Gaza. L’omaggio di Hamas a papa Bergoglio

Aprile 22, 2025 - 21:00
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Gaza. L’omaggio di Hamas a papa Bergoglio

di Giuseppe Gagliano

Mentre il mondo piange Jorge Mario Bergoglio, nella martoriata Striscia di Gaza si leva una voce tra le macerie: quella di Hamas, che rende omaggio al Pontefice non solo come guida religiosa, ma come raro difensore del popolo palestinese nel cuore dell’Occidente.
Francesco, morto a 88 anni dopo un mese di ricovero, non aveva mai nascosto la sua avversione per le guerre e le ingiustizie globali. Ma è a Gaza che il suo nome oggi risuona con commozione. Hamas lo definisce una delle poche figure spirituali ad aver condannato apertamente i crimini di guerra e gli atti di genocidio inflitti alla popolazione palestinese. Non parole rituali, ma un tributo che racconta molto del ruolo assunto da Francesco nella crisi mediorientale: un ruolo scomodo, marginalizzato, ma profondamente umano.
A fare eco al cordoglio c’è anche il grande imam di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb, che ha definito Francesco suo “fratello in umanità”. Un’intesa religiosa rara, cementata dalla firma congiunta del Documento sulla Fratellanza Umana nel 2019, e rinnovata nel tempo con prese di posizione condivise contro la guerra, il razzismo e l’islamofobia.
Negli ultimi 18 mesi, durante la nuova escalation a Gaza, il Pontefice è stato una delle pochissime voci internazionali a rompere il silenzio. Non solo preghiere, ma telefonate dirette all’unica chiesa cattolica della Striscia per sincerarsi delle condizioni dei rifugiati, molti dei quali musulmani. Un gesto concreto, che ha lasciato un’impronta indelebile. “Era come un padre”, ha detto uno dei fedeli. “Chiedeva se c’erano medicine, cibo, cure”.
In Israele, l’eredità di Francesco è più sfaccettata. Da una parte l’apprezzamento per le sue aperture verso il popolo ebraico e la condanna dell’antisemitismo. Dall’altra l’irritazione per la sua crescente denuncia delle azioni militari nella Striscia. Il 17 novembre 2024 ha chiesto un’indagine internazionale per verificare se le operazioni israeliane configurassero un genocidio. “Mitragliate sui bambini, bombardamenti su scuole e ospedali… quanta crudeltà!”, aveva detto.
Parole dure, che hanno lasciato il segno. Anche perché pronunciate da chi, dieci anni prima, aveva riconosciuto lo Stato di Palestina e piantato la bandiera vaticana accanto a quella palestinese.
Il suo ultimo appello, il 21 aprile, è stato un testamento morale: “cessate il fuoco”, aveva implorato, parlando del popolo palestinese “che muore di fame e anela a un futuro di pace”. Un grido nel deserto, ma anche un segnale per chi, tra guerre e cinismo diplomatico, continua a credere nella voce degli ultimi.

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Redazione Redazione Eventi e News