Perché il corpo umano ha perso la pelliccia: la genetica della pelle nuda

I peli non sono spariti, ma si sono trasformati
Nonostante l’apparenza, gli esseri umani non sono privi di peli. Ogni persona adulta ha follicoli piliferi su quasi tutta la superficie corporea, ma questi producono peli più sottili, più chiari e più radi rispetto a quelli di altri mammiferi. Questo fenomeno non rappresenta una perdita completa, bensì un cambiamento nella struttura e nella funzione del pelo.
Studi genetici, come quelli condotti dal team del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e pubblicati su Nature Communications, hanno rivelato che gli esseri umani conservano ancora tutti i geni necessari per produrre una pelliccia completa. Questi geni, tuttavia, sono inattivi o “silenziati” da sequenze regolatrici del DNA che ne inibiscono l’espressione.
La pressione evolutiva del clima e della caccia
La perdita progressiva della pelliccia ha avuto una funzione adattativa fondamentale. Secondo le ricerche condotte da Nina Jablonski, antropologa della Pennsylvania State University, questo adattamento risale a circa 2 milioni di anni fa, quando l’Homo erectus iniziò a vivere in ambienti di savana calda e soleggiata. In quel contesto, una pelle nuda permetteva un raffreddamento più efficiente grazie alla sudorazione, facilitando attività fisiche intense sotto il sole cocente, come la caccia di resistenza.
Questo tipo di caccia prevedeva di inseguire le prede per lunghe distanze, sfruttando la resistenza e la termoregolazione dell’uomo, piuttosto che la velocità, fino allo sfinimento dell’animale. Le ghiandole sudoripare eccrine, presenti in grande quantità nel corpo umano, sono al centro di questa strategia, e il diradamento della pelliccia ne ha potenziato l’efficacia.
I peli restanti hanno ancora una funzione
Nonostante l’apparente “nudità”, il corpo umano conserva alcune aree densamente pelose per ragioni precise. I capelli sul cuoio capelluto proteggono la testa dai raggi UV e dal surriscaldamento. I peli pubici e ascellari entrano in gioco nella riduzione dell’attrito tra zone di contatto frequente e nella distribuzione dei feromoni, segnali chimici legati alla comunicazione sociale e sessuale.
Inoltre, i peli sottili su braccia, gambe e viso sono dotati di recettori sensoriali che permettono di percepire anche il minimo contatto o spostamento d’aria, un lascito evolutivo del loro antico ruolo protettivo e sensoriale.
Eccezioni genetiche e mutazioni sorprendenti
Alcune mutazioni rare possono “riaccendere” questi geni silenziati. La ipertricosi congenita è un esempio straordinario: una condizione genetica in cui tutto il corpo è ricoperto da peli spessi, come accadde a Petrus Gonsalvus nel XVI secolo, figura realmente esistita che ispirò la leggenda de La Bella e la Bestia.
Questi casi dimostrano che il potenziale genetico per un corpo peloso è ancora presente nell’essere umano moderno, e che le modifiche epigenetiche giocano un ruolo determinante nel plasmarne l’aspetto.
Altri mammiferi “nudi”: non siamo soli
L’essere umano non è l’unico mammifero ad aver perso la pelliccia. Balene, delfini, elefanti, rinoceronti e ratti talpa nudi condividono questa caratteristica. Nei cetacei, la perdita è legata all’adattamento all’ambiente acquatico, dove una pelliccia spessa creerebbe resistenza durante il nuoto. Negli elefanti e nei rinoceronti, la grande massa corporea e l’ambiente caldo richiedono una regolazione termica efficace, simile a quella umana.
In sintesi, la “nudità” umana è un adattamento biologico raffinato, costruito attraverso milioni di anni di selezione naturale, che ha favorito il raffreddamento corporeo, l’attività fisica e l’evoluzione sociale. Dietro ogni centimetro di pelle nuda si cela una complessa rete genetica e ambientale che racconta la storia dell’evoluzione umana.
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