Alessandro Bove, virtuoso pianista lucano a Stoccarda

L’arte in genere, ma la musica in , non conosce confini. Anzi i musicisti, come del resto i cantanti, devono la loro notorietà ai tour e alle permanenze all’estero sia per apprendere e affinare ulteriormente le tecniche e le virtuosità apprese in Italia e sia per diffonderle nei paesi di accoglienza.
È quanto sta vivendo Alessandro Bove a Stoccarda. Nato a Potenza (Basilicata), fin da giovanissimo ha intrapreso la strada del Conservatorio diplomandosi brillantemente in pianoforte a Siena spianando così la strada per un Masterclass di Alto perfezionamento a Napoli e Parigi.
Fra i suoi illustri Maestri spiccano l’argentino Hector Moreno e gli italiani Carlo Grante ed Aldo Ciccolini.
La sua bravura gli ha consentito di vincere numerosi concorsi, fra i quali l’Amadeus della città di Taranto, Armonium Messapiae di Lecce, la Città di Cercola – Napoli e Samik di Montecatini Terme.
Alessandro Bove coltiva però anche una grande passione per l’insegnamento iniziata fin dall’età di 15 anni. A lui, infatti, piace molto trasferire i suoi saperi musicali agli adolescenti in modo da creare le basi per un ricambio generazionale.
È co-fondatore del Lucus Trio e pianista/maestro del Coro polifonico dell’Università degli Studi della Basilicata (Unibas).
Nel 2022 dopo il riposo forzato del Covid decide di trasferirsi a Stoccarda, città che anche per la musica gode di una grande fama internazionale, tant’è che in poco tempo riesce ad inserirsi a pieno titolo nel variegato panorama della musica pianistica, conquistando piacevoli collaborazioni in attività concertistiche anche in Svizzera, Francia e Italia.
Attualmente sta alacremente lavorando ad un progetto discografico per pianoforte.
La scelta della Germania è stata dunque provvidenziale:
“La Germania è un paese che mi attraeva fin dalla gioventù, oggi ancora di più — oltre la bellezza del territorio — per le opportunità musicali e culturali, come anche per l’apertura verso progetti internazionali.
Che grado d’integrazione concertistica, sociale e culturale sei riuscito a raggiungere in poco più di tre anni?
Mi sono inserito nel panorama concertistico tra collaborazioni con istituzioni culturali e artisti di un ampio e ricco panorama musicale.
Quali sono stati gli scogli più difficili da superare?
La lingua, la burocrazia e costruire una rete solida in un ambiente molto competitivo, seppur ricco di opportunità per uscire dalla propria zona comfort.
Un pianista vive di attività concertistica e d’insegnamento. Come ti sei inserito in questo mercato, ricco di concorrenza internazionale?
Attraverso concerti, collaborazioni varie e progetti con istituzioni locali e internazionali.
Ti reputi un concertista solista o di far parte di un ensemble?
Principalmente solista, ma la musica da camera, nonché la collaborazione con cantanti, resta sempre una passione e un impegno costante.
Quali sono le proposte che riscuotono un maggiore interesse di pubblico?
Ho scelto di vivere in un Paese di grandi compositori, di conseguenza in un contesto dove la sensibilità e l’attenzione per la musica sono molto alte; Va da sé che il repertorio che si può proporre è decisamente ampio: resta un amore innato per i grandi compositori del passato ma al contempo si nota una grande voglia di innovazione, scoperta, novità ed apertura ad un linguaggio che è in costante evoluzione. Al di fuori della Germania ho riscontrato essere di particolare impatto eseguire composizioni famose di grandi autori classici e romantici, visto l’amore nei confronti della tradizione sempre molto importante.
Hai fatto delle incisioni?
Sì, e sto lavorando a nuove produzioni.
Partecipi a Festival, concorsi nazionali italiani ed internazionali?
Certamente, soprattutto in contesti che valorizzano la musica classica e contemporanea.
Qual è il beneficio che se ne trae?
I benefici più importanti sono visibilità, crescita artistica e l’opportunità di costruire nuove collaborazioni.
Che opportunità ti sta dando la Germania ed in particolare Stoccarda?
Un ambiente stimolante con un forte interesse per la musica classica, la possibilità di sviluppare progetti culturali e non ultimo siamo nel cuore d’Europa.
La fase di recessione economica in atto in Germania tocca anche il vostro settore concertistico?
Stiamo vivendo un periodo storico molto importante, alla luce degli avvenimenti a cui ogni giorno assistiamo, inevitabilmente tutti i settori subiscono, l’arte tutta non è dispensata; il concerto resta comunque un momento di condivisione a cui le persone non vogliono rinunciare.
Voi artisti avete anche una sorta di salvataggio sociale?
Probabilmente sì, come in ogni settore suppongo.
Ed ora qualche curiosità: Quante ore trascorri giornalmente al pianoforte?
Dipende dai periodi, dalle tre ore per mantenere una pratica costante e mirata fino a anche 10/12 ore in periodi particolari, per esempio prima di concerti, in fase di preparazione a una registrazione o altro.
Che disagio o male può causare la velocità sulla tastiera?
La preparazione è una costante attitudine psicofisica. Per un musicista in generale, e nel mio caso specifico un pianista, la domanda si pone al contrario: ,,Come si riesce ad evitare di incorrere in infortuni legati alla velocità / al virtuosismo?” Vista l’importanza anche della condizione fisica, presto costantemente attenzione a un “allenamento adeguato”, postura giusta (non soltanto al pianoforte), tanto stretching ed evitare sforzi che possano compromettere il mio lavoro.
Dove ti eserciti?
Nel mio studio, dove posso concentrarmi senza distrazioni.
Qual è il rapporto col vicinato?
Oggi positivo poiché da più di un anno abito in una casa singola dove posso studiare e suonare anche di notte. Il vicinato è molto gentile e mi trovo decisamente bene. Prima era ovviamente difficile perché in un appartamento bisogna trovare il giusto compromesso tra le necessità dello studio e il rispetto degli orari previsti.
Come fai a farti conoscere?
Attraverso concerti, collaborazioni e figure scelte di riferimento per promuovere i miei progetti e per creare contatti nuovi.
Hai un’agenzia di riferimento?
Sto valutando collaborazioni con agenzie, ma ad oggi mi muovo autonomamente. Poi, come detto precedentemente, ci sono diverse figure che promuovono i miei progetti.
Quali autori garantiscono il pienone di una sala?
Il pienone di una sala è garantito soprattutto dalla figura dell’artista e dall’organizzazione dell’evento. Generalmente p.e. i Festival attirano un pubblico che di per sé assicura il pienone anche indipendentemente dall’autore. Comunque i grandi classici partendo da Bach, arrivando a Rachmaninov e oltre sono quasi sempre una garanzia. Opere famose e autori conosciuti sono di sicuro una buona ricetta, è anche importante però valutare bene il contesto e il pubblico legato ad esso, soprattutto quando si presentano programmi più particolari.
Per esperienza, che cosa chiede il pubblico?
Questa è una domanda difficile in quanto molto generica – come detto sopra, dipende dai posti, dalle abitudini e interessi del pubblico specifico. In generale si può sicuramente dire che il pubblico desidera vivere emozioni e coinvolgimento, oltre a un’esperienza unica che rende il concerto un momento da ricordare.
Che reazione registri a nuove proposte di musica da camera? Per esempio, in Germania, Italia, Svizzera, Francia e Austria?
Dalla mia esperienza, in Germania e Austria c’è più apertura alla sperimentazione, mentre in Italia il pubblico è più legato alla tradizione.
Chi fa da tramite per esplorare “nuovi mercati” europei ed extraeuropei?
Ci sono diverse strade, ma restano sicuramente sempre importanti i contatti con istituzioni, la partecipazione a Festival e collaborazioni con altri artisti, oltre a figure all’interno del settore.
Avete dei fans che vi seguono costantemente come avviene in altri ambiti della musica?
Sì e no. Di certo un musicista classico non è paragonabile a una rock star, ma ci sono comunque fans o ammiratori che seguono concerti, pubblicazioni sia in forma liquida che fisica (disco). Certamente si creano anche nell’ambito della musica classica dei „legami“ tra l’artista e il pubblico.
Come superate lo strapazzo delle dita?
Non è un problema delle dita per quanto mi riguarda, piuttosto il punto è un costante “sano atteggiamento psicofisico”.
Ormai la tecnologia è entrata a far parte anche nel mondo della partitura o spartito. Rimpiangi la carta?
Uso entrambi, ma la carta mantiene sempre un fascino speciale. Sono comunque convinto che l’apertura mentale sia un atteggiamento indispensabile, e nel caso degli sviluppi tecnologici essere al passo con i tempi permette di percepire e quindi usufruire dei vantaggi di entrambi.
Quanto ti senti appagato?
Per me l’appagamento è un concetto difficile in quanto tende facilmente a trasformarsi nella sensazione di essere arrivati in un certo senso, e quindi di poter o voler fermarsi – il ciò porta spesso allo spegnimento. Io vivo la vita e la musica come una ricerca continua. La volontà di andare sempre oltre, di porsi nuovi obbiettivi, di oltrepassare l’orizzonte appena raggiunto è una condizione sine qua non. Per dirlo alla Faust: Mi sento appagato proprio perché non arrivo a quel momento dove potrei dire a quell’attimo: fermati dunque, sei così bello!
Che legame riesci a mantenere con la tua Basilicata, oltre a quello affettivo?
Attraverso collaborazioni culturali e ritorni per eventi musicali.
Dove vedi il tuo futuro?
Ovunque con la musica!
Qual è la tua reazione?






