Anticipo TFS Statali, l’INPS frena: beffa per i lavoratori?

lentepubblica.it A quanto pare è arrivato uno stop all’anticipo del TFS per gli Statali: l’INPS avrebbe un po’ rallentato sulla misura. Qual è la situazione attuale e cosa rischiano i lavoratori in questa situazione di stallo? È passato meno di un anno da quando, il 25 aprile del 2024, l’Inps, con il messaggio 1628, comunicava che […] The post Anticipo TFS Statali, l’INPS frena: beffa per i lavoratori? appeared first on lentepubblica.it.

Anticipo TFS Statali, l’INPS frena: beffa per i lavoratori?

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A quanto pare è arrivato uno stop all’anticipo del TFS per gli Statali: l’INPS avrebbe un po’ rallentato sulla misura. Qual è la situazione attuale e cosa rischiano i lavoratori in questa situazione di stallo?


È passato meno di un anno da quando, il 25 aprile del 2024, l’Inps, con il messaggio 1628, comunicava che “Con riferimento alla prestazione di anticipazione ordinaria del TFS/TFR in favore degli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali istituita con la deliberazione del Consiglio di Amministrazione dell’INPS n. 219 del 9 novembre 2022, si comunica che le risorse finanziarie a essa destinate nel Bilancio di previsione dell’INPS per l’anno 2024 sono, sulla base delle stime effettuate, in via di esaurimento.”

Pertanto, dal 26 aprile 2024 gli uffici credito delle Sedi/Poli territoriali e nazionali non possono elaborare e trasmettere le bozze di proposta di cessione agli utenti né questi ultimi potranno procedere all’invio delle domande.

Tuttavia, con una nota pubblicata sul proprio portale (https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/notizie/dettaglio-news-page.news.2024.04.anticipazione-tfs-tfr-chiarimenti.html), l’Inps ha riconosciuto la rilevanza sociale di questa prestazione, che consente ai lavoratori di accedere a forme di credito agevolato legate alla liquidazione maturata. Proprio per questo, ha annunciato che avrebbe valutato possibili evoluzioni della misura, tenendo conto sia del quadro dei tassi d’interesse sia dell’ampliamento della platea di beneficiari, che potrebbe derivare dalla riapertura delle adesioni al Fondo prevista dalla normativa vigente. Peccato però che adesso, secondo alcune fonti sindacali, la sospensione sembra si sia trasformata in uno stop definitivo.

Differenze tra TFS e TFR

Prima di esaminare nel dettaglio la questione relativa all’anticipazione del TFS e del TFR, è fondamentale chiarire la distinzione tra queste due forme di liquidazione riconosciute ai dipendenti pubblici.

Il Trattamento di Fine Servizio (TFS) è l’indennità spettante ai lavoratori della Pubblica Amministrazione assunti prima del 1° gennaio 2001. A partire da tale data, per i nuovi assunti è stato introdotto il Trattamento di Fine Rapporto (TFR), in linea con quanto previsto per i lavoratori del settore privato.

La principale differenza tra le due forme di trattamento risiede nelle modalità di calcolo:

  • il TFS viene determinato in base all’ultima retribuzione annua percepita dal lavoratore. In particolare, l’importo si ottiene calcolando l’80% di un dodicesimo dell’ultima retribuzione annua, moltiplicato per gli anni di servizio effettivamente prestati;
  • il TFR, invece, è calcolato sulla base della somma delle retribuzioni lorde annue, comprensive di tredicesima ed eventuale quattordicesima. L’importo annuo viene diviso per 13,5, da cui si sottrae il contributo INPS dello 0,5%. La somma così ottenuta è poi soggetta a una rivalutazione annuale in base agli indici ISTAT.

Queste differenze si riflettono non solo nell’ammontare complessivo della liquidazione spettante ai lavoratori, ma anche nelle modalità e nei tempi di erogazione, aspetti centrali nella questione dell’anticipazione a tasso agevolato.

L’intervento della Corte Costituzionale

In un precedente articolo (https://lentepubblica.it/personale-e-previdenza/quanto-costano-ritardi-tfr-tfs-dipendenti-pubblici/) abbiamo affrontato l’annosa questione dei ritardi nell’erogazione dei Tfr/tfs ai dipendenti pubblici e delle spiacevoli conseguenze economiche che essi producono.

Sul tema era intervenuta anche la Corte Costituzionale, che con la sentenza n. 130/2023 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del differimento e della rateizzazione del TFS e del TFR dei dipendenti pubblici.

Secondo la Consulta, tale meccanismo viola l’art. 36 della Costituzione, che tutela il diritto alla giusta retribuzione, garantendo ai lavoratori un compenso adeguato alla qualità e quantità del lavoro svolto, in grado di assicurare a loro e alle loro famiglie un’esistenza dignitosa.

Tuttavia, sebbene sia decorso più di un anno dalla pronuncia del giudice delle leggi, il legislatore non è intervenuto in alcun modo in materia, a riprova di un generale disinteresse da parte della politica per i diritti e le necessità dei dipendenti pubblici.

Anticipo TFS Statali, riconfermato lo stop da parte dell’INPS?

Ad aggravare la situazione, è la (ormai) probabile riconferma dello stop agli anticipi di Tfs/Tfr da parte dell’Inps.

Infatti, secondo alcune fonti sindacali, l’Inps avrebbe trasformato in definitiva la sospensione, dando luogo ad un’ulteriore penalizzazione nei confronti di chi presta servizio per lo Stato con impegno e dedizione, garantendo il funzionamento della macchina pubblica.

È un vero trionfo dell’equità, non c’è che dire. Mentre i lavoratori privati possono contare su un pagamento tempestivo del TFR, i dipendenti pubblici, evidentemente, sono condannati a rimanere nell’ombra, in attesa che lo Stato decida di sborsare quanto gli spetta di diritto. E che dire della Corte Costituzionale? Ma a chi importa delle sentenze quando puoi semplicemente ignorare le norme e continuare a sfruttare i lavoratori? È un vero trionfo dell’indifferenza.

E ora, per chi ha bisogno urgente di liquidità, non gli resta che rivolgersi alle banche. Peccato però che i tassi d’interesse siano alle stelle: un anticipo di 45.000 euro a un tasso del 3% è una vera occasione, costando “solo” 1.500 euro all’anno. Non c’è niente di più gratificante che pagare profumatamente per accedere a quanto si è già guadagnato.

E intanto i soldi dei lavoratori continuano a giacere nelle casse statali per anni, senza che i legittimi titolari vedano un centesimo di interesse. Questo non è altro che un furto legalizzato, una violazione palese della dignità di chi lavora duramente ogni giorno.

Lo Stato ha sicuramente trovato un modo per dimostrare quanto tenga ai propri lavoratori. Chi ha bisogno di un sistema equo quando si può semplicemente ignorare il problema? Perché, alla fine, i dipendenti pubblici sono solo un fastidio da gestire e i loro diritti possono attendere… anche per sempre. Bravo, Stato italiano… “92 minuti di applausi”, diceva il ragionier Fantozzi.

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