Putin, ‘3 giorni di tregua per la Vittoria’. Zelensky, ‘è manipolazione’

Aprile 29, 2025 - 20:00
 0
Putin, ‘3 giorni di tregua per la Vittoria’. Zelensky, ‘è manipolazione’

di Riccardo Renzi

Nel cuore della primavera 2025, dopo oltre tre anni di guerra, la geopolitica dell’Europa orientale torna sotto i riflettori della diplomazia mondiale. Con il conflitto russo-ucraino apparentemente in una fase di stallo, e una pressione internazionale in crescita, si moltiplicano gli appelli per una tregua e si confrontano proposte di pace contrastanti, specchio degli interessi divergenti delle potenze coinvolte. Le dichiarazioni di Volodymyr Zelensky, le mosse di Vladimir Putin e le ambizioni di Donald Trump non sono solo tappe della cronaca, ma elementi di un complesso scacchiere globale in cui si decide il futuro dell’ordine internazionale post-2022.
L’annuncio del Cremlino di voler sospendere le ostilità tra l’8 e l’11 maggio, in concomitanza con le celebrazioni per l’80mo anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista, ha subito sollevato accuse di strumentalizzazione politica. Il presidente Zelensky ha denunciato un “tentativo di manipolazione”, accusando Mosca di voler solo garantire una tregua temporanea per celebrare in sicurezza il “Giorno della Vittoria” nella Piazza Rossa. Il sospetto, secondo Kiev, è che la proposta non sia un atto umanitario ma una manovra mediatica, tesa a ottenere vantaggi politici e diplomatici senza modificare l’andamento della guerra.
Putin ha promesso che, in caso di violazione del cessate-il-fuoco da parte ucraina, le forze russe reagiranno “in modo efficace”, mentre ha ribadito la disponibilità della Russia a negoziati “senza precondizioni”. Questa affermazione, apparentemente conciliante, è stata accompagnata da nuove offensive sul campo, come dimostrano i continui attacchi missilistici contro città ucraine. Nel contesto bellico e comunicativo russo, il concetto di “negoziato” si conferma ambiguo: una mossa di guerra ibrida che alterna pressioni militari a inviti diplomatici, alimentando la sfiducia degli avversari.
Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump- sempre più presente nello scacchiere diplomatico anche in prospettiva elettoral, ha dichiarato di voler un cessate il fuoco “permanente”, criticando Putin per le violenze contro i civili e lamentando lo stallo delle trattative. Trump si propone come mediatore forte, pronto a costringere entrambe le parti a negoziare. La sua visione ruota attorno a un realismo brutale: il riconoscimento della Crimea come territorio russo, l’abbandono della prospettiva NATO per Kiev, e una neutralità armata per l’Ucraina in cambio della fine delle ostilità e dell’allentamento delle sanzioni.
Nel piano Trump, filtrato attraverso i colloqui con il Cremlino e illustrato da Steve Witkoff, si scorge una strategia tesa a fornire a Putin una via d’uscita dignitosa dal conflitto, senza apparente capitolazione, ma al prezzo di significative concessioni ucraine. Si tratta di una logica “di vittoria parziale” che, se accettata, ridisegnerebbe il confine orientale dell’Europa secondo una logica di fatto più che di diritto, potenzialmente in contrasto con i principi della Carta ONU e della sovranità nazionale.
Kiev, spalleggiata dall’Unione Europea, respinge in blocco la proposta americana, considerandola troppo sbilanciata a favore della Russia. Il “contro-piano” elaborato con Bruxelles pone condizioni severe per un accordo: cessate il fuoco immediato e incondizionato, nessun riconoscimento delle perdite territoriali, controllo ucraino garantito della centrale nucleare di Zaporizhia, mantenimento delle sanzioni finché Mosca non avrà risarcito i danni, e garanzie di sicurezza equivalenti all’articolo 5 della NATO.
Questa visione si fonda su un presupposto chiave: l’Ucraina non è sconfitta, ha ancora il sostegno occidentale e deve poter ricostruire una sicurezza stabile, anche senza adesione immediata alla NATO. Tuttavia, tale posizione rischia di irrigidire i negoziati, se non sarà accompagnata da una volontà concreta di trovare compromessi su aspetti tattici e temporali. L’Ue ha cercato di colmare il gap negoziale proponendo una “coalizione di garanti” per assicurare la tregua, ma senza l’ombrello militare statunitense, il piano europeo ha un’efficacia limitata.
Un elemento geopolitico dirompente è la conferma, da parte di Mosca, della partecipazione di soldati nordcoreani alla controffensiva russa. L’implicazione della Corea del Nord nel conflitto non è solo simbolica: è la spia di un asse Mosca-Pyongyang-Pechino che si consolida in funzione anti-occidentale. Se confermato e ampliato, questo asse potrebbe alimentare una nuova polarizzazione globale, compromettendo ulteriormente gli equilibri nel Pacifico e dando a Mosca una sponda militare in caso di escalation.
Sullo sfondo, si delinea una doppia verità. Da un lato, la guerra ha raggiunto un punto di logoramento tale che tutte le parti iniziano a intravedere nella tregua l’unica via percorribile, almeno temporaneamente. Dall’altro, ciascun attore tenta di ottenere il massimo nella fase negoziale, giocando la carta della propaganda, del ricatto economico e della diplomazia parallela.
Il piano americano appare “generoso” verso Mosca, ma pragmatico, con l’intento di chiudere il conflitto prima che degeneri ulteriormente. Il piano ucraino-europeo è coerente con i valori dell’integrità territoriale e della sovranità, ma rischia di essere irrealistico senza un sostegno militare e politico ancora più deciso. La Russia infine oscilla tra l’illusione di una vittoria geopolitica e la consapevolezza del proprio isolamento strategico.
La geopolitica dell’Ucraina nel 2025 è il crocevia di una ridefinizione del sistema internazionale. Il Paese, devastato da anni di guerra, può ancora scegliere di accettare una pace imperfetta in cambio di garanzie strategiche a lungo termine, investendo sull’integrazione europea come chiave di riscatto. Come ogni conflitto moderno, anche quello russo-ucraino non finirà con una parata, ma con un compromesso asimmetrico. La sfida è capire se questo compromesso avverrà ora, con costi contenuti, o tra altri tre anni, con costi molto più alti.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News