Ardenza: tasse, migranti e reddito, Scholz-Merz noia totale

Chi si aspettava uno scontro da far ribaltare i sondaggi come quello, storico, fra un Richard Nixon malaticcio e sudato, contro un JFK abbronzato e brillante sarà rimato deluso. D'altra parte, la Germania non è una repubblica presidenziale. Per cui se il confronto diretto fra i due principali candidati cancellieri resta importante, alla fine il voto di domenica sarà un voto per un partito. Oppure due, visto che il sistema tedesco permette anche il voto disgiunto: uno per il partito nella lista proporzionale e uno per il candidato del collegio uninominale. Ieri comunque il cancelliere uscente, il socialdemocratico Olaf Scholz e il suo principale sfidante, il cristiano democratico Friederich Merz, si sono affrontati in diretta tv nella speranza di portare a casa più voti di quelli assegnati loro dai sondaggi. Consapevole di avere fama di leader freddo e distaccato, Scholz si è mostrato brillante e ottimista. «Com'è la sua Germania?», è la prima domanda. «Un paese amichevole» risponde

Ardenza: tasse, migranti e reddito, Scholz-Merz noia totale

Chi si aspettava uno scontro da far ribaltare i sondaggi come quello, storico, fra un Richard Nixon malaticcio e sudato, contro un JFK abbronzato e brillante sarà rimato deluso.

D'altra parte, la Germania non è una repubblica presidenziale. Per cui se il confronto diretto fra i due principali candidati cancellieri resta importante, alla fine il voto di domenica sarà un voto per un partito. Oppure due, visto che il sistema tedesco permette anche il voto disgiunto: uno per il partito nella lista proporzionale e uno per il candidato del collegio uninominale. Ieri comunque il cancelliere uscente, il socialdemocratico Olaf Scholz e il suo principale sfidante, il cristiano democratico Friederich Merz, si sono affrontati in diretta tv nella speranza di portare a casa più voti di quelli assegnati loro dai sondaggi.

Consapevole di avere fama di leader freddo e distaccato, Scholz si è mostrato brillante e ottimista. «Com'è la sua Germania?», è la prima domanda.

«Un paese amichevole» risponde il cancelliere, «un paese costruttivo». «E qual è il suo stato d'animo?», chiedono a Merz? «Siamo in stato di tesa attenzione», risponde lui. Il gioco è chiarissimo dalle prime battute: Scholz dispensa sorrisi per far capire che va tutto bene, che la sua leadership non è da dubitare mentre l'avvocato Merz si fa interprete delle preoccupazioni degli elettori ora per la crisi economica, ora per l'allarme terrorismo, «figlio di una politica migratoria sbagliata del governo “semaforo”», ossia quello di Olaf Scholz. Ma cos'è che non la fa dormire, chiedono a Merz: «Io dormo bene ma certo mi preoccupa l'Ucraina; e poi spero che ci sia una svolta verso il meglio in Germania: ci sono molte aspettative nel prossimo governo», e poi la prima stilettata, «e lei da domenica prossima non sarà più cancelliere», dice a Scholz. Ma Scholz non fa un plissé e parla contento della sua vita felice «anche quella personale, anche nell'amore».

Anche Merz ha un lato umano e ricorda la sorella 21enne morta in un incidente d'auto come anche il fratello morto prima dei 50 per sclerosi multipla. Ma poiché siamo in un sistema parlamentare e i tedeschi si aspettano che i due duellanti costruiscano insieme la prossima maggioranza di governo né Merz né il cancelliere rispondono alla domanda «cosa le dà fastidio del suo avversario?». «Ci sono delle cose ma non le dico», è la linea di entrambi. Tutto il duello continua come un balletto: senza interruzioni, senza alzare la voce, marcando le differenze, che esistono, ma senza eccessi, come nel caso di Frank. Frank è un berlinese di 58 anni, protagonista di un breve servizio allestito per i due ospiti: da 20 anni Frank non lavora ma vive di sussidi. «Prendo 570 euro al mese, il mio telefono è pagato, il mio affitto è pagato, non mi resta molto in tasca ma ce la faccio: a questa età chi mi prende per lavorare».

Olaf e Friedrich reagiscono in modo opposto ma uguale: Scholz dice che no, non ci siamo, che Frank deve lavorare e che deve essere incentivato a farlo anche con sanzioni (pecuniarie) per ogni lavoro che il Job Centre gli offra e che lui rifiuti. Merz fa lo scandalizzato: «Bisogna dirgli che lo Stato non è più disposto ad aiutarlo in questo modo. A me», aggiunge, «non mi piace nemmeno il nome “reddito di cittadinanza”, è un concetto sbagliato, forse sarebbe meglio dire “assicurazione di base”». Il messaggio è partito: i 5,5 milioni di persone che in Germania vivono di reddito di cittadinanza possono cominciare a preoccuparsi.

Ma voi la fate la spesa? «Io è tanto che non la faccio perché non ho avuto tempo», risponde Scholz. Angela Merkel però la faceva sempre e allora lui recupera: «Però una volta su due pago in contanti», dice, confessando di condividere una passione dei tedeschi.
Merz no: «Io pago col telefono, però la spesa la faccio da solo».

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