Moto, jeans e soia, ma tra le contromisure ai dazi Usa Bruxelles mette anche un bazooka per le Big tech

Aprile 9, 2025 - 12:12
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Moto, jeans e soia, ma tra le contromisure ai dazi Usa Bruxelles mette anche un bazooka per le Big tech

Andare al tavolo dei negoziati, ma col bazooka pronto ai piedi della sedia. L’Unione europea si organizza per rispondere all’offensiva commerciale lanciata da Donald Trump con l’imposizione di dazi del 20% sui prodotti europei. Intende negoziare con gli Stati Uniti. Ma da un lato inizia a mettere dei contro-dazi su una lista di prodotti americani stilata ieri in una riunione a Lussemburgo dei ministri degli Esteri e del Commercio dei 27 Paesi membri. Dall’altro, se guerra deve essere, inizia a tirar fuori dal cassetto un’arma assemblata nel 2023. Nome in codice: Strumento anti coercizione economica. Target: l’industria tecnologica a stelle e strisce.

E allora ecco, andando con ordine, la strategia pianificata da Bruxelles.

La prima mossa c’è stata ieri con la definizione dei prodotti statunitensi che saranno sottoposti a nuove tariffe doganali. Si va dalle moto Harley-Davidson ai jeans Levi’s, dalla soia al burro d’arachidi, dai prodotti per il trucco al mais. Dalla lista è stato tenuto fuori, almeno per ora, il whisky: per evitare ulteriori ripercussioni sui vini europei, è filtrato dalla riunione di ieri. E domani i rappresentanti dei 27 paesi voteranno in sede di comitato tecnico il via libera a questa prima decisione. Che, se tutto andrà come previsto, farà sì che il 15 aprile entrino in vigore i primi dazi del 25% sui prodotti statunitensi, ai quali poi andrà ad aggiungersi un ulteriore pacchetto con start al 15 maggio.

A Bruxelles però non si esclude una controffensiva più drastica. «Non vogliamo l’occhio per occhio, dente per dente», assicura il commissario Ue al Commercio estero, Maros Šefčovič. La stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ripetuto più volte che «siamo pronti a negoziare con gli Stati Uniti, anzi, abbiamo offerto tariffe 'zero per zero' per i beni industriali, come abbiamo fatto con successo con molti altri partner commerciali».

Ma se queste sono le proposte sul tavolo e se queste sono le offerte portate al negoziato, lo stesso Šefčovič annuncia che «siamo pronti ad utilizzare ogni strumento del nostro arsenale per proteggere il mercato interno dell’Ue, i produttori dell’Ue e i consumatori dell’Ue». E tra i 27 c’è chi spinge per una risposta più muscolare da subito, iniziando a caricare quello che è considerato un vero e proprio bazooka nella guerra commerciale, lo Strumento anti coercizione.

Messo a punto nel 2023 per rispondere alle aggressioni economiche e alle pratiche commerciali sleali compiute da potenze extra-europee, il meccanismo consente misure come l’esclusione delle imprese del Paese coinvolto dagli appalti pubblici, interventi sulla tutela della proprietà intellettuale, limitazioni commerciali e restrizioni per investimenti e finanziamenti. Introdotto all’epoca come deterrente da utilizzare nei confronti di Cina e Lituania, lo Strumento anti coercizione, se utilizzato, avrebbe un impatto devastante sull’industria tecnologica statunitense. Motivo per cui tra i 27 c’è chi spinge per metterlo già sul tavolo in questa fase di negoziati (in generale, si sono mostrate per la linea dura Francia e Germania) e chi invece suggerisce maggior cautela per evitare un’escalation nei rapporti con gli Usa.

L’Italia rientra in questa seconda categoria, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che al vertice di ieri con i rappresentanti degli altri Paesi aveva anche suggerito di far slittare l’entrata in vigore del primo pacchetto di dazi dal 15 al 30 aprile. Per favorire i negoziati, aveva spiegato. Ma è finito in netta minoranza.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia