Gli inglesi preparano il governo tecnico per un’Italia allineata all’Uk

Aprile 7, 2025 - 16:06
Aprile 7, 2025 - 16:16
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Gli inglesi preparano il governo tecnico per un’Italia allineata all’Uk

di Silvano Danesi * –

Oggi, con l’arrivo di Sua Maestà Carlo III, inizia un confronto a distanza dell’Inghilterra con gli Stati Uniti per stabilire chi ha la leadership nel Bel Paese. In ballo c’è la continuità del governo Meloni o un inciucio per un governo tecnico che guidi il Paese fino alle elezioni e a quelle del nuovo presidente della Repubblica: anglo-franco-tedesco o americano? Far cadere il governo Meloni è il primo passo di una lunga via per condizionare l’elezione dell’inquilino del Quirinale e per evitare che l’Italia abbia un ruolo di leadership in Europa.
Credere alle coincidenze in tema di diplomazia e di politica internazionale è davvero ingenuità imperdonabile: Carlo III giunge in Italia a pochi giorni dall’arrivo del vice presidente degli Stati Uniti JD Vance.
L’aspetto simbolico è impressionante. Ne accenno prima di parlare dell’aspetto politico.
Carlo III è il rappresentante di dinastie europee colonialiste, imperialiste e morenti. JD Vance è l’uomo dei grandi laghi, della praterie, della paludi, degli Appalachi, della via della ruggine (“Rust Belt”, Cintura della ruggine), di un’America che vuole lavorare e vivere e che rifiuta le logiche di un’Europa giunta al capolinea e che tenta con ogni mezzo di resistere al declino, anzi, alla fine. Un’Europa ultimo baluardo delle idiozie woke e green inventate sulla costa californiana anglosassone, influenzata dalla lunga mano degli inglesi.
La storia si ripete. In quanto maestra di vita rimane inascoltata e allora si ripresenta.
Quando l’Italia fascista, alleata di Hitler, perse la guerra (non la vinse con gli Alleati, sia chiaro), gli inglesi, bontà loro, ci volevano sudditi dei Savoia (Umberto II), popolo di contadini, pastori e allevatori e portaerei Uk nel Mediterraneo. Gli americani non furono d’accordo, scelsero la formula repubblicana, mandarono in esilio il “Re di Maggio” e attuarono il piano Marshall, restituendo all’Italia dignità, sviluppo, capacità di essere una potenza economica mondiale. Ovviamente ci chiesero di essere alleati fedeli e, dati i trascorsi, si assicurarono della fedeltà con basi di vario genere e specie e con una Sicilia formalmente italiana e, di fatto, Usa.
Gli inglesi, che l’Italia risorgimentale l’hanno fatta, in barba ai francesi e al Vaticano, hanno continuato e continuano a ritenerla cosa loro.
Dietro la favola della solidarietà anglosassone, Uk e Usa si sono sempre combattute per il dominio territoriale e geopolitico e l’Italia, in questo contesto, data la sua posizione sul Mediterraneo, è sempre stata oggetto di contesa territoriale.
Lo è anche oggi ed è in questo quadro che vanno inserite le visite di Sua maestà Carlo III e dell’uomo degli Appalachi Usa J.D.Vance, self made man, intellettuale, marine, probabile prossimo presidente degli Stati Uniti, il quale ha spiegato a chiare lettere a Monaco, poche settimana or sono, che “la principale minaccia all’Europa non è la Russia né la Cina, ma proviene da dentro, dall’aver dimenticato alcuni valori fondamentali”.
Il cancro è interno e gli inglesi non ne sono esclusi.
L’Europa delle monarchie, con in testa gli inglesi, e la finanza dei Rotschild, che ha come esponente il napoleonino Macron, trattata a pesci in faccia dagli Usa di Donald Trump, cerca disperatamente spazio al sole.
In Francia si impedisce di essere votata alla Le Pen. In Romania si impedisce di essere candidato a un esponente politico sgradito. Ora tocca all’Italia, che può svolgere un ruolo strategico nel Mediterraneo, ma che non è governata da un kombinat politico asservito agli interessi anglo francesi. La Germania, per ora, è fuori gioco, avvolta nelle sue contraddizioni.
Virgilio Ilari, storico militare ci ricorda il cambio di regime avvenuto in Italia negli anni Novanta, “con il paradossale trasferimento dal proconsolato americano dal vecchio partito atlantista agli eredi del partito filosovietico”.
