Retta RSA per non autosufficienti: troppe indecisioni, decide la magistratura

Aprile 29, 2025 - 23:00
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Retta RSA per non autosufficienti: troppe indecisioni, decide la magistratura

La questione della compartecipazione alla spesa per le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) da parte degli anziani non autosufficienti e delle loro famiglie rappresenta, oggi, uno dei nodi critici più urgenti del sistema sociosanitario italiano. L’assenza di un quadro normativo coerente e la mancanza di unitarietà applicativa a livello territoriale hanno favorito un’escalation di contenziosi legali, con un ruolo crescente della magistratura nel definire criteri di accesso e compartecipazione economica nel pagamento delle rette RSA per non autosufficienti. A denunciarlo è il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, rete nazionale che aggrega oltre 60 organizzazioni del terzo settore, professionali e sindacali.

Un vuoto normativo

La normativa vigente prevede una ripartizione dei costi delle RSA pubbliche tra Servizio Sanitario Regionale e utenti/familiari, con una media di spesa privata che si aggira tra i 1.500 e i 2.000 euro mensili. Tuttavia, la formulazione della norma è generica e disomogenea, e la sua interpretazione ha generato sentenze giudiziarie profondamente divergenti. Alcune pronunce hanno riconosciuto la totale gratuità dell’assistenza, altre hanno confermato la necessità della compartecipazione economica proporzionata al reddito.

Tale variabilità ha effetti profondamente distorsivi sulla governance del sistema sociosanitario: da un lato si produce incertezza nei diritti degli assistiti, dall’altro si espone il sistema a diseconomie, squilibri finanziari e disparità territoriali.

Il rischio dell’intervento giudiziario in sostituzione del legislatore

La sostituzione di fatto della funzione legislativa con l’attività della magistratura comporta rischi rilevanti sul piano della pianificazione sanitaria e del principio di universalismo selettivo che dovrebbe guidare il welfare italiano. Recenti tentativi di riforma parlamentare, come quelli discussi in Commissione Affari Sociali del Senato, non hanno ancora prodotto risultati concreti. Nel frattempo, le decisioni giudiziarie continuano a influenzare l’accesso e la sostenibilità dei servizi, senza il supporto di una cornice normativa uniforme.

Il caso Alzheimer: equità compromessa e disincentivi all’accoglienza

La proposta di abolire le rette per i soli pazienti affetti da Alzheimer poi solleva ulteriori criticità. Essa, infatti, se attuata, creerebbe una discriminazione interna tra utenti affetti da diverse patologie gravemente invalidanti.  Si escluderebbero di fatto da benefici analoghi coloro che, pur in condizioni cliniche comparabili, non presentano una diagnosi di Alzheimer. Inoltre, l’eventualità di contenziosi legali con esiti sfavorevoli per le strutture rappresenterebbe un disincentivo all’accoglienza dei soggetti con Alzheimer, con il paradossale effetto di una contrazione dell’offerta e un incremento delle liste d’attesa.

Conseguenze per le Regioni e gli enti gestori

L’impatto si avrebbe anche sulle istituzioni e i gestori. Le Regioni, chiamate a garantire livelli essenziali di assistenza, si troverebbero, già di fatto lo fanno, a dover incrementare i finanziamenti senza che ciò sia accompagnato da adeguate risorse statali. Gli enti gestori, dal canto loro, sono esposti al rischio di dover rimborsare direttamente le famiglie per poi intraprendere complesse e incerte procedure di rivalsa verso le amministrazioni regionali.

L’urgenza di una riforma organica

Alla luce di questo scenario, il Patto per un Nuovo Welfare sollecita un intervento normativo urgente. L’obiettivo è di definire in modo chiaro ed equo i criteri di riparto dei costi della non autosufficienza, assicurando la sostenibilità del sistema e la tutela dei diritti dei cittadini. Un simile intervento non può prescindere dall’attuazione della Legge 33/2023, che ha introdotto importanti principi di riforma del settore, ma che necessita ora di un’implementazione concreta e partecipata. In un contesto di progressivo invecchiamento demografico, la questione della non autosufficienza richiede risposte strutturali e sostenibilità finanziaria, affinché il diritto alla cura non diventi materia di interpretazione giudiziaria.

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