Prendersi cura di un coniglio selvatico: una semplice guida completa

Se ne trovassimo uno in strada, l’istinto ci porterebbe a salvarlo ma prendersi cura di un coniglio selvatico non è come farlo con un esemplare domestico: ecco cosa dovremmo sapere.
Fino a quando ci capiterà questa occasione, non potremmo mai sapere se saremmo in grado di prenderci cura di un coniglio selvatico, poiché si tratta di un animale diverso da quello domestico, con altre abitudini e altre esigenze. Ma incontrarne uno potrebbe essere più facile di quanto pensiamo: infatti nelle zone urbane sono aumentate le popolazioni di conigli selvatici. Ma se trovassimo un nido o un cucciolo di coniglio abbandonato, perché dovremmo resistere alla tentazione di prenderlo con noi? Tutte le spiegazioni che ci convinceranno a fare la cosa giusta.
Coniglio selvatico in strada: quando (e se) dobbiamo intervenire?
Siamo proprio sicuri che quel giaciglio con dei cuccioli di coniglio selvatico sia effettivamente stato abbandonato? Consideriamo innanzitutto che un eventuale intervento non equivarrebbe automaticamente a un salvataggio: purtroppo i cuccioli adottati dagli esseri umani hanno spesso scarse probabilità di sopravvivere senza le cure di un veterinario o un esperto.
Un altro fattore da considerare è che, in alcune zone, è illegale curare dei conigli selvatici senza possedere una qualifica per farlo. Se però crediamo di doverci assolutamente prenderci cura di un coniglio selvatico solo e in pericolo di vita, prima di portarlo dal veterinario (o in un centro apposito), ecco una guida completa su come farlo nel modo corretto.
E’ sbagliato credere che un nido sia abbandonato solo perché la mamma non c’è: a volte la stessa può lasciare la tana coi suoi piccoli durante il giorno per difenderli da possibili predatori o per andare alla ricerca di cibo per sfamarli tutti. Se invece troviamo una cucciolata la cui madre è stata investita in strada (e ne abbiamo ‘le prove’), è opportuno portarli dal veterinario o in un centro apposito per animali selvatici al più presto.
Come si riconosce un coniglio selvatico?
Gli esemplari che vivono in natura hanno una coda ‘di cotone’ e un tratto distintivo sulla fronte: quella una macchia bianca significa che non è ancora pronto per lo svezzamento. Eppure ci sono delle eccezioni: possono nascere cuccioli senza macchia, altri che la perdono durante la crescita e altri ancora che invece la conservano in tutta la vita.
Basarsi sulla presenza o meno della macchia potrebbe essere un errore, perché non è in base ad essa che si può calcolare l’età del coniglio. Possiamo, anzi dobbiamo, intervenire se il coniglio selvatico deve essere tratto in salvo da un pericolo imminente o dall’attacco di un predatore, ma ciò non significa che potremo adottarlo e portarlo a casa con noi.
Dobbiamo considerare sempre che si tratta di una misura temporanea: portiamolo in un posto sicuro e tranquillo e, quando il pericolo sembrerà svanito, riportiamolo dove lo abbiamo trovato. La madre dei conigli potrebbe rifiutarli perché non riconoscerebbe l’odore umano sul pelo, e per un coniglietto restare con la madre è fondamentale poiché rappresenta la sua possibilità maggiore di sopravvivenza.
In caso di lesioni e ferite sul corpo del coniglio dobbiamo portarlo al pronto soccorso veterinario più vicino, affinché gli vengano somministrati degli antibiotici e si eviti un’infezione.
Prendersi cura di un coniglio selvatico: prepariamo la casa!
Per il periodo in cui vivrà con noi, il coniglietto avrà bisogno di una ‘casa’, un habitat adatto alle sue esigenze (seppur provvisorie). Ci occorreranno:
- una scatola dai bordi alti,
- fieno,
- pelo di coniglio domestico (se possibile).
Potremmo usare una scatola (di legno o plastica) con i lati alti, ricoperta con terra (assicuriamoci che non abbia pesticidi). Poiché il coniglio deve mangiare il fieno mettiamone uno strato essiccato sulla base. Attenzione: non utilizziamo erba bagnata appena tagliata.
Creiamo una sorta di nido al centro del cumulo di fieno, a forma di cerchio e magari rivestiamolo con del pelo raccolto dalla tana di un altro coniglio domestico che magari abbiamo già in casa. Meglio non usare il pelo di altri animali, perché il coniglio potrebbe riconoscerli come predatori e impaurirsi (quando il coniglio è spaventato mostra alcuni segnali).
Se non abbiamo modo di procurarci del pelo di coniglio, possiamo usare uno spesso strato di fazzoletti, o qualche pezzo di tessuto morbido. In uno dei lati della scatola mettiamo una ‘fonte di calore’: un impacco caldo, un letto riscaldato o una incubatrice. Attenzione: solo un lato della casetta deve essere caldo, per dare al coniglio la possibilità di spostarsi da un lato all’altro quando sente troppo caldo e vuole rinfrescarsi.
