Inchiesta corruzione, gli imprenditori Amico, Vianello e Moncada scelgono di patteggiare: 150mila euro di risarcimenti a Regione Liguria per il danno di immagine


Genova. La procura di Genova chiude il filone d’inchiesta sulla corruzione con ulteriori tre accordi di patteggiamento e una richiesta di messa alla prova.
Si tratta della parte della maxi inchiesta che ha già portato a dicembre 2024 al patteggiamento per corruzione dell’ex governatore della Liguria Giovanni Toti (che sta svolgendo i lavori socialmente utili), dell’ex presidente dell’autorità portuale, Paolo Signorini e dell’imprenditore Aldo Spinelli.
A chiedere di patteggiare sono l’ex manager di Esselunga Francesco Moncada (1 anno di reclusione, pena convertita in una maxi-sanzione pecuniaria), l’imprenditore Alberto Amico titolare dell’omonima azienda di cantieri navali (1 anno e due mesi) e l’imprenditore ed ex presidente dell’Ente bacini Mauro Vianello (1 anni e 4 mesi). A scegliere la messa alla prova invece è stato il patron di Primocanale Maurizio Rossi. Gli accordi tra i Pm Federico Manotti e Luca Monteverde e i difensori degli imputati sono stati inviati al giudice per le indagini preliminari Alberto Lippini che fisserà l’udienza in cui saranno discussi e poi ‘validati’ con la sentenza.
L’unico a non aver ancora scelto, ma potrà farlo in fase di udienza preliminare dopo la richiesta di rinvio a giudizio, è Matteo Cozzani, ex capo di gabinetto di Giovanni Toti accusato di corruzione e finanziamento illecito e sotto accusa anche da parte della procura della Spezia. A breve la procura genovese chiuderà l’indagine nel suo complesso che riguarda anche i presunti casi di corruzione elettorale che coinvolgono una ventina di imputati collegati alla comunità dei ‘riesini’.
L’ex manager di Esselunga convertirà la pena in una maxi multa
L’ex manager di Esselunga Francesco Moncada, difeso da Paola Severino, ha chiesto di patteggiare una pena pari a 1 anno di reclusione che in base alla legge Cartabia ha deciso di convertire in una maxi-multa da oltre 200mila euro. Oltre alla pena dovrà pagare ulteriori 50mila euro di danno di immagine alla Regione Liguria e 10mila euro da restituire allo Stato come ‘prezzo’ della corruzione. Moncada era accusato di corruzione e finanziamento illecito per la vicenda degli spot del comitato Toti fatti pagare attraverso la società Esselunga (estranea alla vicenda) in cambio di facilitazioni per l’apertura del nuovo supermercato di Sestri ponente. In tutto l’ex manager, se il gip darà il via libera all’accordo, restituirà quindi agli enti pubblici 260mila euro.
Alberto Amico risarcisce la Regione per 100mila euro
Per Alberto Amico, assistito da Giuseppe Sciacchitano, l’accordo sul patteggiamento prevede una pena di un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa) con il versamento – già effettuato – di 100mila euro alla Regione Liguria come risarcimento per il danno di immagine e di 90mila euro di restituzione del ‘prezzo’ della corruzione. Per lo stesso capo di imputazione ha già patteggiato l’ex governatore Giovanni Toti nell’accordo di fine dicembre. Secondo quando accertato dalla guardia di finanza Amico avrebbe versato al comitato Toti in diverse tranches – alcune schermate attraverso famigliari o sottoposti nell’azienda – un totale di 91mila euro in cambio di facilitazioni per alcune pratiche di interesse della sua azienda.
Vianello e le spese per il matrimonio della figlia di Signorini
Mauro Vianello, ex presidente dell’Ente Bacini e socio dell’azienda Santa Barbara, assistito dall’avvocato Paolo Costa, si è accordato con i pm per patteggiare la pena di un anno e 4 mesi di reclusione (pena sospesa) e restituire allo Stato 20mila euro, il cosiddetto ‘prezzo’ della corruzione nei confronti dell’ex presidente del porto Paolo Signorini. Secondo l’accusa Vianello in cambio di un provvedimento che disponeva l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni del servizio integrativo della Società Santa Barbara in porto, avrebbe ricevuto la disponibilità di un’autovettura di proprietà di Vianello per raggiungere e rientrare da Montecarlo per due giorni ad aprile, un Apple Watch da regalare, 6.600 euro per il banchetto di nozze della figlia e ulteriori pagamenti per un totale di 18mila euro alla società che si occupava del banchetto di nozze della figlia (uno di questi due assegni non è stato però mai versato).
Per Maurizio Rossi 20mila euro in beneficienza e la messa alla prova
Come avevamo anticipato in questo articolo l’editore di Primocanale Maurizio Rossi, indagato per finanziamento illecito ai partiti per gli spot elettorali proiettati sul maxischermo del grattacielo di piazza Dante, ha chiesto di poter ottenere la messa alla prova. Rossi, difeso dall’avvocato Nicola Scodnik, era stato iscritto nel registro degli indagati anche per il reato di corruzione, ma su questo reato la Procura non ha trovato poi alcun riscontro e questo capo di imputazione è caduto. La messa alla prova consente di sospendere il procedimento penale “per reati di minore allarme sociale in cambio di un programma di trattamento che prevede come attività obbligatoria e gratuita, l’esecuzione di un lavoro di pubblica utilità in favore della collettività presso un ente o un associazione”, un po’ come i lavori socialmente utili di Toti. Rossi inoltre verserà 20mila euro in beneficienza all’ospedale Gaslini di Genova.
Se il programma di messa alla prova, che sarà stabilito dall’Uepe, sarà rispettato alla fine del periodo l’imprenditore otterrà l’estinzione del reato. Se invece si verificassero problemi o inadempienze il procedimento, che nel frattempo rimane sospeso così come la prescrizione, ritornerà in piedi fino alla richiesta di rinvio a giudizio.
Qual è la tua reazione?






