Alessio Bernabei si apre: "Rivelo una cosa mai detta prima"
Dopo diversi anni i “Dear Jack” si sono riuniti e Alessio Bernabei,...
Dopo diversi anni i “Dear Jack” si sono riuniti e Alessio Bernabei, Lorenzo Cantarini, Francesco Pierozzi, Alessandro Presti e Riccardo Ruiu, sono tornati insieme con il nome di Follya. La band ha da poco rilasciato il nuovo singolo Don’t Cry e visto che il tema del pezzo è la mascolinità tossica, Alessio Bernabei con dei video pubblicati su TikTok ha voluto fare delle rivelazioni proprio sulla sfera della sua emotività e del suo passato fatto anche di errori e limiti. L’artista ha dichiarato di aver trattato male diverse ragazze, perché ormai il suo fare da macho aveva soffocato la sua parte empatica e sensibile.
Alessio Bernabei: “Cosa mi è succrsso dopo la rottura con i Dear Jack”.
“Voglio raccontare una cosa che non ho mai raccontato prima ed è di come la mascolinità tossica mi ha allontanato dalla carriera e dal successo. Ovviamente ogni carriera musicale è colpita da alti e bassi, è un po’ tutta un’altalena, quindi il naturale svolgersi degli eventi porta ad alti e bassi di base. Tutto è iniziato nel 2016 circa, quando dopo la band ho fatto Sanremo con Non Siamo Infinito, e mi ricordo che avevo una grande pressione sociale.
Molti mi mettevano pressioni perché dovevo per forza essere un macho, un super uomo, addirittura mi criticavano il calzino che mancava sotto la scarpa. Ero molto teso a livello sociale. Il mio istinto è stato quello di farmi forte con una mascolinità che non faceva parte di me. Volevo per forza sembrare quello che magari uscendo con una ragazza paga per forza la cena, oppure doveva farsi vedere con una macchina di un certo tipo, doveva farsi vedere con un vestito di un certo tipo. E questa cosa mi faceva molto soffrire, non mi faceva sentire a casa.
Quella grande pressione sociale mi ha subito messo un mindset che ha attirato donne o persone che non facevano parte di quello che ero e che non somigliavano a me. E questo si riversava tutto nella mia arte, io non riuscivo più a essere reale e soprattutto non c’ero con la testa, quindi l’appuntamento in studio non lo facevo o non ero puntuale. Disertavo gli appuntamenti con la casa discografica, mi chiamavano e non rispondevo al telefono. Mi ha totalmente dirottato da quello che era il mio percorso artistico.
Quando ero nei Dear Jack i nostri testi parlavano per lo più d’amore e le nostre canzoni erano molto molto romantiche, al limite dello sdolcinato. Poi succedeva che quando tornavo, quando non ero sotto i riflettori, non trattavo bene le ragazze. Non ero uno stinco di santo e molte volte le trattavo di mer*a. Quindi il punto è: non confondiamo i messaggi che mandiamo attraverso i testi delle canzoni con la persona che siamo veramente fuori dai riflettori. Mi vergognavo a mostrare l’empatia e la sensibilità, volevo fare il macho e lo vedevo come un punti di forza.
Non ero stato educato all’emotività. Il problema di molti maschi è questo. La nostra intelligenza emotiva non viene allenata e coltivata. Educhiamo gli uomini a tirare fuori la sensibilità e a fare della fragilità un punto di forza. Meglio essere reali e sensibili che finti supereroi o machi. Voglio anche rivendicare il diritto di noi uomini a piangere“.
alessio bernabei
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