L’Anm chiede di svuotare le prigioni, ma arriva lo stop di Nordio: “Non se ne parla”

Aprile 16, 2025 - 15:30
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L’Anm chiede di svuotare le prigioni, ma arriva lo stop di Nordio: “Non se ne parla”

Incontro disteso ieri tra il Ministro Nordio e la Giunta dell’Anm. Talmente sereno che durante le due ore di colloquio il Guardasigilli ha anche fumato una sigaretta nella sala riunioni di Via Arenula, mentre le toghe parlavano. “È stata l’occasione per un confronto aperto e franco sui temi concreti delle giurisdizione” ha detto poi Nordio che “si è trovato in sintonia con le toghe specie sui temi dell’efficienza della giustizia”.

Di “clima collaborativo nonostante le divergenze” ha parlato anche il presidente dell’Anm, Cesare Parodi, all’uscita dal Dicastero: “Abbiamo praticamente trattato tutti i temi che ci eravamo riproposti e che avevamo già segnalato nel precedente incontro con la Presidente Meloni”. Ossia: aumentare l’organico della magistratura, rivedere le piante organiche degli uffici giudiziari, assumere nuovo personale amministrativo e stabilizzare quello precario, dotare i magistrati di applicativi informatici adeguati, investire nell’edilizia giudiziaria, ottimizzare la giustizia penale e civile, intervenire sulla situazione carceraria. “Abbiamo lasciato – ha detto sempre Parodi – su molte materie alcuni appunti con suggerimenti da parte dell’Anm in uno spirito di piena collaborazione”. “Il ministro – ha spiegato ancora il vertice del sindacato delle toghe – ha ascoltato con estrema attenzione e adesso speriamo che su molti punti ci possa essere una risposta concreta. Non c’è accordo si tutto, però su molti temi direi che c’è stata sintonia”.

Sull’intenzione del governo di rimodulare i presupposti della carcerazione preventiva, il leader delle toghe non ha preso una posizione netta: “L’Anm non ha ancora maturato una risposta su questo tema anche perché è nuovo, prima vogliamo conoscere nel dettaglio che tipo di rimodulazione ci sarà”. Dove non c’è convergenza è l’emergenza carcere. Stefano Celli, vicesegretario Anm in quota Magistratura democratica, ha prospettato al Ministro “la necessità di agire su due piani. Accanto a quello di lungo periodo, quelle di emergenza, attraverso una misura straordinaria. Ce ne sono molte – amnistia, indulto, liberazione anticipata speciale – e l’Anm non esprime una preferenza, ma è concorde nel chiedere un provvedimento che consenta di diminuire, nell’immediato o a breve termine, la pressione”. “Il ministro – ci ha riferito Celli – non ha negato le condizioni di sovraffollamento e le conseguenze che questo ha sulle condizioni di vita. Tuttavia quanto alle misure straordinarie la risposta è stata negativa. Ci è stato detto che lo Stato manderebbe un messaggio diseducativo se procedesse a tagli lineari della durata della detenzione”. “Ho fatto notare al Ministro – ha proseguito ancora Celli – che in questo modo si fanno pagare le conseguenze di una condotta dello Stato (che non assicura condizioni di vita accettabili in carcere) ai detenuti. Si nega il rispetto di diritti fondamentali ai detenuti perché lo Stato non ha fatto il suo dovere. La risposta è stata sostanzialmente evasiva e si è indirizzata verso la costruzione di nuove carceri”.

Intanto ieri si sono registrati dei disordini nel carcere di Piacenza dove alcuni detenuti hanno incendiato i materassi e si sono barricati. Lo ha riferito il sindacato Sappe spiegando che si è reso necessario richiedere l’intervento dei vigili del fuoco. Per riportare la situazione alla normalità sono stati chiamati gruppi di agenti da altre province, a supporto degli agenti di Piacenza, dove erano stati richiamati anche quelli liberi dal servizio. Tornando a via Arenula, durante il faccia a faccia non si è parlato di separazione delle carriere. Ormai gli schieramenti sono ben definiti. Ma all’uscita i cronisti hanno sollecitato Parodi sulla possibilità di istituire un comitato referendario: “Siamo pienamente attivi con l’obiettivo di diffondere le nostre ragioni contro la riforma della separazione delle carriere. Al momento non ci può essere un comitato – ha risposto – perché ancora non c’è un referendum, ma sicuramente considereremo in futuro la prospettiva di creare noi una struttura che possa relazionarsi con modalità che stiamo ancora valutando per opportunità e per efficacia”.

Quanto all’ipotesi di includere anche le opposizioni nel comitato, Parodi ha detto: “Ne stiamo parlando con tutti per qualche ragione evidentemente”, facendo riferimento agli incontri dell’associazione in questi giorni con tutti i gruppi parlamentari. Proprio ieri, dopo aver incontrato la scorsa settimana i gruppi di opposizione, l’Anm ha visto Fratelli d’Italia in un “clima cordiale e rispettoso delle rispettive parti” hanno fatto sapere le toghe. Presenti Lucio Malan e Galeazzo Bignami, insieme ai parlamentari delle commissioni giustizia di Camera e Senato.

Ieri Nordio a Skytg24 è tornato a parlare di femminicidi: ““In Italia abbiamo 50 milioni di italiani e 5 o 6 mln di stranieri. Se andiamo a vedere i femminicidi commessi, il numero commesso dagli italiani è sicuramente maggiore, ma tenuto conto che il rapporto tra italiani e stranieri è 10 a 1, allora la percentuale aumenta a scapito degli stranieri”. In disaccordo Egle Pilla, presidente di AreaDg: “le statistiche dicono il contrario: il 95% dei femminicidi è commesso da cittadini italiani. Quel che emerge dalle parole del ministro Nordio è la sottovalutazione delle ragioni profonde sottese alla violenza di genere: l’incapacità degli uomini, anche italiani e di cultura, di accettare la libertà e l’emancipazione delle donne, di accettare senza frustrazioni che in famiglia, nei luoghi di lavoro, nella società le donne hanno capacità e attitudini straordinarie”.

Anche per la senatrice del Pd Valeria Valente, membro della commissione bicamerale sul Femminicidio, le parole di Nordio “svelano ancora una volta una visione distorta e pericolosa della violenza contro le donne, che non è imputabile agli stranieri, ai migranti, ma bensì è riconducibile alla matrice culturale del patriarcato che vuole la donna sottomessa all’uomo e che impedisce agli uomini di fare i conti con la libertà, i diritti l’autodeterminazione di figlie, compagne, conviventi, mogli”.

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