Arcuri si prende la rivincita: “Covid? Sapevo di non aver fatto nulla. Giustizia è fatta”

Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, è stato assolto dal reato di abuso d'ufficio in un'inchiesta riguardante presunti illeciti nell'acquisto di 800 milioni di mascherine dalla Cina durante le prime fasi della pandemia scoppiata ad inizio 2020. La svolta arriva poiché il reato di abuso d'ufficio è stato abolito nel 2024, mentre le accuse di peculato e corruzione, inizialmente ipotizzate dai pm, erano già state archiviate. E ora Arcuri parla a Repubblica dopo la svolta giudiziaria: “Mi secca molto essere stato assolto perché il reato è stato abrogato. Con il mio avvocato Grazia Volo, a cui sono molto grato, avevamo scelto l'abbreviato per essere giudicato il prima possibile. Sapevo di non aver fatto nulla e volevo un'assoluzione nel merito ma purtroppo i tempi della giustizia sono stati troppo lunghi. Ma giustizia è stata”.     Poi Arcuri fa una rivelazione: “Io e i miei collaboratori, che mi sono restati vicino in questi anni, abbiamo ricevuto molte

Arcuri si prende la rivincita: “Covid? Sapevo di non aver fatto nulla. Giustizia è fatta”

Domenico Arcuri, ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, è stato assolto dal reato di abuso d'ufficio in un'inchiesta riguardante presunti illeciti nell'acquisto di 800 milioni di mascherine dalla Cina durante le prime fasi della pandemia scoppiata ad inizio 2020. La svolta arriva poiché il reato di abuso d'ufficio è stato abolito nel 2024, mentre le accuse di peculato e corruzione, inizialmente ipotizzate dai pm, erano già state archiviate. E ora Arcuri parla a Repubblica dopo la svolta giudiziaria: “Mi secca molto essere stato assolto perché il reato è stato abrogato. Con il mio avvocato Grazia Volo, a cui sono molto grato, avevamo scelto l'abbreviato per essere giudicato il prima possibile. Sapevo di non aver fatto nulla e volevo un'assoluzione nel merito ma purtroppo i tempi della giustizia sono stati troppo lunghi. Ma giustizia è stata”.

 

 

Poi Arcuri fa una rivelazione: “Io e i miei collaboratori, che mi sono restati vicino in questi anni, abbiamo ricevuto molte telefonate, con proposte di fornitura. Anche da politici, soprattutto quelli che erano più lontani dalla gestione dell'emergenza e che magari facevano parte di formazioni politiche più piccole. Sono sempre stati gentilmente respinti”. 

 

 

“L'emergenza Covid è stata - prosegue Arcuri - il più grande disastro del dopo guerra. A chi nega dico che in Italia ci sono stati 25 milioni di positivi, 216mila morti, non si deve dire altro. Sul resto, abbiamo ancora gli occhi lucidi per chi non ce l'ha fatta. E, proprio nel loro onore e ricordo, c'è il dovere di non farci trovare impreparati, se dovesse accadere di nuovo. Credo debba essere il compito principale della commissione d'inchiesta. Eravamo completamente impreparati. Come in tutto il mondo. L'apparato dello Stato non era in grado di fronteggiare una tragedia di questo tipo, nessuna scorta di mascherine, nessuna azienda in grado di produrle. Niente respiratori. Un quarto dei posti in terapia intensiva della Germania. Bisognava comprare tutto”. Sono stati anche commessi errori, ammette Arcuri, “ma pochissimi, soprattutto in un rapporto tra l'entità del problema che si ha di fronte e il numero di sbagli. I fatti dicono che non c'è stata alcuna richiesta di rinvio a giudizio per corruzione o peculato, a fronte di una macchina che ha mosso miliardi. È un caso forse unico nella storia”.

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