Come mettere il coniglio selvatico nella casetta provvisoria
Anche posizionare il piccolo lagomorfo può essere un’azione poco considerata, invece è molto importante saper prendere in braccio il coniglio senza traumatizzarlo: bisogna usare molta dolcezza e magari indossare dei guanti (per evitare di lasciare odori e umori sul suo pelo). Se non siamo pratici seguiamo le indicazioni di un esperto per spazzolare il coniglio e pulirlo, soprattutto per la eventuale rimozione di zecche.
Cerchiamo di tenere sempre il coniglio in una zona separata da dove vivono gli umani (ed eventuali altri animali); non è un problema che si abitui al nostro odore, ma evitiamo di prenderlo in braccio se non necessario, perché lo stress può fargli veramente molto male. Teniamolo al caldo con un fazzoletto, dell’imbottitura, o un po’ di pelo di coniglio domestico. Per evitare i parassiti esterni del coniglio, laviamoci accuratamente le mani dopo aver toccato o pulito il cucciolo.
Sulla parte superiore della scatola, creiamo una sorta di coperchio (con dei fori per respirare): se sanno camminare, i coniglietti possono saltare fuori. Poiché spesso il coniglio soffre il caldo, assicuriamoci che la parte superiore del contenitore sia al riparo dalla luce diretta. Una volta posizionato, lasciamolo dormire nella scatola per 3 giorni; dopo potremo poi spostarlo in una conigliera.
Cosa dare da mangiare a un coniglio selvatico?
Sempre in attesa di portarlo al centro veterinario più vicino, possiamo provvedere a dargli un po’ di latte artificiale, con molta probabilità lo gradirà. Il latte artificiale può essere adatto anche ai conigli più adulti, quindi serviamoglielo in un piatto fondo; inizialmente il coniglietto abbandonato sarà probabilmente disidratato. Usiamo una soluzione reidratante orale per le prime volte che lo nutriamo (se possibile evitiamo gli aromi).
Il latte artificiale migliore per i conigli è quello di capra (mai usare latte di mucca). Le mamme nutrono i piccoli per soli 5 minuti, all’alba e al tramonto, e dovremmo mantenere questi ritmi. Spesso però, dovremo fare più poppate perché il latte artificiale è meno nutriente di quello della madre. Possiamo basarci sulla loro pancia: dopo la poppata deve essere piccola e arrotondata (non gonfia): se perde rotondità, è necessaria una nuova poppata.
Se saltella invece, dovrà avere accesso a acqua, fieno e verdure fresche e, quando riuscirà a masticare erba, saltare e gironzolare, allora sarà pronto a tornare in libertà. Nell’alimentazione più giusta per i conigli non mancano mai verdure e fieno, quindi teniamoli sempre a portata di mano per loro questi alimenti, così che abbiano accesso costante.
I centri specializzati usano latte per gattini con probiotici aggiunti. Possiamo usarli anche noi a casa, con una miscela di 3 parti di polvere per 4 parti di acqua distillata. La consistenza sarà piuttosto densa. Riscaldiamo il latte a bagnomaria e usiamo un contagocce o un siringa con beccuccio in silicone (una siringa da 2,5 cc per i cuccioli più piccoli, per poi passare man mano a una siringa da 5 cc quando crescono un po’). Teniamo il coniglietto seduto, per non far aspirare, e cerchiamo di tenere pulite le narici da eventuali tracce di latte, pulendole con un fazzolettino mentre mangia.
Non diamo da mangiare più del dovuto, per la sua salute è molto pericoloso. Le linee guida per i coniglietti, in base alla loro età, sono le seguenti:
- Neonati, fino a 1 settimana di età: 2 volte al giorno, 2-2,5 cc/ml a poppata.
- Da 1 a 2 settimane: 2 volte al giorno, 5-7 cc/ml (anche meno, se il coniglio è molto piccolo).
- Da 2 a 3 settimane: 2 volte al giorno, 7-13 cc/ml (anche meno, se il coniglio è molto piccolo). A quest’età, iniziamo anche a farli abituare a fieno, pellet, acqua, verdure fresche.
- Da 3 a 6 settimane: 2 volte al giorno, 13-15 cc/ml (anche meno, se il coniglio è molto piccolo).
Prepariamoli per tornare all’aria aperta
Quando il coniglietto sarà autonomo, possiamo svezzarlo e lasciare che mangi da solo erba e vegetazione. Tocchiamolo il meno possibile, o meglio smettiamo completamente di toccarlo: questo lo renderà più autonomo e dipenderà meno da noi.
Spostiamolo all’aperto a tempo pieno: una gabbia in fil di ferro con un tetto sarà l’ideale, le aperture del fil di ferro gli consentiranno di brucare l’erba ma i fori dovranno essere abbastanza piccoli per evitare che scappi. Questa gabbia va spostata man mano sempre su vegetazione fresca e erba. Ricordiamoci che dare un nome al coniglio ci porterà ad affezionarci a lui/lei, e alla fine vorremo tenerlo con noi.
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Ma non possiamo farlo: i conigli orfani selvatici adottati da esseri umani hanno una probabilità di morte pari al 90%. Una volta che il coniglietto sarà grande – da seduto – attorno ai 20-22 cm, sarà abbastanza grande da poter tornare in libertà in un posto sicuro. Cerchiamo di evitare di farlo diventare adulto in cattività.
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