Gli album mai pubblicati: Jimi Hendrix, Paul McCartney, Judas Priest…

Aprile 21, 2025 - 00:00
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Gli album mai pubblicati: Jimi Hendrix, Paul McCartney, Judas Priest…

La storia della musica è costellata di tantissimi fantastici album di ogni genere e tipo. Ma la storia delle band e degli artisti che hanno fatto la storia della musica passa spesso per una miriade di progetti che non hanno mai visto la luce. Oggi voglio parlarvi degli album mai pubblicati: quelli che sarebbero potuti essere delle perle della storia della musica, ma invece sono rimasti inediti. Le ragioni sono le più svariate: la morte improvvisa di un artista, un cambio di direzione, spesso dettato dalle case discografiche, attriti all’interno delle band, o anche semplicemente la decisione spesso inspiegabile di un’etichetta di non finalizzare la produzione e lasciare i master delle registrazioni a marcire in un archivio. Gli esempi di album mai pubblicati sono davvero tanti, e ognuno porta con sé una storia da raccontare. Ma raccontarle tutte sarebbe impossibile, quindi ve ne propongo una selezione.

Alcuni casi relativamente recenti sono molto famosi, come il presunto album registrato dai Green Day con il titolo di Cigarettes and Valentines nel 2003, i cui nastri sarebbero stati rubati dal loro studio. Invece di registrare tutto da capo, i Green Day avrebbero inciso American Idiot, uscito nel 2004. Il doppio live Verse Chorus Verse che i Nirvana dovevano pubblicare nel 1994 venne invece cancellato dopo la morte di Kurt Cobain. Due anni dopo i Nirvana pubblicarono From the Muddy Banks of the Wishkah, un live che ha diversi punti in comune con il progetto abbandonato. In molti casi, le registrazioni rimaste inedite negli archivi delle case discografiche sono in effetti trapelate sotto forma di bootleg, pubblicazioni non autorizzate, di provenienza misteriosa. È successo per le Dylan/Cash Sessions, registrate nel 1969 da Bob Dylan e Johnny Cash e mai ufficialmente pubblicate, ma uscite su vari bootleg negli anni Settanta.

Nel 1976 John Fogerty registrò un album dal titolo Hoodoo, ma poi abbandonò il progetto dando istruzioni alla casa discografica di distruggere i nastri. Fogerty si sarebbe poi distaccato dalla musica per nove anni, pubblicando un nuovo album solo nel 1985, dal titolo Centerfield. Eppure pubblicazioni non ufficiali dei brani registrati per Hoodoo si sono diffuse in ogni dove.

Altre storie di naufragi discografici

Alcune storie di album inediti che non hanno trovato spazio nella selezione che segue meritano di essere rapidamente raccontate. I Beach Boys, e in particolare Brian Wilson, hanno una storia travagliata per quanto riguarda gli album non pubblicati o non finiti. Adult/Child, ad esempio, prodotto nel 1977, non venne pubblicato dai Beach Boys per divergenze di opinioni all’interno della band. Alcuni brani vennero poi riutilizzati in album successivi, altri invece circolarono in alcuni bootleg non ufficiali che ricostruivano parzialmente la track list di Adult/Child. Anche Human Highway, progetto di Crosby, Stills, Nash & Young naufragato nel 1976, è stato un bacino da cui i singoli artisti hanno attinto per i loro album solisti. Diverse pubblicazioni non ufficiali hanno fatto trapelare le registrazioni. Ma soprattutto Neil Young in anni recenti ha pubblicato gran parte di quei demo su varie raccolte.

Se c’è un artista che possiamo definire prolifico, questo è Prince. È facile immaginare quindi che esistano suoi inediti. Più difficile è pensare che un intero album registrato con i Revolution sia rimasto sugli scaffali. Dream Factory era un doppio lp realizzato nel 1986, ma che non venne pubblicato a causa dello scioglimento dei Revolution. I brani vennero poi inseriti nel progetto di un triplo lp dal titolo Crystal Ball. Ma la Warner Bros non volle pubblicare un triplo. Così molti di quei brani diventano l’album doppio Sign o’ the Times. Esiste comunque un bootleg delle registrazioni originali. Della metà degli anni Novanta è invece il progetto di Personality #9 dei Motley Crue. La band dovette scartare l’album perché costretta dalla casa discografica a richiamare il vecchio cantante Vince Neil. Nel 1996 Personality #9 uscì comunque in una pubblicazione non autorizzata.

Una vicenda abbastanza simile capitò anche ai Van Halen. Nel 1999 la band entrò in studio per lavorare a un album, di cui si vocifera che uno dei possibili titoli fosse Love Again. L’uscita dalla band del cantante Gary Cherone fece però naufragare il progetto e i brani non vennero mai più pubblicati. Il successivo album dei Van Halen vide la luce solo nel 2004, ed era una compilation dal titolo Best of Both Worlds. Pensate che esistono inediti anche degli Who! Dopo il successo di Tommy, Pete Townshend progettava un’altra rock opera, Lifehouse, ambientata in un mondo distopico in cui l’umanità aveva perso ogni indipendenza e libertà ed era controllata da tubi catodici, o valvole. Il rock era visto come un’antica reliquia che alcuni ribelli mantenevano viva, suonandola 24 ore su 24 nella Lifehouse, la casa della vita. Il progetto però prevedeva registrazioni live, interventi attivi da parte del pubblico, inserimento di dati degli spettatori in un computer nel tentativo di generare l’accordo universale perfetto… La band decise di ripiegare su un album più classico, come era Who’s Next del 1971, ma molte canzoni del progetto Lifehouse vennero utilizzate in questo e in album successivi.

Anche i Pink Floyd fecero il passo più lungo della gamba. Dopo il successo di Atom Heart Mother del 1970, lavoravano a un progetto in cui avrebbero rinunciato agli strumenti tradizionali in favore di suoni prodotti da oggetti casalinghi: da qui il titolo provvisorio di Household Objects. Dopo alcune sedute in studio, però, il progetto venne accantonato per tornare a più miti consigli per la realizzazione del successivo Meddle, pubblicato nel 1971. Adam Ant avrebbe dovuto pubblicare un album dal titolo Persuasion nel 1992 con la MCA. La casa discografica però cambiò idea, apparentemente senza dare spiegazioni e rifiutandosi in seguito anche di cedere i diritti delle registrazioni per una pubblicazione da parte di altri. Alcuni bootleg hanno comunque fatto circolare l’album, che non è difficile da trovare online.

Infine, c’è il caso di Warsaw dei Joy Division: l’album sarebbe stato il loro esordio discografico nel 1978, ma la band non era soddisfatta del lavoro di produzione della RCA e il progetto rimase inedito. Ci sarebbero tante altre storie di gioielli musicali che non hanno mai visto una pubblicazione ufficiale, ma di cui fortunatamente possiamo farci un’idea attraverso i bootleg. Ma è arrivato il momento di passare agli album mai pubblicati che ho scelto per voi.

Miles Davis e Jimi Hendrix

Dietro l’incontro fra Miles Davis e Jimi Hendrix ci sono due personaggi fondamentali: Gil Evans, collaboratore di Davis, e Betty Davis, grande musicista funk, seconda moglie di Miles Davis e amica di Jimi Hendrix. Pare sia stata proprio lei a spingere il grande trombettista ad esplorare territori nuovi, mescolando jazz e rock. Miles Davis e Jimi Hendrix parlarono a lungo, tra il 1969 e il 1970, di un progetto insieme che sarebbe stato il seguito di Bitches Brew, album che l’anno prima aveva seminato il germe del jazz rock. Hendrix morì nel 1970, poco prima di entrare in studio con Miles Davis. Non sapremo mai come avrebbe suonato questo connubio tra i due geni musicali. L’album seguente di Davis uscì nel 1972: si intitolava On the Corner e fu un ulteriore passo verso una musica più “aperta” rispetto al jazz canonico. Qui il groove funky faceva da sfondo alle parti improvvisate e soliste di vari strumenti. La tromba veniva spesso filtrata attraverso un wha-wha e la band vedeva tra gli altri Herbie Hancock e Chick Corea alle tastiere e Jack DeJohnette e Don Alias alle batterie. Alla chitarra, al posto di Hendrix, c’era il grande John McLaughlin. Il primo lato del vinile era quasi tutto dedicato a una sorta di suite che comprendeva On the Corner, New York Girl, Thinkin’ One and Doin’ Another e Vote for Miles.

