Tunisia. Gli accordi internazionali bloccano i migranti nel caos legislativo

di Enrico Oliari –
TUNISI. Le autorità tunisine hanno provveduto a sgombrare decine di campi improvvisati di migranti clandestini nella regione di Sfax. In totale gli insediamenti improvvisati, sorti sulle proprietà private di cittadini tunisini, ospitavano 20mila migranti subsahariani bloccati e senza possibilità di prendere le barche per l’Europa per via degli accordi tra il paese nordafricano, l’Italia e l’Unione Europea, che hanno aumentato notevolmente i controlli.
Da parecchi mesi si registravano le proteste degli abitanti, sia per le precarie condizioni igieniche in cui versavano i campi improvvisati, si a per i continui furti, proteste che spesso sono sfociate in momenti di scontro. I migranti sono poi stati trasferiti su terreni di proprietà dello Stato, ma in circa 200 sono stati arrestati per scontri con le forze dell’ordine e per il possesso di armi da taglio.
Poco prima dell’intervento della polizia un alterco tra un migrante ivoriano e uno guineano, seguito a una partita di calcio di Champions League, ha portato alla morte di uno dei due.
Intanto a Tunisi l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, ha reso noto di essere al lavoro per favorire il rimpatrio volontario dei migranti. In diversi hanno già presentato domanda e sono in attesa, alcuni anche da diversi mesi, di essere portati nei loro paesi.
Associazioni di lotta per i diritti umani organizzano quasi quotidianamente sit-in davanti alla sede Oim, a Lac 1 della capitale tunisina, per denunciare la drammatica realtà di migliaia di migranti che vivono in una situazione disperata, senza risorse e senza prospettive, bloccati in Tunisia, con il mare a nord e il deserto a sud.
D’altronde il rimpatrio volontario assistito è cosa più facile a dirsi che a farsi, per via di una serie di fattori che spaziano dal diritto internazionale, che interessa rifugiati e richiedenti asilo, per arrivare alla poca collaborazione dei paesi di partenza, dove le rimesse, cioè i soldi che gli emigrati mandano a casa, rappresentano interi punti di Pil.
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