Palestina. L’Europa paga, ma non decide: 1,6 miliardi, tra ambiguità e impotenza

Aprile 16, 2025 - 07:30
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Palestina. L’Europa paga, ma non decide: 1,6 miliardi, tra ambiguità e impotenza

di Giuseppe Gagliano –

L’Unione Europea ha promesso 1,6 miliardi di euro in aiuti ai palestinesi entro il 2027. Un annuncio che arriva in un momento tragico: Gaza devastata, la Cisgiordania sotto pressione, e un’Autorità Palestinese in stato comatoso. Kaja Kallas, capo della diplomazia europea, lo ha presentato come un investimento per la stabilità. Ma la cifra, seppur significativa, non colma il vuoto politico, né risolve la marginalizzazione diplomatica dell’Europa in un conflitto che ha ormai regole e arbitri ben precisi.
Il 40% dei fondi andrà direttamente all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), il cui peso politico e legittimità interna sono ormai minimi. Bruxelles chiede riforme: più trasparenza, sostenibilità fiscale, governance democratica. In cambio, offre denaro. Ma l’equazione è vecchia e fallimentare: il denaro europeo non compra né consenso popolare né riforme autentiche, tantomeno se l’ANP resta ostaggio di una leadership anacronistica e di un contesto sotto occupazione.
Il resto del pacchetto, progetti di sviluppo, prestiti, infrastrutture, punta alla “ripresa” di Gaza. Ma come ricostruire un territorio sotto blocco militare israeliano e nel mirino costante dell’aviazione? Come parlare di “dignità” se i convogli umanitari restano bloccati e le condizioni sanitarie sono da emergenza permanente?
L’Ue resta il principale donatore della Palestina, ma ha perso il ruolo di mediatore strategico. Israele ignora sistematicamente ogni richiamo alla soluzione a due Stati. Gli Stati Uniti sostengono Tel Aviv, ma pretendono dall’ANP l’illusione di una legittimità che non ha più. E Bruxelles? Firma assegni, emette comunicati, spera nel riformismo amministrativo come se bastasse per affrontare un’occupazione armata.
Sotto pressione, Mahmoud Abbas ha cancellato, almeno formalmente, i sussidi ai prigionieri palestinesi, la misura che Israele definiva “pay-to-slay”. Washington applaude, Israele minimizza. E l’Europa? Sorvola, evitando di chiedersi se un leader ultraottantenne, senza consenso popolare né mandato elettivo, possa davvero essere il cardine della ricostruzione politica palestinese.
Dietro i numeri e i proclami, resta la realtà: l’Europa paga per non restare irrilevante, ma non riesce a trasformare il suo potere economico in leva diplomatica. La Palestina si svuota, Israele avanza, e l’ANP sopravvive solo grazie all’ossigeno europeo. Ma senza un progetto politico, questi 1,6 miliardi rischiano di essere una stampella per il declino, non un ponte verso la pace.

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Redazione Redazione Eventi e News