Jimi Hendrix, Black Gold

Ancora Hendrix, perché la sua morte improvvisa e prematura ha lasciato diversi progetti aperti e non realizzati. Quella di Black Gold è però una storia piuttosto incredibile, considerando il tesoro inestimabile, sia economicamente che artisticamente, di cui si parla. Nel 1970, poco prima della sua morte, Hendrix aveva registrato su nastro un demo per un nuovo disco, dal titolo Black Gold. Si trattava di tracce provvisorie di chitarra e voce, che in effetti erano state affidate al batterista Mitch Mitchell perché lavorasse sulla parte ritmica. Dopo la morte di Hendrix, però, Mitchell si dimenticò completamente del nastro, fino a un’intervista del 1992, in cui l’esistenza di quelle registrazioni gli tornò alla mente. Dopo la morte di Mitchell nel 2008, il misterioso nastro passò nelle mani della sorellastra di Jimi, Janie Hendrix, che ne aveva promesso la pubblicazione. Pubblicazione che non è mai ancora avvenuta, incredibilmente aggiungerei. Solo tre brani inclusi in quel nastro sono stati pubblicati: Suddenly November Morning è stata inclusa nell’album West Coast Seattle Boy: The Jimi Hendrix Anthology del 2010, Drifting nella compilation First Rays of the New Rising Sun del 1997 e Machine Gun nel live Band of Gypsys del 1970. Questo è il brano che vi presento nel video, registrato al Fillmore East di New York dai Band of Gypsys, ovvero Jimi Hendrix accompagnato da Billy Cox al basso e Buddy Miles alla batteria.

Judas Priest, Rock Star

Siete fan dei Judas Priest e non avete mai sentito parlare di questo album? Be’, perché in realtà non è stato mai realizzato. Rock Star è un film del 2001 diretto da Stephen Herek. Racconta la storia di un musicista rock amatoriale che viene scelto come cantante della band di cui è fan da sempre. Questa storia è effettivamente ispirata alla vicenda di Tim Ripper Owens, che da cantante di una tribute band dei Judas Priest si ritrova, alla fine degli anni Novanta, ad essere la nuova voce degli stessi Judas Priest. Nel film la band si chiama Steel Dragon, ma è ricalcata sui Judas Priest. Anche molti aneddoti narrati nel film sono presi da situazioni reali, per quanto assurde, accadute nel mondo del rock. La colonna sonora del film doveva essere affidata ai Judas Priest, che però abbandonarono il progetto per divergenze con il produttore. Nello stesso anno, pubblicarono il loro album Demolition, da cui ho estratto la terza traccia Hell is Home, nel video eseguita dal vivo.

Soundgarden, The Final Soundgarden Album

L’improvvisa morte di Chris Cornell nel 2017 è stata un vero e proprio terremoto nella scena rock, e in particolare nel grunge. Il cantante dei Soundgarden, poco prima di morire, aveva completato la registrazione delle voci per sette nuove tracce. La band, dopo un primo scioglimento e l’avvio della carriera solista di Cornell, si era da poco riunita, comparendo in alcuni concerti e avviando un tour mondiale. Le tracce però sono rimaste invischiate in una diatriba legale con la moglie e legittima erede di Cornell per diversi anni. Recentemente pare che le questioni legali siano state appianate e che potrebbe essere prossima la pubblicazione di un album ancora senza titolo, ma in genere chiamato dai membri della band “l’album finale dei Soundgarden”. Non ci sono però ancora notizie ufficiali in merito, quindi l’album è a tutti gli effetti ancora inedito. Nel video, un’esecuzione dal vivo di Jesus Christ Pose, originariamente inclusa nell’album Badmotorfinger del 1991. Il video è tratto da un DVD pubblicato nel 2019 con il titolo Live from the Artists Den, dove viene riproposto un concerto dei Soundgarden del 2013, dal tour promozionale per l’ultimo album ufficiale in studio King Animal, pubblicato nel 2012.

Paul McCartney, Cold Cuts

Quale mente contorta potrebbe mai immaginare che possa esistere un album di Paul McCartney che non è mai stato pubblicato? Eppure, il progetto di una pubblicazione che includesse le tracce escluse dagli album dei Wings venne abortito ben quattro volte: nel 1974, nel 1978, nel 1981 e definitivamente nel 1987. L’album doveva intitolarsi Cold Cuts o, alternativamente Hot Kidz/Kold Kutz. Ad ogni nuova ripresa del progetto i brani venivano cambiati, aggiungendo tracce registrate da McCartney dopo il periodo dei Wings. E ogni volta che il progetto veniva abbandonato, alcune registrazioni trapelavano in bootleg. Due dei brani previsti nell’ultimo tentativo di mettere insieme l’album vennero pubblicati da Linda McCartney in Wide Prairie del 1998, dopo aver eliminato le tracce vocali di Paul McCartney. Alcuni altri brani comparvero come B-sides di singoli o in alcune colonne sonore. È il caso di My Carnival, pubblicata nel 1985 come lato B del singolo Spies Like Us, colonna sonora del film Spie come noi, ma registrata a New Orleans nel 1975. E l’influenza dell’ambiente di New Orleans è ben presente, sia nella musica che nel video.

