Il primo nuovo trattamento in 50 anni a rappresentare una svolta per chi soffre di asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è un farmaco già conosciuto, disponibile e ben tollerato dai pazienti.
Un anticorpo monoclonale (cioè un clone cellulare ottenuto in laboratorio di un anticorpo) che prende di mira un tipo specifico di globuli bianchi, il Benralizumab, riduce l'infiammazione durante gli attacchi più violenti in modo più efficace rispetto all'attuale standard terapeutico, e diminuisce del 30% il bisogno di ulteriori terapie.
Gli incoraggianti risultati di uno studio del King's College London sono stati pubblicati sul Lancet Respiratory Medicine journal.. Asma: che cos'è e come si manifesta. L'asma è una delle malattie respiratorie più diffuse al mondo, e si manifesta come un'infiammazione cronica delle vie respiratorie.
Agenti irritanti (come allergeni, virus, inquinamento) portano periodicamente alla riacutizzazione della risposta infiammatoria, che culmina nelle cosiddette esacerbazioni o attacchi d'asma, manifestazioni in cui la funzionalità respiratoria peggiora e si verificano sintomi come crisi respiratorie violente, sibilo nel respiro, tosse, senso di costrizione al torace.
Secondo le stime dell'OMS, soffrono di asma 262 milioni di persone nel mondo: l'asma è pertanto un importante problema di salute pubblica.. Che cos'è la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una malattia respiratoria progressiva caratterizzata dall'ostruzione irreversibile delle vie aeree, che colpisce in particolar modo chi ha, o ha avuto l'abitudine al fumo di sigaretta. Caratterizzata da un generale stato di infiammazione polmonare, rende chi ne soffre più suscettibile a infezioni respiratorie di varia origine.. Anche questa malattia è soggetta a esacerbazioni, cioè riacutizzazioni durante le quali tosse, respiro affannoso e produzione di espettorato peggiorano, e può verificarsi una condizione potenzialmente fatale, l'insufficienza respiratoria acuta.
La BPCO è diventata, nel 2020, la terza causa di morte in tutto il mondo, a causa della cattiva qualità dell'aria per l'inquinamento atmosferico e del tabagismo.. Asma e BPCO: lo standard di cura attuale e la nuova terapia. Il 50% degli attacchi d'asma e il 30% delle esacerbazioni da BPCO è legato ad alti livelli, nel sangue e nella mucosa bronchiale, degli eosinofili, globuli bianchi con un compito di difesa dell'organismo che aumentano in chi soffre di malattie allergiche, e la cui attività è spesso corresponsabile di alcuni sintomi.
Di norma, nelle fasi critiche di riacutizzazione i pazienti utilizzano farmaci corticosteroidi, molto efficaci nel ridurre i sintomi di asma e BPCO perché hanno una potente azione antinfiammatoria. Tuttavia, alla lunga questi farmaci possono causare effetti collaterali importanti, come diabete ed osteoporosi.. Come spiega Mona Bafadhel, Direttrice del Centro per la Salute polmonare del King's College London: «I trattamenti per le esacerbazioni di asma e BPCO non sono cambiati in 50 anni, nonostante queste patologie abbiano causato 3,8 milioni di morti all'anno nel mondo, complessivamente».
Bafadhel e colleghi hanno pensato di testare, per questi episodi acuti, un farmaco già utilizzato, a bassi dosi e ripetutamente, nei casi gravi di asma: l'anticorpo monoclonale Benralizumab, disponibile e ben tollerato.
Nel nuovo studio clinico, il team ha provato invece a iniettarlo in una singola dose elevata nel momento dell'attacco. Il farmaco infatti prende di mira gli eosinofili per ridurre l'infiammazione.. Migliori risultati in acuto e nel lungo periodo. Lo studio ha coinvolto 158 persone che si erano rivolte al Pronto Soccorso per episodi acuti delle due patologie. Dopo aver accertato, con un esame del sangue, che all'origine vi fosse un aumento degli eosinofili, il team ha trattato un primo sottogruppo con un'iniezione di Benralizumab e finte pastiglie di corticosteroidi;
un secondo gruppo con il trattamento standard a base di corticostiroidi e finte iniezioni di Benralizumab, e un terzo gruppo con entrambi i farmaci.. Dopo 28 giorni, tosse, sibili, mancanza di respiro ed espettorato sono risultati attenuati in chi aveva ricevuto iniezioni dell'anticorpo monoclonale.
Dopo tre mesi, ci sono state quattro volte meno persone per le quali i trattamenti fossero inefficaci nel gruppo del Benralizumab rispetto agli altri, e i pazienti hanno avuto una migliore qualità di vita, risultando protetti dalla cura per più tempo, con meno visite nei Pronto Soccorsi nel periodo considerato.. Le associazioni che rappresentano i pazienti hanno accolto con sollievo la notizia, anche se sottolineano, con amarezza, che il fatto che solo oggi - dopo 50 anni - si scopra che un farmaco già disponibile poteva essere riadattato con un così grande potenziale, dimostra quanto poco siano finanziate le ricerche sulle malattie polmonari croniche..