Sarebbe meglio dire che dal 1992, con la decisione di svendere l’Italia presa sul Britannia e con Mani Pulite, si è distrutto il vecchio apparato politico postbellico e si è dato il potere alla composizione ulivista (Prodi-D’Alema), ossia ai democratici cristiani di sinistra e agli ex comunisti.
Nel 2011, dopo che Silvio Berlusconi aveva messo di lato la sinistra, l’asse franco tedesco, ha imposto il governo tecnico di Mario Monti.
Di ribaltoni ne abbiamo visti molti e ora che in Italia governa un esecutivo frutto di un’alleanza di centro destra ci risiamo, perché Giorgia Meloni è scomoda per le intemerate inglesi, francesi e della baronessa Ursula von der Leyen, in netto contrasto con la politica internazionale degli Usa.
Comunque sia gli inglesi ci provano. E’ dai tempi di Garibaldi che ritengono il Bel Paese cosa loro.
Tutto pronto dunque per lo storico viaggio in Italia di re Carlo e Camilla, attesi nel nostro Paese per la prima volta dopo l’incoronazione dal oggi al 10 aprile prossimi.
Due le tappe previste nella visita dei reali: si tratta di Roma e Ravenna, dopo la cancellazione dell’appuntamento in Vaticano per le precarie condizioni di salute di Papa Francesco. Un viaggio simbolico e importante, che celebra un legame già solido tra Londra e Roma e che il sovrano compie, allo stesso tempo, nelle vesti di capo di Stato a Roma, al punto che re Carlo sarà il primo monarca britannico a rivolgersi a una sessione congiunta del Parlamento italiano, e come capo della Chiesa d’Inghilterra.
Aggiungiamo come capo della Massoneria (oggi in delega al duca di Kent), guarda caso appena liberatasi dal Rito Scozzese americano: guarda caso, proprio in questi giorni, vi è la cacciata dal Grande Oriente del Rito Scozzese Antico ed Accettato, che è in stretta relazione con gli Usa, mentre il Goi è legittimato dall’Inghilterra.
Il 9 aprile sarà, come da programma, la giornata dedicata alle istituzioni e ai rapporti bilaterali tra Regno Unito e Italia. La visita di Stato ha in programma gli incontri con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il re e la regina deporranno una corona di fiori sulla tomba del Milite Ignoto, prima dell’intervento di Carlo III a Montecitorio e di un banchetto di Stato al Palazzo del Quirinale.
Poi un momento di simbolica celebrazione degli interessi comuni in materia di difesa con il sorvolo congiunto su Roma della pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare italiana, le Frecce Tricolori, e della squadra acrobatica della Royal Air Force, le Red Arrows.
I simboli contano più delle parole. Inutile sottolineare la simbologia di questo sorvolo.
Spazio anche all’impegno per la sostenibilità (leggasi green). Il segretario britannico degli Esteri David Lammy presiederà infatti una tavola rotonda sulle catene di approvvigionamento nel settore dell’energia pulita con diversi leader aziendali e personalità del settore, alla quale il re si unirà per ascoltare un resoconto delle discussioni. Il 10 aprile la conclusione del viaggio a Ravenna, nell’Emilia Romagna rossa, in un comune gestito dal Pd.
Re Carlo e Camilla prenderanno parte a un festival per la celebrazione della cucina tradizionale dell’Emilia-Romagna e i prodotti di eccellenza della regione. Poi la visita alla tomba di Dante e al Museo Byron. Infine, il ricevimento ospitato presso il Municipio per l’80esimo anniversario della Liberazione della provincia dall’occupazione nazi-fascista da parte delle Forze Alleate.
La liberazione di Ravenna dai nazisti fu un evento cruciale nella campagna di liberazione del nord Italia, conseguita dall’alleanza degli inglesi e dai partigiani italiani. L’operazione fu condotta principalmente dalla 8ª Armata britannica, supportata da reparti del Gruppo di Combattimento “Friuli” dell’Esercito Italiano combelligerante e dalle brigate partigiane locali, in particolare quelle della 28ª Brigata Garibaldi.
La liberazione di Ravenna è ricordata come un momento di grande significato storico e simbolico, segnando la fine dell’occupazione nazista e il contributo fondamentale della Resistenza nella riconquista della libertà.
Il significato della visita di Carlo III è chiaro: la liberazione è frutto dell’alleanza tra inglesi, esercito italiano divenuto combelligerante e Brigata Garibaldi. Come dire: siamo stati alleati allora con la Brigata Garibaldi e lo saremo ora in versione inglesi e Pd.

