Da Bruxelles disco verde al rinvio nell’Unione europea delle norme sulla sostenibilità aziendale

L’orologio è stato fermato definitivamente, nel senso che l’ultimo soggetto che doveva decidere se bloccare o meno il meccanismo si è espresso per il sì, e dunque ora le lancette resteranno congelate per almeno due anni. Dopo che nei giorni scorsi il Parlamento europeo ha approvato la cosiddetta proposta «stop-the-clock» del Pacchetto Omnibus della Commissione Ue, ora è infatti arrivato anche il via libera definitivo da parte del Consiglio dell’Unione europea a posticipare le date di applicazione di alcuni obblighi di rendicontazione di sostenibilità e di due diligence delle imprese, nonché il termine di recepimento delle disposizioni in materia di due diligence.
La proposta fa parte del pacchetto “Omnibus I” adottato dalla Commissione alla fine di febbraio per semplificare la legislazione dell’Ue nel campo della sostenibilità, ricordano da Bruxelles. «In considerazione delle importanti implicazioni per la comunità imprenditoriale, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno trattato questa proposta con la massima priorità, con l'obiettivo di fornire alle imprese dell'UE la necessaria certezza giuridica per quanto riguarda gli obblighi di rendicontazione e di due diligence», si legge nella nota diffusa dal consiglio Ue dopo il via libera definitivo alla proroga. I colegislatori dell'Ue hanno quindi sostenuto la proposta della Commissione di rinviare di due anni l'entrata in vigore dei requisiti della direttiva sul reporting di sostenibilità delle imprese (Csrd) per le grandi imprese che non hanno ancora iniziato a rendicontare, nonché per le Pmi quotate in borsa, e di un anno il termine di recepimento e la prima fase di applicazione (per le società più grandi) della direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità delle imprese (Csddd).
L'atto legislativo adottato sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell'Ue ed entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione. Gli Stati membri dovranno recepire la direttiva nelle rispettive legislazioni nazionali entro il 31 dicembre 2025.
La proroga era stata già criticata da diverse associazioni ambientaliste all’indomani del primo via libera da parte del Parlamento europeo, con Banca Etica che ha sollevato la questione sul fatto che tra cambi di ritta e rinvii il rischio è che «il pacchetto Omnibus si traduce in una deregolamentazione eccessiva», ma i vertici comunitari rassicurano sul fatto che non si faranno passi indietro rispetto a quanto previsto dal Green deal e che l’obiettivo è quello di semplificare aspetti burocratici troppo rigidi, che possono intaccare la competitività delle imprese europee. Dice infatti Adam Szłapka, ministro dell'Unione europea della Polonia: «Oggi abbiamo mantenuto la nostra promessa sulla semplificazione delle leggi dell'Ue. La rapida adozione di questa direttiva è un primo passo importante verso la riduzione della burocrazia, la certezza del diritto per le nostre imprese e la maggiore competitività dell'Ue».
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