Uno degli ecosistemi di cui si parla meno, almeno in proporzione a quanto sia minacciato dalle attività umane, è quello della prateria: le distese di erbe stanno sparendo in tutto il mondo a causa del consumo di suolo, ma anche del semplice abbandono. Con il tempo, infatti, una prateria non "gestita" ritorna a essere una foresta, che è una buona notizia per il pianeta ma una cattiva per la biodiversità specifica di quegli habitat.
Volete un'altra cattiva notizia? Uno studio che arriva dal Giappone, pubblicato sul Journal of Applied Ecology, dimostra che gli impollinatori, elemento essenziale per la salute delle praterie, hanno bisogno di decenni prima di tornare in forze – in altre parole, non possiamo sperare che questi ecosistemi si riprendano in breve tempo se vogliamo tutelarli.. Perché tutelare la prateria? La questione della scomparsa delle praterie può sembrare assurda: se lasciate a loro stesse vengono (relativamente) presto sostituite da una foresta, il che dovrebbe essere un bene. D'altra parte, però, molte praterie esistono ormai da un tempo abbastanza lungo da aver sviluppato una propria "identità" e una ricchezza di biodiversità.
In altre parole, anche se molte praterie non sono la condizione naturale in cui esisterebbe il paesaggio, sono ormai abbastanza vecchie e ricche da essere meritevoli di tutela. E il team giapponese ha deciso di studiare un "pezzo" di prateria che viene gestita e mantenuta ormai da 300 anni: le piste da sci della prefettura di Nagano, che nel XIX secolo erano usate come pascoli.. Vecchio è meglio. Il confronto storico con le condizioni delle praterie 300 anni fa e oggi ha permesso al team di scoprire innanzitutto quali insetti impollinano quali piante, e qual è il legame tra l'età della prateria e l'identità degli impollinatori. Quando la prateria è ancora giovane, infatti, è frequentata soprattutto da mosche e altri ditteri, che sono impollinatori generalisti: visitano diverse specie di fiori in cerca di polline, e spesso finiscono quindi per impollinare la specie "sbagliata" – uno spreco, dal punto di vista delle piante.
Quando una prateria ha almeno 75 anni, invece, cominciano a comparire in quantità altri tipi di impollinatori: api e farfalle, che si concentrano su una singola specie e sono quindi più efficaci nell'impollinazione. L'arrivo di api e farfalle fa "esplodere" la prateria, che più è vecchia più è ricca. Lo studio suggerisce quindi che la creazione di nuove praterie da gestire sia meno efficace della conservazione di praterie già esistenti, che dovrebbero quindi diventare la nostra priorità..