A che punto siamo sul nuovo Ddl Sicurezza?
lentepubblica.it Facciamo il punto sul nuovo Ddl Sicurezza, che sta infiammando gli animi in Parlamento e nell’opinione pubblica: il punto sui lavori in Parlamento e su alcuni punti controversi. Il DDL Sicurezza rappresenta uno dei temi più delicati e divisivi all’interno della maggioranza e del dibattito pubblico italiano. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si sono […] The post A che punto siamo sul nuovo Ddl Sicurezza? appeared first on lentepubblica.it.
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Facciamo il punto sul nuovo Ddl Sicurezza, che sta infiammando gli animi in Parlamento e nell’opinione pubblica: il punto sui lavori in Parlamento e su alcuni punti controversi.
Il DDL Sicurezza rappresenta uno dei temi più delicati e divisivi all’interno della maggioranza e del dibattito pubblico italiano. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si sono riuniti a Palazzo Chigi, con la partecipazione dei principali esponenti governativi e parlamentari, per definire una strategia volta a recepire i rilievi avanzati dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accelerando al contempo i tempi di approvazione del DDL.
La necessità di una terza lettura parlamentare ha inasprito le tensioni, con la Lega che ha rilanciato la propria posizione proponendo un’approvazione prioritaria del testo senza ulteriori modifiche.
Inoltre, secondo le indiscrezioni raccolte, la maggioranza sembra orientata ad introdurre un altro DDL relativo al cd. “scudo” per le forze dell’ordine.
I rilievi del Quirinale
Il Presidente Mattarella ha sottolineato una serie di criticità nel testo del DDL Sicurezza, indicando almeno cinque punti di modifica indispensabili, che secondo indiscrezioni dovrebbero essere sei.
Tra questi, emerge la necessità di eliminare il divieto di vendita di SIM telefoniche agli immigrati irregolari, norma che potrebbe limitare la comunicazione anche per i minori non accompagnati, il che sarebbe in contrasto con i principi di umanità e inclusione.
Altrettanto controversa è la disposizione che consentirebbe la detenzione di donne incinte o con figli di età inferiore ai 12 mesi, sollevando interrogativi sulla coerenza con le norme a tutela della maternità e dell’infanzia. Mattarella ha inoltre evidenziato la necessità di circoscrivere meglio il reato di resistenza passiva agli ordini delle autorità e di bilanciare adeguatamente le pene per le lesioni a pubblico ufficiale, introducendo possibili attenuanti al fine di evitare un’applicazione troppo rigida delle sanzioni.
Un altro aspetto particolarmente critico riguarda il divieto di manifestare contro le grandi opere e le infrastrutture strategiche, che secondo il Quirinale andrebbe meglio definito per garantire il diritto costituzionale di libera espressione.
Le polemiche sul rapporto tra atenei e servizi segreti
Desta inoltre notevole preoccupazione la norma che impone alle università e agli enti di ricerca di collaborare con i servizi segreti, alimentando timori di violazioni della privacy e di indebite interferenze nell’autonomia accademica.
Il coinvolgimento obbligatorio delle università con le agenzie di sicurezza, previsto dall’art. 31 del DDL, ha generato preoccupazioni tra docenti, ricercatori e associazioni accademiche. Secondo il testo, gli atenei e gli enti di ricerca pubblici sarebbero chiamati a collaborare con il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), l’AISI e l’AISE, con la possibilità di derogare alle normative sulla riservatezza.
La denuncia delle associazioni universitarie
L’associazione Politecnico Futuro, ad esempio, ha denunciato un aumento della sorveglianza che rischia di diventare invasiva, minando la libertà accademica e il diritto alla riservatezza. Marco Torchiano, vice-coordinatore dell’associazione, ha sottolineato che la norma potrebbe obbligare i ricercatori a divulgare informazioni riservate, con conseguenze potenzialmente gravi per le libertà individuali e collettive. Una preoccupazione condivisa dal Comitato per la Libertà Accademica della SeSaMO, che parla di ambiguità normativa e di violazioni dell’autonomia accademica.
Non tutti, però, condividono questo allarme. Secondo alcuni accademici, come Mauro Velardocchia del Politecnico di Torino, i principi costituzionali in materia di riservatezza offrono già garanzie sufficienti per evitare abusi. Tuttavia, il dibattito resta acceso, con i collettivi studenteschi e le associazioni accademiche che chiedono maggiore chiarezza e garanzie contro possibili derive autoritarie.
La strategia della maggioranza e il confronto parlamentare
Per rispettare l’obiettivo di un’approvazione rapida, il vertice di maggioranza ha ipotizzato di portare il testo direttamente in Aula senza mandato al relatore, facendo cadere così i circa 1.300 emendamenti presentati dalle opposizioni. Questa strategia, se da un lato garantirebbe tempi più rapidi, dall’altro rischia di inasprire il conflitto parlamentare, soprattutto qualora la Lega decidesse di presentare ulteriori proposte emendative.
L’attuazione delle modifiche richieste dal Quirinale, infatti, appare inevitabile per evitare contrasti con i principi costituzionali e garantire l’approvazione di un testo equilibrato. Tuttavia, la volontà della maggioranza di non stravolgere il provvedimento rischia di lasciare irrisolte alcune delle principali criticità segnalate, soprattutto quelle legate ai diritti delle categorie più vulnerabili, come i minori, le donne incinte e i manifestanti.
Il DDL Sicurezza si colloca al centro di una complessa rete di tensioni politiche, sociali e istituzionali. La maggioranza è chiamata a bilanciare le esigenze di celerità con la necessità di recepire le osservazioni del Quirinale, evitando al contempo divisioni interne e un ulteriore irrigidimento del confronto con le opposizioni. Le preoccupazioni sulla libertà accademica, sulla privacy e sui diritti fondamentali, sollevate da diversi attori della società civile, pongono interrogativi sull’equilibrio tra sicurezza e tutela delle libertà.
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