Gaza. L’alto commissario Onu Turk, ‘possibili crimini di guerra da parte di Israele’

Aprile 7, 2025 - 16:06
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Gaza. L’alto commissario Onu Turk, ‘possibili crimini di guerra da parte di Israele’

di Giuseppe Gagliano –

L’ennesima riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu riaccende i riflettori su Gaza, e su un conflitto che ha ormai da tempo superato i confini della tollerabilità. Il bilancio è drammatico: secondo le autorità sanitarie locali, oltre 50mila morti palestinesi dal 7 ottobre 2023, un mese di blocco totale degli aiuti, quartieri cancellati dalle mappe, centinaia di operatori umanitari uccisi, e intere famiglie ridotte a un cumulo di ricordi.
Ma stavolta a scuotere le coscienze internazionali è un’accusa pesantissima: l’alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha parlato apertamente di possibili crimini di guerra da parte dell’esercito israeliano. La miccia è l’uccisione di 15 soccorritori, tra cui membri della Mezzaluna Rossa e delle Nazioni Unite a Rafah, i cui corpi sono stati trovati in una fossa comune. Un fatto gravissimo, aggravato dalla testimonianza secondo cui alcuni sarebbero stati ancora vivi al momento dell’intervento israeliano.
Israele si è affrettato a giustificare l’accaduto parlando di “terroristi”, ma la dinamica, raccontata dall’Ufficio Onu per gli Affari Umanitari, descrive squadre di emergenza colpite una dopo l’altra per ore, mentre cercavano colleghi dispersi. Una vera e propria caccia al soccorritore. Turk ha chiesto un’indagine indipendente e sottolineato che il blocco degli aiuti, la fame come strumento bellico, le evacuazioni forzate e le dichiarazioni su una futura annessione israeliana di Gaza configurano un rischio reale di punizione collettiva e trasferimenti forzati.
Dall’altra parte, Israele continua con la sua strategia militare totalizzante: espansione degli insediamenti in Cisgiordania, repressione armata nei campi profughi, negazione del ritorno dell’Autorità Palestinese a governare i territori occupati. Ministri come Smotrich parlano ormai apertamente di “Giudea e Samaria” come patrimonio ebraico inalienabile. Siamo di fronte a un piano di fatto compiuto, basato su una narrativa nazionalista radicale e su una militarizzazione permanente della crisi.
In tutto questo, il quadro geopolitico si incupisce. L’Onu, da sempre impotente senza la leva degli Stati membri, sembra alzare il tono, ma senza strumenti concreti. Gli Usa continuano a coprire Israele, nonostante dichiarazioni sempre più inquietanti da parte dei suoi esponenti politici e militari. L’Europa resta paralizzata, incapace di proporre una politica estera autonoma.
Ma la vera questione è un’altra: fino a quando il diritto internazionale sarà sacrificabile sull’altare della realpolitik? Perché il vero crimine non è solo quello che si compie col fucile, ma anche quello che si copre col silenzio.

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Redazione Redazione Eventi e News