Kombucha, ma con stile: come usare in cucina l’ingrediente del momento e stupire tutti (anche a cena)

Come usare la kombucha con stile anche in cucina: un ingrediente di tendenza che unisce gusto, benessere e creatività, per sorprendere a cena in modo originale.
Avrai sicuramente assaggiato qualcosa che ti ha fatto dubitare di quello che stavi realmente mangiando o bevendo. La kombucha è una di quelle cose. Ti sembra tè, ma poi ti colpisce con quel gusto un po’ frizzante, quasi un incrocio tra una bibita e un drink. Da un po’ la trovi ovunque, nei frigo dei bar healthy, nei menu dei ristoranti cool, anche nei supermercati più normali. Ma cos’ha di così speciale? Noi di Sfilate.it ci siamo chiesti la stessa cosa, soprattutto perché ora la stanno usando anche in cucina, e non solo per berla tra una sessione di yoga e l’altra.
La kombucha nasce da lontano. C’è chi dice dalla Cina, chi dalla Russia. Però il suo boom recente è difficile da ignorare. Celebrities che la bevono al posto dello champagne, chef stellati che la spruzzano sui piatti come fosse aceto balsamico, fan del wellness che l’elisir di lunga vita. E in effetti ha una serie di effetti niente male: aiuta a digerire, dà un po’ di sprint e qualcuno giura che pulisca anche l’organismo. Ma ok, prima di lasciarci prendere troppo, facciamo un passo indietro. Perché ora tutti parlano di kombucha? E soprattutto, possiamo usarla davvero anche in cucina senza fare disastri?
Dalla bottiglia al piatto: perché la kombucha funziona anche a tavola
C’è qualcosa di buffo nella storia della kombucha. Come dicevamo, nessuno sa davvero da dove venga con certezza, ma tutti si sono messi d’accordo sul fatto che abbia un passato affascinante. Si pensa sia nata in Manciuria, quella zona a nord della Cina, vicino al mare di Bohai. Da lì, piano piano, ha cominciato a viaggiare, prima verso la Russia – dove pare fosse considerata quasi una medicina casalinga – e poi giù, fino a noi. In Giappone invece il nome “kombucha” significa tutt’altro: lì è il tè alle alghe, che non ha niente a che vedere con il nostro amico frizzante. Però qualcuno, nel caos delle traduzioni, ha fatto confusione, ha preso il nome sbagliato, e ce lo siamo tenuti così.
Ti sarà capitato di vederla in bottiglie eleganti con etichette minimal, esposte come se fossero vino naturale. Oppure magari l’hai assaggiata senza sapere bene cosa fosse, in un brunch con piatti troppo belli per essere veri. La kombucha non è solo una moda lanciata dalle celebrity o da chi vive di yoga e detox, però, anche in cucina è oro.
Pensa a una vinaigrette per un’insalata con verdure un po’ amare, tipo radicchio o cavolo cappuccio. Al posto del solito aceto, ci metti un po’ di kombucha allo zenzero. Il risultato è fresco, leggero, ma con un twist che non ti aspetti. Oppure usala per marinare il tofu, o del pesce bianco. Alcuni chef la usano per sfumare le verdure in padella, tipo con cipolle rosse o carote, dove l’acidità aiuta a bilanciare la dolcezza. E se ti sembra già tanto, aspetta, perché si può usare pure nei dolci. Tipo in sorbetti alla frutta, dove dà freschezza e una nota frizzantina, o in gelatine servite con formaggi stagionati.
Ora, se ti stai chiedendo quale kombucha prendere per fare queste magie in cucina, la risposta non è una sola. Ci sono mille gusti in giro. Zenzero e limone è una garanzia, ma anche ibisco, mela, frutti rossi o persino lavanda hanno il loro perché. L’importante è scegliere qualcosa di equilibrato, non troppo zuccherato e con un aroma che ti piace davvero. Puoi trovarla nei supermercati bio, online o anche in certe enoteche che iniziano a trattarla come una nuova bollicina alternativa.
Alla fine, la puoi usare per dare un tocco in più, per fare un figurone a cena o anche solo per divertirti a provare qualcosa di nuovo. E in fondo è questo che rende la cucina interessante, no? Sperimentare, sbagliare ogni tanto, trovare combinazioni che ti sorprendono. E se nel frattempo fai anche bene al tuo stomaco, tanto meglio.
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