Usa. Nord Stream 2, Washington al bivio: tra diplomazia di guerra e geopolitica dell’energia

di Giuseppe Gagliano –
Mentre la guerra in Ucraina si trascina senza prospettive di rapida conclusione, un nuovo fronte si apre nel cuore della diplomazia americana: secondo quanto riportato da Politico, l’amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di revocare le sanzioni imposte al gasdotto russo Nord Stream 2. Una mossa che, se confermata, rappresenterebbe una clamorosa inversione della linea adottata da Washington sin dal 2017.
Fonti interne alla Casa Bianca, citate dal quotidiano americano, indicano nell’inviato speciale Steve Witkoff il principale sostenitore di questa opzione. Witkoff, noto per aver costruito un rapporto personale con Vladimir Putin, avrebbe incaricato il suo staff di redigere una lista delle restrizioni energetiche in vigore contro Mosca. Obiettivo: valutare un possibile allentamento delle misure come parte delle trattative per un cessate il fuoco in Ucraina.
Sopravvissuto solo in parte al sabotaggio del 2022, il Nord Stream 2 incarna l’intersezione di energia, politica e guerra. Costruito per raddoppiare il flusso di gas russo verso la Germania, il progetto era stato fin dall’inizio bersaglio delle critiche americane, che lo vedevano come una minaccia all’indipendenza energetica europea.
Revocare oggi le sanzioni su Nord Stream 2, e forse anche su altri asset energetici russi come Arctic 2 LNG, equivarrebbe a sancire la fine della politica di “massima pressione” su Mosca, inaugurata da Trump e proseguita (seppur in modo ambiguo) da Biden. Un gesto di portata strategica, che metterebbe in discussione l’intero disegno americano di “decoupling” energetico tra Europa e Russia.
La proposta di Witkoff tuttavia si scontra con una forte resistenza interna. Tra gli oppositori figurano il segretario di Stato Marco Rubio e il segretario agli Interni Doug Burgum, custode della “dominanza energetica” americana. Dietro il dissenso si cela una questione di sopravvivenza industriale: riaprire il mercato europeo al gas russo significherebbe schiacciare la concorrenza del gas naturale liquefatto (GNL) statunitense, compromettendo gli investimenti delle grandi compagnie energetiche americane come Cheniere Energy.
Come rilevato da Politico, la debolezza dell’attuale politica commerciale americana e l’erosione degli investimenti nel settore dell’energia aumentano la posta in gioco. Consentire alla Russia di rientrare nei mercati europei rischierebbe di trasformare il GNL americano da risorsa strategica a zavorra industriale.
A complicare ulteriormente il quadro vi sono pressioni esterne di attori finanziari privati, come Stephen Lynch, capo di Monte Valley Partners, specializzato nell’acquisto di asset energetici russi a prezzi di saldo. Secondo il Financial Times, anche Matthias Warnig, ex agente della Stasi e storico alleato di Putin, starebbe lavorando a un piano parallelo per riattivare il Nord Stream 2 con il sostegno di investitori americani.
Il rischio evidente è che la politica estera americana venga piegata non a una strategia nazionale coerente, ma agli interessi di lobby economiche capaci di monetizzare la frammentazione geopolitica.
Sul fronte europeo, l’ipotesi di riaccogliere il gas russo resta ufficialmente esclusa. Tuttavia, segnali di apertura emergono dalle dichiarazioni di alcuni dirigenti industriali e dalla lentezza delle misure restrittive comunitarie. Mentre Bruxelles valuta un divieto ai nuovi contratti energetici con Mosca, in diversi ambienti d’affari europei cresce la tentazione di riaprire, almeno parzialmente, i rubinetti russi.
Un ritorno del Nord Stream 2 non sarebbe solo una sconfitta politica per l’Europa e per gli Stati Uniti. Sarebbe il riconoscimento implicito che la guerra energetica scatenata nel 2022 non ha raggiunto gli obiettivi sperati, mentre Mosca, nonostante le sanzioni, continua a sopravvivere e a manovrare sulle divisioni dell’Occidente.
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