Gatti dai colori più rari: quale è il manto meno comune nei felini?

Quali sono i gatti dai colori più rari: ecco quale è la classifica delle sfumature di manto meno comune nei felini domestici.
Ogni animale domestico ha la sua personalità e di conseguenza la sua unicità. Certo, però, che in ogni specie animale gli esemplari possono essere raggruppati a seconda della razza o del colore nel mantello. Ma se alcuni colori sono molto diffusi, altri sono estremamente rari. Negli esemplari di gatto, ad esempio, ci sono colori di manto poco diffusi, che caratterizzano solo pochi esemplari.
I colori più rari del manto dei gatti: ecco quali sono i meno diffusi
Alcuni colori del mantello dei gatti sono molto rari o poco comuni, come il salmiak (descritto pochi anni fa in Finlandia e che prende il nome da una popolare liquirizia salata), l’ambra e il lillà, che sono il risultato di una complessa combinazione di fattori come genetica, cromosomi, incroci e selezione.
Dietro ogni sfumatura del pelo dei felini si nasconde una storia evolutiva e genetica lunga e complessa. Il colore del mantello è infatti determinato da geni specifici, influenzati da mutazioni spontanee, dalla selezione artificiale, o da varianti recessive che devono essere ereditate necessariamente da entrambi i genitori per potersi manifestare (come nel caso del colore “cioccolato” o “cannella”), o dall’ibridazione con specie di piccoli felini selvatici (nel caso di tonalità maculate).
Quali sono i colori più rari nel mantello dei gatti
Tra le colorazioni più insolite nei felini domestici vi è il salmiak, che come anticipato prende il nome da un tipo di liquirizia nera e bianca tipica dei paesi del Nord Europa. Si tratta di una mutazione, descritta solo nel 2024, che si manifesta con un pattern nero attraversato da un effetto marmorizzato o sfumato di bianco e che deriva da una combinazione unica di geni comparsi recentemente in Finlandia.
Altra colorazione poco comune è quella dei gatti ibridi maculati, presente nelle razze ibride come il Savannah e il Bengala, per l’ibridazione di geni di felini selvatici (il primo dal serval (Leptailurus serval) e il secondo dal gatto leopardo (Prionailurus bengalensis)).
Il colore del mantello nei gatti determina anche alcune malattie, in particolare la sordità. Questa condizione è dovuta alla dominanza del gene W che esprime il colore bianco, ma può caratterizzare anche altre razze e fenotipi, ovvero mantelli di colori diversi che presentano solo piccole aree bianche. Per comprendere se un gatto ha un problema di salute si dovrà fare attenzione al suo comportamento. I gatti bianchi, ad esempio, hanno maggiori probabilità di presentare problemi di udito. La sordità, ovvero l’incapacità di percepire le vibrazioni sonore, può interessare una o entrambe le orecchie. Questa condizione sembra essere correlata alla dominanza del gene W responsabile del colore bianco.
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Il gene W è responsabile di un processo degenerativo a carico della coclea, che è localizzata nell’orecchio interno e contiene i recettori acustici da cui poi dipartono i recettori che confluiscono al nervo cranico. Il processo degenerativo che si instaura in alcuni esemplari non è però presente sin dalla nascita, ma inizia nei primissimi giorni di vita per completarsi intorno al primo mese. Per quanto riguarda il fenotipo blu degli occhi, questo ha una dominanza incompleta, quindi non tutti i gatti non udenti hanno gli occhi azzurri. Secondo gli esperti, l’espressione del gene W sarebbe comunque in grado di sopprimere i melanociti non solo nel mantello (che assume quindi una colorazione bianca), ma anche nell’iride (che si manifesta nel colore blu degli occhi). Ne consegue che la presenza di iridi azzurre, parzialmente pigmentate o eterocromiche, possono essere associate a sordità.
Altri colori rari nel manto dei felini domestici
Trovare un gatto dal manto marrone è estremamente raro: questo colore è il risultato di una mutazione che si verifica nel gene del nero. Queste sfumature derivano da varianti recessive di alcuni geni che devono essere ereditate necessariamente da entrambi i genitori. Il gene che determina il colore rosso è legato al cromosoma X, per questo i maschi (che hanno solo un cromosoma X) sono o completamente rossi o non lo sono affatto, mentre le femmine (con due cromosomi X) possono essere rosse, nere o calico, ovvero con un mantello tricolore bianco con grandi macchie arancioni e nere. I calico, così come la variante tartarugato, sono perciò quasi esclusivamente femmine. I gatti “calico” sono gatti domestici appartenenti a qualsiasi razza caratterizzati da occhi solitamente verde e da un manto dalla triplice colorazione composto in prevalenza di colore bianco con macchie arancioni e nere o talvolta con macchie color crema e grigie.
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Altre sfumature meno diffuse sono il lilla (in inglese lilac), un colore grigio con riflessi rosati che si può trovare in alcune razze particolari come il British Shorthair. Anche il cannella (in inglese cinnamon) è molto poco diffuso. Si tratta di una sfumatura calda e rossastra ed è tra i colori più difficili da trovare, poiché deriva da una mutazione recessiva del gene legato al colore nero.
Molto raro anche il mantello ambra, una tonalità dorata tipica del Norvegese delle Foreste. I cuccioli di questa specie nascono con un manto più scuro che si schiarisce progressivamente con l’età, un fenomeno che risulta da una variante genetica che influisce sulla produzione nel tempo del pigmento eumelanina, responsabile delle tonalità più scure. (di Elisabetta Guglielmi)
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