Il decreto sicurezza è “un disegno estremamente pericoloso di repressione”

È una denuncia durissima quella di 258 giuristi e costituzionalisti, tra i quali alcuni ex presidenti e vicepresidenti della corte costituzionale, contro il decreto sicurezza del governo. I giuristi contestano in modo asperrimo sia la scelta di procedere per decreto, sia il merito del decreto, sia le politiche autoritarie che il governo sta conducendo in vari campi. Non si tratta di uno dei tanti appelli di qualche gruppo politico che si fa forte della firma di alcuni intellettuali. È un vero e proprio argomentato j’accuse che proviene da un numero molto grande di operatori del diritto massimamente qualificati. Di orientamento politico diverso, non legati ai partiti, uniti dalla consapevolezza che l’Italia sta attraversando un momento molto difficile e che rischia di scivolare verso una curva autoritaria. I giuristi che firmano l’appello dichiarano in modo inequivocabile, innanzitutto, che il decreto è incostituzionale. E spiegano in modo chiarissimo il perché.
Poi entrano nel merito e sostengono che “si tratta di un disegno estremamente pericoloso di repressione di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica. Ed è motivo di ulteriore preoccupazione il fatto che questo disegno si realizzi attraverso un ragionevole aumento qualitativo e quantitativo delle sanzioni penali che – in quanto tali – sconsiglierebbe il ricorso alla decretazione d’urgenza, dal momento che il principio di colpevolezza richiede che chi compie un atto debba poter sapere in anticipo se esso è punibile come reato mentre, al contrario, l’immediata entrata in vigore di un decreto-legge ne impedisce la preventiva conoscibilità”.
Infine esprimono un giudizio drammatico sulle politiche del governo: “Il filo che lega il metodo e il merito di questo nuovo intervento normativo rende esplicito un disegno complessivo, che tradisce un’impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, non episodica od occasionale ma mirante a farsi sistema, a governare con la paura invece di governare la paura”. Il 25 aprile è passato. Le polemiche si sono spente. Fascismo, antifascismo, Resistenza, Calamandrei. Va bene: sobrietà. Però il rischio per la tenuta della democrazia è chiaramente aperto.
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