La Ro-Ro Grande Brasile e la mancata attuazione delle norme Ue sulla demolizione delle navi

Aprile 24, 2025 - 03:30
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La Ro-Ro Grande Brasile e la mancata attuazione delle norme Ue sulla demolizione delle navi

La Ro-Ro Grande Brasile, di circa 57.000 tonnellate di stazza lorda, lunga 214 metri, attualmente battente bandiera maltese e appartenente al Grimaldi Group che, ricordiamo, subì un devastante incendio nel febbraio scorso mentre navigava nel Canale della Manica lungo e diretta dal Nord Europa verso il West Africa, naviga adesso al rimorchio dell’Eraclea verso la sua ultima destinazione: Aliaga, cantiere di demolizione navale che si trova in Turchia.

Fin qui la notizia, alla quale riteniamo opportuno aggiungere qualche piccola riflessione. Facciamo un piccolo (o grande?) passo indietro nel tempo, per ripercorrere la baldanza col quale il Parlamento europeo approvò nuove norme comunitarie – Regolamento quadro UE 1257/2013 – per porre fine alla pratica dell’arenamento sulle spiagge dei paesi emergenti per rottamare le vecchie navi e per assicurare che queste siano invece riciclate in impianti riconosciuti a livello della stessa Unione Europea.

In forza di tale Regolamento comunitario, quindi, tutti gli Stati devono (o dovrebbero) dotarsi di cantieri navali riconosciuti e certificati per procedere alla demolizione navale: questo principio vale tanto per le navi mercantili, tanto per quelle militari.

Dalla Relazione Speciale n° 6/2025 della Corte dei Conti Ue traiamo la notizia inerente alle criticità sorte nella applicazione della normativa sul riciclaggio delle navi; in particolare si segnala come gli armatori possono eludere tale obbligo, sostituendo la bandiera dello Stato membro dell’UE con la bandiera di uno Stato non-UE prima di procedere alla demolizione vera e propria delle navi poste fuori i circuiti commerciali per vetustà

Ricordiamo che nel 2022 il 14,2 % della flotta mondiale batteva bandiera di uno Stato membro dell’Ue, ma solo il 6,1 % delle navi a fine vita batteva bandiera di uno Stato dell’Ue, per motivi che è facile immaginare.

A questo punto sorge spontanea una domanda: può una nave battente bandiera di uno Stato dell’Ue (come Malta) essere destinata alla demolizione in un cantiere turco che non ha nulla a che fare con il Regolamento citato prima con le relative cautele ambientali? Ho qualche dubbio che lo si possa fare. Ma la vera domanda da fare al Ministero italiano delle Infrastrutture e dei trasporti è questa: quanti cantieri navali - riconosciuti e certificati - quali siti idonei per la demolizione navale ci sono oggi sul territorio nazionale? Ah, saperlo!

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia