La couture offre meraviglie notturne, ma di giorno? Oggi le donne più ricche del mondo non sanno come vestirsi. Che prendano esempio da una maestra di stile come Jackie Kennedy

Aprile 30, 2025 - 01:30
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La couture offre meraviglie notturne, ma di giorno? Oggi le donne più ricche del mondo non sanno come vestirsi. Che prendano esempio da una maestra di stile come Jackie Kennedy

Un mio amico, frequentatore assiduo di eventi dove l’arte contemporanea fa da scusa per esibire patrimoni liquidi, mi racconta di gruppi WhatsApp segretissimi, in cui sceicche, mogli di plutocrati e manager dallo stipendio a otto zeri si scambiano ansiosamente messaggi la sera prima sul “che cosa ti metti domani”. Non per insicurezza, ma per il timore di un passo falso insostenibile per chi non ammette errori.

Annodare il foulard in testa, come Jackie Kennedy (e le star che la copiano)

Chat dove scorrono conversazioni del tipo:

Sheikha Fatima: «Domani tutte all ’inaugurazione di Art Basel. Idee su che cosa indossare alle nove del mattino? Pellicce fuori discussione, ovvio».
Lady Catherine: «Che ne dite di Prada? Ho acquistato una camicetta divina».
Emerenziana Rossi di Lanzi-Chenecchi: «Oh no, proprio ieri ho preso la stessa! Non possiamo rischiare di fare le gemelle».
Madame Dubois: «Allora, Armani? Ho visto un blazer perfetto».
Sheikha Fatima: «Eh no! Anch’io. Gusti troppo simili».
Lady Catherine: «Forse un cardigan di Loro Piana?»
Emerenziana Rossi di Lanzi-Chenecchi: «Ok, ma assicuriamoci di scegliere colori diversi. Non vorrei un incidente come l ’ultima volta…»

Per molte signore che partecipano a eventi come Art Basel o la Biennale di Venezia, l’eleganza è d’obbligo fin dal mattino e la scelta dell’outfit è questione di diplomazia. Il problema, ovvio, non è il denaro, ma la mancanza di capi che regolino la vita perfino di chi può acquistare ciò che desidera. Così, quelle signore, finiscono tutte per presentarsi con la stessa camicetta di Prada, lo stesso blazer di Armani, lo stesso cardigan di Loro Piana. Vuoi mettere il dramma del twinning, ovvero l’incubo di trovarsi al medesimo evento con l’identico abito in seta di Hermès?

L’attrice Amy Adams negli eleganti panni di una ricca mercante d’arte – Susan – nel film “Animali notturni” di Tom Ford (2016).

Cosa indossano di giorno le socialite?

Le donne più ricche del mondo, che possono avere guardaroba il cui valore supera il Pil di un piccolo Stato, non sanno che cosa mettersi di giorno. La couture offre loro meraviglie notturne pensate per danzare valzer che nessuno balla più. Non che questi siano i grandi problemi della vita, visto che riguarda l’uno per cento della popolazione mondiale, ma questo mini dramma riflette in modo eclatante la distanza crescente tra la moda e la realtà. È come se la cliente ideale fosse la cover girl di un magazine patinato e non una donna che deve vestirsi per entrare in una fiera d’arte. Insomma, anche le miliardarie sono vittime di un sistema che trasforma lo sfarzo in qualcosa di sempre più spettacolare e sempre meno utile.

A Parigi, durante la Haute Couture, ho visto abiti che facevano invidia alle armature di Iron Man. «Dove lo indosso?», ha sbottato una mia amica, ceo in Svizzera, fissando un vestito con ali di organza. «A Zurigo, sembrerei un incidente in una fabbrica di decorazioni natalizie».

Farah Diba frangia a tendina

Farah Diba, 26 ottobre 1959. (Photo by Keystone-France/Gamma-Keystone via Getty Images)

Dall’eleganza esclusiva all’omologazione

Il punto è che le signore di cui sopra non sono in cerca di un abbigliamento di massa, ma di qualcosa che faccia sentire la loro condizione unica e irripetibile, come un’opera di Rothko sopra un camino di marmo rosa antico. Ma la moda non parla più la loro lingua.

Le lettrici boomer ricorderanno che c’era un tempo in cui il giorno aveva una sua eleganza distinta: Jackie Kennedy non si sarebbe mai sognata di apparire a un evento diurno senza un tailleur perfettamente calibrato; è memorabile la foto dell’ex imperatrice dell’Iran Farah Diba in fuga dalla rivoluzione in cappotto Valentino.

pantaloni bianchi_Jackie Onassis

Jackie Onassis Kennedy con una giacca stile safari su pantaloni hipster svasati e dolcevita a costine. (Foto di Ted West/Getty Images)

Oggi, invece, anche chi può permettersi l’abbigliamento più esclusivo finisce per comprare gli stessi pezzi safe delle altre. Può farci sorridere, ma il loro disagio è un sintomo dei tempi: l’esclusività si è omologata, la stratosfera dello stile s’ispira a Icaro, alla mitologia sottomarina, alla Venezia del ’700, ma non alla quotidianità di chi mangia tartine al caviale con la nonchalance con cui altri addentano un tramezzino in stazione. Il risultato è un guardaroba diviso: metà prêt-àporter invisibile ai radar del gossip, metà abiti da red carpet usciti da Barbie e il castello di diamanti.

Invece di rifugiarci nel cardigan condiviso, sarebbe il momento di riscoprire un lusso più realistico che non sia solo fantasia al galoppo, ma dialogo con la vita. Anche di chi non prende mai la metropolitana.

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