Annuncio di alleanza e di sfratto per Giorgia Meloni? Ma i conti si devono fare con gli Usa.
La visita del vicepresidente americano dovrebbe avvenire tra il 18 e il 20 aprile. I diplomatici americani hanno chiesto alle controparti italiane di coordinare un incontro con la premier Giorgia Meloni, che da tempo ha adottato una posizione più conciliante con l’amministrazione Trump rispetto ai suoi omologhi europei. Un incontro importante.
Vance è uno degli esponenti dell’amministrazione americana più critici verso i Paesi europei. Il suo viaggio, il terzo in Europa, rappresenterebbe quindi una vittoria diplomatica per Meloni nel suo difficile tentativo di mediatrice europea nella relazione transatlantica. Anche se la premier è ancora in attesa di un invito alla Casa Bianca.
In un’intervista al Financial Times, Meloni si era detta d’accordo con il vicepresidente americano, perché come lei sostiene “da anni” l’Europa “si è un po’ persa” e aveva liquidato come “infantile” e “superficiale” l’idea che l’Italia dovrà scegliere tra Washington e Bruxelles, ricordando comunque che gli Stati Uniti sono il «primo alleato».
Il programma della visita, ancora in fase di definizione, prevede che Vance arrivi a Roma il 18 aprile (Venerdì Santo) e riparta il 20 aprile (Domenica di Pasqua). Oltre all’incontro con Meloni, si parla di una possibile richiesta di udienza con Papa Francesco, anche se ciò dipenderà dalle condizioni di salute del Pontefice. La scelta delle date pasquali sembra riflettere sia impegni istituzionali che il credo cattolico di Vance, battezzato nel 2019. Non è escluso che il viaggio possa includere anche colloqui con altri membri del governo italiano, come i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, con cui Vance ha già avuto contatti.
Non pare prevista una visita al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, anche se non è da escludere. Non è difficile pensare che gli incontri di JD Vance si muoveranno in risposta a quelli del sovrano inglese. Trump probabilmente guarda all’Italia per il suo possibile ruolo nel Mediterraneo, in Medio oriente e in Africa.
L’ambasciatore in Italia, Tilman J. Fertitta, è un miliardario americano di origini siciliane nominato da Trump il 22 dicembre 2024. Fertitta è un amico di Trump e ha contribuito alla sua campagna elettorale.
Una presenza significativa per i rapporti tra Trump e l’Italia è Guido George Lombardi, un immobiliarista italo-americano che vive nella Trump Tower a New York ed è noto per essere un amico personale di Trump. Lombardi, originario dell’Italia, si è trasferito negli Stati Uniti negli anni ’70 ed è diventato una figura vicina al presidente durante la sua carriera politica. Durante la campagna elettorale del 2016, ha avuto un ruolo nel connettere Trump con esponenti della destra europea, inclusi politici italiani, e si è spesso presentato come un punto di contatto tra Trump e l’Italia.
Recentemente, Lombardi è stato presente a eventi significativi, come l’incontro tra Trump e il premier italiano Giorgia Meloni a Mar-a-Lago nel gennaio 2025, dove ha accolto Meloni e ha partecipato ai colloqui, evidenziando il suo legame con entrambi i leader.
Vedremo dalle dichiarazioni, dagli incontri, dai gesti simbolici cosa si sta preparando in questa Pasqua 2025: il rafforzamento di Giorgia Meloni come leader europea in sintonia con gli Usa e sostenuto senza mezzi termini da Washington o la sua messa da parte con uno sgambetto inglese-Pd in preparazione.
Il ventre molle del governo non è difficile da identificare. Vedremo se il ventre produrrà sgambetti o se continuerà a fare da sostegno alla leadership di Giorgia Meloni. Tutti i nodi vengono al pettine e anche le alleanze, palesi o nascoste che siano.

* Articolo in mediapartnership con Nuovo Giornale Nazionale.

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