chi si sente così sia “troppo fragile” o “troppo social”: si tratta spesso di persone che hanno imparato ad associare il viaggio all’unico momento di libertà e connessione reale. Quindi no, non è solo una questione di biglietti aerei, ma del senso di significato che attribuiamo a certe esperienze.

Strategie per affrontare la notriphobia

Cosa si può fare, allora, per non farsi travolgere da questa ansia da “non partenza” soprattutto durante le vacanze primavera 2025 e sempre? Non si tratta per forza di sostituire un viaggio con una cioccolata calda sul divano, ma di cambiare prospettiva su cosa possa davvero rigenerarci. È una questione di lucidità. Tra le strategie proposte anche da Serenis per “starci dentro” compare come prima cosa il fatto di rivalutare cosa significa viaggiare. Non è sempre sinonimo di spostamento o di esclusività. Anche una mostra in città, un libro ambientato altrove o una passeggiata in un quartiere mai esplorato possono offrire stimoli simili.

Smettere di confrontarsi, questo il primo punto fermo, aka “male dei nostri tempi”. I social mostrano un frammento ideale della vita altrui. Seguire profili più autentici o semplicemente limitare lo scrolling può aiutare a ridimensionare certe aspettative. Accettare l’incertezza, rispettare il momento storico che stiamo vivendo, l’unicità della nostra vita e delle nostre possibilità è la chiave. Non tutto si può pianificare. Imparare a tollerare i momenti “vuoti” può rafforzare la nostra autonomia emotiva. Pratiche come la meditazione possono aiutare a restare ancorati al presente.

Che dire, poi? Diamoci l’opportunità di pianificare con leggerezza. Va bene avere sogni nel cassetto, ma senza l’ansia di doverli realizzare subito. E, last but not least, impariamo a riconoscere il nostro valore anche nella quiete. Coltivare la gratitudine per ciò che si ha, per le esperienze passate, può ridurre la percezione di mancanza e rafforzare la fiducia nel proprio percorso.

Ricordi quel viaggio pazzesco che hai fatto qualche anno fa? Ecco, ne farai uno mille volte meglio, ma non ora.

 

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