Student Loans e Università in Franchising: il Sistema sotto Inchiesta per Frodi

Nel cuore del sistema universitario britannico si sta consumando una crisi silenziosa ma esplosiva: una rete di università in franchising è finita sotto la lente d’ingrandimento del governo e delle autorità di vigilanza per presunti abusi e irregolarità legati al finanziamento pubblico degli student loans. Il fenomeno ha assunto dimensioni tali da far temere che dietro alcune partnership accademiche si nasconda un sistema opaco, in cui studenti fantasma, reclutamenti discutibili e test linguistici borderline si intrecciano per accedere indebitamente a fondi pubblici.
Le implicazioni sono pesanti: secondo The Times, il valore del debito complessivo legato agli student loans nel Regno Unito ha ormai superato i 236 miliardi di sterline, avvicinandosi pericolosamente al debito sovrano di interi Paesi come Portogallo e Svizzera. Una cifra che pone interrogativi urgenti sulla sostenibilità del sistema e sull’efficacia dei controlli. Ma come si è arrivati a questa situazione?
Il nodo delle università in franchising e la trappola dei finanziamenti pubblici
Dal 2019, diverse università britanniche hanno affidato a college privati – attraverso accordi di franchising – l’erogazione di corsi di laurea a studenti residenti nel Regno Unito, in particolare cittadini europei. Tra questi, l’Oxford Business College ha guadagnato un ruolo di primo piano, espandendosi rapidamente in quattro città con cinque campus e un numero di iscritti salito a 10.000 unità.
Il meccanismo, in teoria, permette di ampliare l’accesso all’istruzione superiore, ma secondo l’inchiesta pubblicata da The Times (fonte ufficiale), proprio in questi delivery partners si anniderebbero le maggiori vulnerabilità. L’ente che gestisce i prestiti universitari, Student Loans Company (SLC), ha individuato nel 2022 un’impennata sospetta di richieste provenienti da studenti apparentemente inattivi, in particolare presso enti collegati a università come Buckinghamshire New University, University of West London e Ravensbourne University.
La difficoltà principale? La mancanza di una definizione chiara e condivisa di cosa significhi “frequentare”: le università devono dimostrare che gli studenti seguano i corsi per continuare a ricevere i fondi pubblici, ma molti college franchising non monitorano efficacemente la partecipazione. Il risultato è un sistema che presta il fianco a frodi sistematiche.
Boom di richieste dalla Romania: crescita legittima o campanello d’allarme?
Una parte centrale dell’inchiesta riguarda il sorprendente aumento delle richieste di student loan da parte di cittadini rumeni. Se nel 2015-16 le richieste erano 5.000, nel 2023-24 si è arrivati a ben 84.000: un incremento del 1.580%, che ha portato le autorità a stimare che il 15% della popolazione rumena residente in UK abbia ricevuto un finanziamento per l’università.
Secondo i dati trapelati dal governo, quest’anno accademico 71.000 cittadini rumeni hanno fatto domanda per un student loan, contro 19.000 polacchi, 16.000 italiani e 12.000 portoghesi. Numeri che hanno spinto il Department for Education (DfE) ad attivare un’indagine formale, in particolare sull’Oxford Business College e sui suoi meccanismi di ammissione.
Tra i criteri d’ingresso adottati da alcune università affiliate, è emersa anche l’accettazione del test linguistico Duolingo come prova di conoscenza dell’inglese, una scelta inusuale rispetto a certificazioni accademiche più rigorose come IELTS o TOEFL. Il sospetto è che questo abbia facilitato l’ammissione anche a studenti con un livello d’inglese non adeguato alla frequenza universitaria.
I numeri della frode e il caso Oxford Business College
Nel solo anno accademico 2022-23, secondo il report della SLC, sono state bloccate 270 richieste fraudolente, per un valore complessivo di 3,7 milioni di sterline. Di queste, 2,8 milioni sono state sospese e salvate, ma ben 843.000 sterline sono andate perse.
Nel 2023-24, sono già stati segnalati altri 46 casi sospetti, per un totale di 664.000 sterline, delle quali 168.000 già perse. Anche se Oxford Business College nega le cifre e afferma di non essere stato formalmente accusato di alcuna irregolarità dal DfE, le autorità hanno comunque bloccato nuove ammissioni da parte di Buckinghamshire New University e Ravensbourne University, due dei principali partner del college.
Nel frattempo, l’Oxford Business College ha visto aumentare esponenzialmente il suo fatturato: da 5 milioni nel 2020 a 49,7 milioni nel 2023, un’espansione che solleva ulteriori dubbi sulla sostenibilità economica del modello.
Il ruolo delle agenzie di reclutamento e i limiti normativi
Un altro punto critico emerso dall’inchiesta riguarda le agenzie di reclutamento esterne, spesso utilizzate per attrarre studenti stranieri in cambio di commissioni. Secondo fonti del DfE, si sta valutando la possibilità di vietarne l’uso o di regolamentarle severamente, soprattutto nei casi in cui vengano coinvolti studenti non intenzionati a frequentare i corsi.
Il problema è che l’Office for Students (OfS) – l’ente indipendente che vigila sull’istruzione superiore – ha poteri limitati sulle istituzioni non registrate ufficialmente. La CEO Susan Lapworth ha dichiarato che “possiamo intervenire e indagare dove registrato, ma i nostri poteri sono limitati se i provider non sono formalmente regolati”. Di conseguenza, il governo sta valutando di rendere obbligatoria la registrazione presso l’OfS per tutte le strutture con oltre 300 studenti.
Il futuro del sistema: tra riforme e dissensi
La pressione pubblica è altissima: un sondaggio pubblicato da The Times mostra che il 99% degli utenti ritiene necessario un intervento governativo per limitare le franchigie universitarie e arginare l’accesso improprio ai fondi.
Anche Universities UK, l’organismo che rappresenta le università britanniche, ha riconosciuto l’importanza del problema. La CEO Vivienne Stern ha affermato che “qualsiasi comportamento fraudolento deve essere eliminato”, ma ha anche ricordato che i programmi in franchising “svolgono un ruolo importante per quegli studenti che non riescono a inserirsi nel sistema tradizionale e contribuiscono allo sviluppo delle competenze e alla crescita economica”.
La sfida, quindi, sarà distinguere tra chi ha realmente bisogno di accesso flessibile all’istruzione superiore e chi tenta di sfruttare le falle del sistema. Le autorità si sono dette determinate a recuperare i fondi persi, anche attraverso il clawback, ovvero il recupero delle somme erogate alle università nel caso si dimostri l’esistenza di frodi o negligenze.
Nel frattempo, i riflettori restano accesi sul franchising universitario e sul ruolo sempre più controverso dei college privati nella gestione dei fondi pubblici destinati all’istruzione. Un sistema pensato per l’inclusione che rischia di trasformarsi, senza controlli efficaci, in un colabrodo finanziario.
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