Giovani in fuga: l’Italia perde i suoi talenti e invecchia sempre di più

L’Italia perde i suoi talenti migliori mentre cresce l’emigrazione verso la Germania e avanza il declino demografico
Mentre il dibattito politico italiano si concentra sull’immigrazione verso il nostro Paese, un fenomeno silenzioso ma altrettanto dirompente avanza con forza: l’emigrazione dei giovani italiani. Secondo gli ultimi dati ISTAT, nel 2024 ben 191.000 persone hanno lasciato l’Italia, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente. Di questi, 156.000 erano cittadini italiani, per lo più giovani adulti e laureati. Un esodo che non si registrava con questa intensità dai primi anni Duemila.
Tra il 2013 e il 2022, oltre un milione di persone ha trasferito la propria residenza all’estero. Un terzo di loro aveva tra i 25 e i 34 anni e quasi il 38% era in possesso di una laurea. Solo un’esigua minoranza – meno di un terzo – ha fatto ritorno. Il saldo netto per l’Italia è drammatico: 87.000 giovani laureati in meno nel giro di dieci anni.
La destinazione preferita? La Germania (12,8%), seguita da Spagna (12,1%) e Regno Unito (11,9%). In questi paesi i giovani trovano ciò che in Italia manca: stipendi più alti, possibilità concrete di carriera, un mercato del lavoro più meritocratico e flessibile.
Dietro questa fuga non c’è solo il desiderio di fare un’esperienza all’estero, ma una sorta di “esilio forzato”, come lo definisce l’economista Tito Boeri. «Oggi sono i giovani i più infelici – ha dichiarato a La Stampa –. I loro salari crescono meno rispetto a quelli degli over 50, e il sistema italiano premia più le relazioni personali che il merito».
Un giovane manager italiano trasferitosi a Londra, intervistato da un quotidiano tedesco, ha riassunto così la differenza culturale: «Qui puoi anche uscire prima del tuo capo, se hai portato a termine il lavoro. In Italia questo sarebbe impensabile».
L’impatto di questa emigrazione si inserisce in un contesto già segnato dal declino demografico. Il tasso di fertilità italiano ha toccato un nuovo minimo: 1,8 figli per donna. Parallelamente, l’aspettativa di vita è in crescita e ha raggiunto gli 83,4 anni nel 2024, con un balzo di 5 mesi in un solo anno.
Questo squilibrio tra giovani in fuga e anziani in aumento aggrava la sostenibilità del sistema pensionistico. Nonostante ciò, il governo – su spinta della Lega – continua a puntare su pensioni anticipate per ragioni elettorali, bloccando l’aumento dell’età pensionabile previsto dalla legge. Una scelta che cozza con la realtà: l’Italia ha la seconda più alta spesa pensionistica d’Europa rispetto al PIL, dopo la Grecia.
Se il Nord riesce almeno in parte a compensare le perdite grazie alla migrazione interna, il Sud Italia è la vera area in sofferenza. L’Istat parla apertamente di una “erosione del capitale umano”: i migliori se ne vanno, pochi tornano, e il territorio resta privo delle competenze necessarie per lo sviluppo.
L’Italia si trova di fronte a una sfida esistenziale. Incentivare il rientro dei giovani, rendere il mercato del lavoro più dinamico e meritocratico, investire in politiche per la natalità e la conciliazione lavoro-vita privata: queste dovrebbero essere le priorità.
Per ora, però, le misure adottate sembrano più orientate alla gestione dell’immediato che alla costruzione del futuro. E intanto, un pezzo dopo l’altro, il futuro dell’Italia prende un volo sola andata.
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