Attenti alle finte separazioni per pagare meno tasse

lentepubblica.it Un escamotage che può costare molto caro: inscenare finte separazioni per alleggerire le proprie tasse. Scopriamo quali sono i rischi che si corrono in queste circostanze. Pagare meno tasse è possibile? È la domanda che si pone ognuno di noi in questo periodo dell’anno.  A questo scopo, prima di tutto, risulta cruciale cercare di capire […] The post Attenti alle finte separazioni per pagare meno tasse appeared first on lentepubblica.it.

Attenti alle finte separazioni per pagare meno tasse

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Un escamotage che può costare molto caro: inscenare finte separazioni per alleggerire le proprie tasse. Scopriamo quali sono i rischi che si corrono in queste circostanze.


Pagare meno tasse è possibile? È la domanda che si pone ognuno di noi in questo periodo dell’anno.  A questo scopo, prima di tutto, risulta cruciale cercare di capire in modo un po’ più approfondito il nostro sistema fiscale, per comprendere quali possano essere i sistemi legali per abbattere le imposte, quindi, va strutturata una seria pianificazione dei costi e poi bisogna affidarsi ad un buon commercialista. Di certo tentare di aggirare il Fisco può rivelarsi decisamente controproducente, visto che poi, alle imposte da pagare, si andranno a sommare sanzioni e interessi di legge.

Tutto inizia e dalla scelta della forma da dare all’impresa nel momento della sua costituzione, più sarà complessa la sua struttura, più lo sarà la contabilità e il peso delle tasse da sostenere, con una importante differenza tra partita iva, ditta individuale, società di persone o di capitali. In genere la pianificazione dei costi, da mettere in atto fin dall’inizio dell’anno contabile, può aiutare molto, proprio in virtù del fatto che voci di costo sostenute per l’azienda possono essere dedotte per intero dal reddito aziendale, purché inerenti all’attività svolta, mentre altre solo parzialmente.

Oltre ai redditi commerciali o professionali, il fisco aggredisce anche i beni immobili, se messi in locazione sia commerciale che abitativa e tutto il nostro patrimonio, anche di ‘semplici’ cittadini. Proprio per cercare di alleggerire questa pressione, molti ricorrono a stratagemmi di dubbia legalità, che possono dare vita a conseguenze anche molto gravi.

Finte separazioni per pagare meno tasse: cosa si rischia?

Ne è un esempio palese tutto il sistema delle ‘finte’ separazioni tra coniugi, in voga fino a qualche anno fa, che possono permettere di trovare alcuni escamotage per alleggerire il peso fiscale della famiglia. Un esempio è quello di inserire la residenza dei due coniugi ‘separati’ in due distinte abitazioni di proprietà, facendo in modo di non dover pagare ai comuni l’Imu per la seconda casa né le maggiorazioni per la tassa spazzatura e le bollette. Ma questa modalità, oltre a non essere del tutto legittima, può anche rappresentare un vero e proprio reato.

Quando si hanno debiti con il fisco, la finta separazione può fungere da salvadanaio permettendo di “mettere al sicuro” i propri beni, trasferendo la proprietà della casa o di altri beni al coniuge, con l’intento di sottrarli in tal modo all’aggressione dell’Agenzia delle Entrate. Fingere una separazione non reale, per sottrarre beni al fisco, può infatti far scattare il reato penale di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Il parere della Cassazione

Questo è ciò che è accaduto con pronunciamento della Cassazione con la sentenza n. 8259/2025. Nello specifico la Corte ha fatto riferimento al reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, così come previsto dall’art. 11 del Decreto Legislativo n. 74 del 2000. Questo tipo di reato si configura quando un contribuente, per non pagare le imposte sui redditi IRPEF, IRES, IRAP o anche l’IVA, nonché i relativi interessi e sanzioni che si sono accumulate negli anni e per un importo superiore a 50.000 euro, compie «atti fraudolenti» sui propri beni o su quelli di altri, azioni mosse dal principale obiettivo di rendere infruttuosa la procedura di riscossione coattiva da parte dello Stato.

Se questo tipo di reato viene ascritto e verificato, fino alla condanna, le pene sono severe e possono andare da una reclusione da 6 mesi a 4 anni se l’importo delle tasse, interessi e sanzioni non pagate è superiore a 50.000 euro e addirittura alla reclusione da 1 anno a 6 anni se l’importo supera i 200.000 euro.

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