Jeff Beck, The Motown Album

Nel 1970 Jeff Beck decise che doveva fare un album rock con una base di sound motown. La soluzione era andare a registrare nei mitici studi della Motown Records a Detroit. E così fece: si portò il batterista rock Cozy Powell e fece delle session con musicisti della band residente Funk Brothers. Ne vennero fuori una decina di tracce, ma Jeff Beck rimase scioccato dall’atmosfera di catena di produzione degli studi: una fabbrica della musica i cui gli operai non sembravano aver mai ascoltato nulla che non fosse motown. Tornò a casa con i nastri ancora non mixati e i brani non videro mai la luce. Nel 1971 pubblicò invece Rough and Ready con il Jeff Beck Group. Got the Feeling era la traccia di apertura, nel video eseguita live nel 1972 in uno studio televisivo.

Duff McKagan, Beautiful Disease

Beautiful Disease doveva essere il secondo album di Duff McKagan, ex bassista dei Guns’n’Roses. Nel 1999 l’album era registrato, mixato, stampato con tanto di copertina, insomma pronto per la distribuzione. Ma la Geffen Records che doveva pubblicarlo finì nel vortice della fusione tra Polygram e Universal. Il risultato fu che alcuni artisti, tra cui Duff McKagan, vennero abbandonati dalla casa discografica. Il tour promozionale andò comunque avanti, con la creazione di un album live dal titolo Episode 1999: Live, pubblicato sotto il nome di Loaded, che la band si diede solo per questo album. Nel live compaiono sei dei brani che dovevano comporre l’album originale. La seconda traccia di Beatiful Disease era Who’s to Blame.

Morrissey, Bonfire of Teenagers

Registrato fra il 2020 e il 2021, Bonfire of Teenagers non vide mai la luce, a causa della rottura fra Morrissey e la Capitol Records, che inizialmente trattenne i diritti sull’album nonostante non fosse intenzionata a pubblicarlo. Morrissey ha riacquisito i diritti dell’album nel 2024, ma ad oggi Bonfire of Teenagers rimane un album inedito. La produzione vede oltretutto anche la partecipazione di ospiti d’eccezione, come Iggy Pop, Chad Smith e Flea. Diversi brani inclusi nell’album sono stati eseguiti però dal vivo. E un brano, Rebels Without Applause, era stato inizialmente pubblicato come singolo nel 2022.

Lemmy Kilmister, False Teeth for the Deaf

L’album solista di Lemmy è atteso da molti anni, dato che lo stesso bassista di Hawkwind e Motorhead ne ha dato l’annuncio prima nel 2004 e poi nel 2011, rivelando partecipazioni del calibro di Damned, Dave Grohl, Joan Jett e altri nomi di tutto rispetto. Lemmy, in un’intervista, aveva anche indicato il titolo: False Teeth for the Deaf. Ad oggi non si sa che fine abbiano fatto queste registrazioni e dobbiamo accontentarci della prolifica produzione dei Motorhead. Dal loro album live Clean Your Clock, uscito nel 2016, è tratta questa versione di Overkill.

Bruce Springsteen and the E Street Band, Electric Nebraska

Dopo il successo di The River e del conseguente tour promozionale, Bruce Springsteen registrò un demo di 15 brani e lo portò in studio per inciderlo con la sua band, la E Street Band. Alla fine, però, le registrazioni con la band vennero scartate a favore di una versione più acustica e intimista dei brani, praticamente ripresi dal demo iniziale con qualche sovraincisione aggiunta. L’album Nebraska uscì quindi nel 1982 con dieci di quei 15 brani in versione acustica. Per questo ci si riferisce all’album mai pubblicato come Electric Nebraska. Altri brani vennero inclusi nell’album del 1984 Born in the U.S.A., questa volta con tutta la band. Altri due brani vennero scartati e mai pubblicati. Tra questi Losin’ Kind, di cui esiste solo la versione del demo, mai ufficialmente pubblicata. Tra i brani inclusi in Born in the U.S.A. c’era anche Glory Days.

 

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