Al Sistina la commedia-matrioska 'eduardiana' di Salemme

AGI - A 67 anni, a pochi mesi dalla festa dei suoi primi 50 anni di teatro (nel 2026), Vincenzo Salemme continua a stupire. Uno dei pochi autori italiani a scrivere con continuità commedie nuove e tutte di successo (una trentina ad oggi) di cui è anche regista e attore, torna ora in scena con uno spettacolo nuovo e al contempo antico, diverso eppure molto simile agli altri in cui la sua cifra stilistica è netta e chiarissima. 'Ogni promessa è debito', dal 12 marzo per un mese al Teatro Sistina di Roma dove è arrivata dopo essere stata già in altre città, ultima delle quali Torino, registrando sempre il sold out (per le tante richieste il Sistina ha prolungato la programmazione: inizialmente doveva essere in scena dal 12 al 23 marzo; poi si è arrivati al 6 aprile, quindi, dopo il debutto, lo spettacolo è stato prorogato fino al 13 aprile). È una commedia diversa, nata, come ha raccontato Salemme all'AGI, dalla 'riscoperta' della drammaturgia di Eduardo. Malgrado abbia debuttato con De

Al Sistina la commedia-matrioska 'eduardiana' di Salemme

AGI - A 67 anni, a pochi mesi dalla festa dei suoi primi 50 anni di teatro (nel 2026), Vincenzo Salemme continua a stupire. Uno dei pochi autori italiani a scrivere con continuità commedie nuove e tutte di successo (una trentina ad oggi) di cui è anche regista e attore, torna ora in scena con uno spettacolo nuovo e al contempo antico, diverso eppure molto simile agli altri in cui la sua cifra stilistica è netta e chiarissima. 'Ogni promessa è debito', dal 12 marzo per un mese al Teatro Sistina di Roma dove è arrivata dopo essere stata già in altre città, ultima delle quali Torino, registrando sempre il sold out (per le tante richieste il Sistina ha prolungato la programmazione: inizialmente doveva essere in scena dal 12 al 23 marzo; poi si è arrivati al 6 aprile, quindi, dopo il debutto, lo spettacolo è stato prorogato fino al 13 aprile).

È una commedia diversa, nata, come ha raccontato Salemme all'AGI, dalla 'riscoperta' della drammaturgia di Eduardo. Malgrado abbia debuttato con De Filippo a 18 anni e sia stato con lui in compagnia, insieme al figlio Luca De Filippo, fino al 1984, anno della morte di Eduardo, Salemme ha raccontato di avere capito davvero la portata della sua drammaturgia dopo aver messo in scena 'Natale in casa Cupiello' nel 2024. E questa rivelazione è stata la spinta che lo ha portato a riscrivere (decine di volte) 'Ogni promessa è debito'.

"Le mie cose di solito raccontano più fatti estremi, questa è la loro particolarità - ha detto all'AGI - stavolta ho provato a restare me stesso, addolcendo il passaggio tra un estremo farsesco e un estremo sentimentale, tra un'emozione e l'altra". Alla fine il risultato è sorprendente. Una struttura narrativa fatta di quadri che si susseguono tutti con una propria autonomia narrativa e in parte interscambiabili, quasi a godere una loro autonomia. Sulla scena Salemme è l'astro di riferimento attorno a cui tutto gira - tranne nella prima scena e in quella centrale - e le situazioni che si susseguono a ritmo incalzante (lo stesso autore ha raccontato che "stavolta era impossibile immaginare un intervallo") sono come bamboline grezze di una matrioska su cui il commediografo di Bacoli dipinge soggetti e scrive battute. Una dentro l'altra, funzionali a un racconto che si conclude con un epilogo che stupisce e spiazza il pubblico.

 

 

La storia è quella del proprietario della pizzeria 'Croce e delizia' di Bacoli, Benedetto Croce, interpretato da Salemme, che fa naufragio con i figli e con il cameriere e, sonnambulo, fa un voto alla santa protettrice di Bacoli (città dello stesso Salemme), Sant'Anna, di donare una grossa cifra riferita fino al centesimo (5.557.382,60 euro). Un'influencer volgare e avida, Seccia Nera (Rosa Miranda), diffonde l'audio del voto e scatenano gli appetiti di tutti. A cominciare da padre Cristoforetto (Nicola Acunzo) che, in quanto parroco della chiesa che porta il nome della patrona, pretende di vantare una primazia religiosa sul voto. Ma c'è anche il sindaco di Bacoli (Geremia Longobardo) a battere cassa perché sant'Anna - sostiene - e' la protettrice del paese che lui amministra. Oppure il fratello di Benedetto (Domenico Aria) o l'indiano 'capo-dondolo', napoletano in incognito, che si spaccia per pizzaiolo (Vincenzo Borrino). Benedetto Croce tenta invano di spiegare che i soldi del voto non esistono, ma nessuno sembra credergli.

E così dal confronto con i vari 'pretendenti' al denaro del voto a Sant'Anna, nascono come spesso nelle commedie di Salemme le situazioni comiche e gli sketch più esilaranti. Dove abbondano le situazioni care a Totò - che resta un punto di riferimento comico - a partire dalla inevitabile vittima-spalla (il cameriere, interpretato dall'ormai inseparabile Antonio Guerriero), quindi la comicita' che scaturisce dagli strafalcioni lessicali, dagli equivoci, dalle situazioni grottesche e dai personaggi improbabili che l'attore e regista di Bacoli stavolta va a pescare anche nel suo vasto e consolidato repertorio. Sono diversi, infatti, i momenti in cui si ride per situazioni e battute che hanno origine nel passato, da 'E fuori nevica' e 'Pasticceria Bellavista' a 'Una festa esagerata'.

Stavolta, però, Salemme inserisce anche elementi prettamente eduardiani. Non solo nelle tematiche, ma anche nei personaggi. Su tutti quello della figlia (Fernanda Pinto), la cui serietà un po' cupa che in qualche modo stona col resto dei personaggi ricorda quella di Lina Sastri, giovane interprete della figlia di Luca Cupiello nella commedia di Eduardo. E il suo sfogo, in cui chiede al padre di voler andare a Boston per essere libera di seguire il suo sogno di fare la cantante, a cui segue quello del figlio (Gennaro Guazzo) che invece sta sempre col cellulare perché la sua è "una generazione incredibilmente infelice", rappresenta una sorta di spartiacque tra la farsa e il dramma, tra la commedia leggera e il teatro impegnato. Un attimo che costringe lo spettatore a riflettere e quasi a sentirsi in colpa per non aver capito il dramma interiore dei due ragazzi. E' solo un momento, pero'. Poi torna la comicità e si ricomincia a ridere. Finché non accade un colpo si scena inatteso che dà il senso a tutta la commedia il cui finale, come sempre nelle opere di Salemme, pone un forte interrogativo di carattere morale al pubblico.  

 

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