Santa Sede. Addio papa Francesco, quale Chiesa dopo di lui?

di Gianluca Vivacqua –
La morte di papa Francesco il 21 aprile è arrivata improvvisa a ridosso della Pasqua e nel bel mezzo dell’anno santo da lui proclamato. Fra meno di dieci giorni (verosimilmente il 5-6 maggio) si aprirà il conclave per eleggere il suo successore. Ecco una rosa di dodici candidati in pole position.
Cardinale Wilton Gregory, 77 anni, Stati Uniti d’America. Il Censore. Arcivescovo emerito di Washington, si è distinto per la sua fiera battaglia di denuncia degli abusi sessuali all’interno della Chiesa cattolica americana. Nel 2020, quando Trump, nel pieno delle proteste seguite all’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte della polizia, per condannare i disordini si fece scattare una foto, Bibbia in mano, davanti al santuario di san Giovanni Paolo II nella capitale federale, Gregory prese nettamente posizione contro di lui. “Sconcertante e riprovevole che si manipolino le istituzioni cattoliche in modo da violarne i principi”.
Cardinale Robert Sarah, 79 anni, Guinea. Il Nemico della decadenza. Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti dal 2021. È contrario all’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati e alla benedizione delle coppie omosessuali. Ha una grande fiducia nel futuro “africano” della Chiesa: vede l’Africa come l’avamposto della sua resistenza alla decadenza occidentale.
Cardinale Pietro Parolin, 70 anni, Italia. Il Diplomatico. Segretario di Stato della Santa Sede, è l’uomo del dialogo in politica estera: il suo nome resta legato all’Accordo provvisorio con la Cina del 2018 per la nomina di vescovi riconosciuti bilateralmente da Pechino e dalla Santa Sede. Meno aperturista di fronte alle “sollecitazioni” provenienti dalla società: avversa l’eutanasia, che considera generata dalla “hybris di chi vuole equipararsi a Dio”, e i matrimoni omosessuali. Ritiene invece che si possa discutere sul tema del celibato ecclesiastico.
Cardinale Matteo Zuppi, 69 anni, Italia. Il Progressista 1. Arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, vicino al mondo del volontariato e in particolare alla Comunità di Sant’Egidio, è da sempre al fianco dei diritti dei migranti e della comunità LGBTQIA+.
Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, Repubblica Democratica del Congo. L’Anticolonialista. Arcivescovo di Kinshasa, si è speso costantemente in prima linea per la causa della pace entro i confini del suo Paese e per quella dell’affrancamento dell’Africa dalle mire neocolonialiste dei Paesi occidentali. A proposito dell’Occidente si trova sulla stessa lunghezza d’onda del collega Sarah: lo considera un mondo in decadenza.
Cardinale Pierbattista Pizzaballa, 60 anni, Italia. Il Diplomatico 2. Patriarca di Gerusalemme, biblista, è molto attento al dialogo interreligioso tra cristiani, ebrei e musulmani. Sin dall’inizio del conflitto in corso tra Israele e Hamas si è impegnato in un’opera di mediazione: il 16 ottobre del 2023 si propose per venire scambiato con i bambini ostaggio dei palestinesi.
Cardinale Wim Eijk, 71 anni, Paesi Bassi. Il Reazionario 1. Arcivescovo di Utrecht, è l’esatto opposto di Zuppi. Combatte strenuamente la contraccezione, i matrimoni omosessuali e l’eutanasia, che nel suo Paese, l’Olanda, è stata legalizzata nel 2002.
Cardinale Péter Erdo, 72 anni, Ungheria. Il Reazionario 2. Arcivescovo di Budapest e primate d’Ungheria, è in perfetta sintonia con Ejik su contraccezione e matrimoni omosessuali. In più è contrario all’accoglienza ai migranti da parte dei Paesi europei, che vede come una sorta di “tratta degli schiavi” ed è contrario alla somministrazione dell’eucarestia ai divorziati. A suo parere, i grandi mali dell’umanità di oggi sono l’individualismo e il relativismo.
Cardinale Luis Antonio Tagle, 67 anni, Filippine. Il Progressista moderato. Ex arcivescovo di Manila, già prefetto della congregazione dell’evangelizzazione dei popoli, è favorevole al superamento del celibato ecclesiastico e all’accesso all’eucarestia per i divorziati ma condanna aborto e contraccezione.
Cardinale Raymond Burke, 76 anni, Stati Uniti d’America. Il Reazionario 3. Già arcivescovo di Saint Louis e patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, è forse uno dei più accaniti oppositori dell’accettazione degli omosessuali nella Chiesa. Totale è anche la sua chiusura all’ipotesi di far riaccostare i divorziati alla comunione: e di certo non lo entusiasma uno scenario in cui il clero possa anche essere femminile.
Cardinale Mario Grech, 67 anni, Malta. Il Progressista 2. Segretario generale del sinodo dei vescovi, già vescovo di Gozo, è molto sensibile alla questione dei migranti, provenendo da un’isola che è il crocevia delle loro rotte. Pensa inoltre che nella famiglia della Chiesa ci sia senz’altro posto per gli omosessuali ed è un convinto sostenitore del dialogo tra credenti e non credenti. In comune con Besungu e Sarah ha il tema dell’Occidente (in particolare dell’Europa) in decadenza.
Ci permettiamo di riprendere in considerazione, nonostante l’età e le recenti vicende di cronaca, anche il cardinale Marc Ouellet, 80 anni, Canada. Il Teologo. Già arcivescovo di Québec, primate del Canada e prefetto del Dicastero per i vescovi, è considerato il maggior studioso vivente di Urs von Balthasar, il teologo della Bellezza e dell’Amore. Convinto che la Chiesa, per essere più rispondente alle esigenze e alle sfide della modernità, debba ripartire da Maria, e quindi dall’accoglimento, dall’ascolto e dalla compassione, si mostra favorevole a un maggiore impegno formativo delle donne nella Chiesa. Considera prezioso il mantenimento del celibato per gli ecclesiastici e, al pari di Erdo, individua nel relativismo il peggior nemico dell’uomo nel mondo odierno.
Gli osservatori puntano anche su Claudio Gugerotti, un lungo curriculum da nunzio apostolico; Jean Marc-Aveline, arcivescovo di Marsiglia; Fernando Filoni, Gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; Robert Francis Prevost, prefetto della Congregazione per i vescovi; Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus; Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma; Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo; Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon; Timothy Dolan, arcivescovo di New York; Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo.
In base alle regole del voto in conclave contenute nella Costituzione Apostolica “Universi Dominici Gregis”, emanata da Giovanni Paolo II nel 1996 e aggiornata da Benedetto XVI nel 2007 e nel 2013, dopo la 33esima o 34esima votazione, qualora nessuno dei candidati abbia raggiunto la soglia prevista per l’elezione, cioè i due terzi dei voti, si passa direttamente, e tassativamente, al ballottaggio fra i due cardinali più votati nell’ultimo scrutinio. Resta sempre valida la maggioranza dei due terzi; inoltre i due Cardinali rimasti in corsa non potranno votare e, quindi, votarsi.
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