Barricate pro-Francesco dopo il caos dimissioni: i fedeli smorzano le polemiche

Chissà se il cardinale Gianfranco Ravasi, fine teologo e uomo di vastissima cultura, si sarebbe mai aspettato il caos scaturito dopo le sue affermazioni in merito a una possibile Rinuncia di Papa Francesco al pontificato. In realtà Ravasi, che non è né uno sprovveduto né un nemico del pontefice, intervistato ieri l'altro da RTL 102.5 aveva semplicemente ribadito quanto ormai è acclarato: se Bergoglio ritenesse di essere realmente impedito nel proseguire il suo Ministero di Vescovo di Roma e pontefice, «ne trarrebbe le opportune conseguenze». D'altronde, ha ricordato il porporato, «Papa Francesco ha già firmato una lettera di dimissioni nel 2013», sottolineando che «è un uomo che, quando dice una cosa, la fa». Apriti cielo. Dopo quelle dichiarazioni molto caute di Ravasi si è scatenato il finimondo dando un assist ai "corvi" che non vedono l'ora di sbarazzarsi di Bergoglio, costringendo, sul fronte opposto, diversi altri cardinali a gettare acqua sul fuoco in soccorso di Francesco. Il p

Barricate pro-Francesco dopo il caos dimissioni: i fedeli smorzano le polemiche

Chissà se il cardinale Gianfranco Ravasi, fine teologo e uomo di vastissima cultura, si sarebbe mai aspettato il caos scaturito dopo le sue affermazioni in merito a una possibile Rinuncia di Papa Francesco al pontificato. In realtà Ravasi, che non è né uno sprovveduto né un nemico del pontefice, intervistato ieri l'altro da RTL 102.5 aveva semplicemente ribadito quanto ormai è acclarato: se Bergoglio ritenesse di essere realmente impedito nel proseguire il suo Ministero di Vescovo di Roma e pontefice, «ne trarrebbe le opportune conseguenze». D'altronde, ha ricordato il porporato, «Papa Francesco ha già firmato una lettera di dimissioni nel 2013», sottolineando che «è un uomo che, quando dice una cosa, la fa». Apriti cielo. Dopo quelle dichiarazioni molto caute di Ravasi si è scatenato il finimondo dando un assist ai "corvi" che non vedono l'ora di sbarazzarsi di Bergoglio, costringendo, sul fronte opposto, diversi altri cardinali a gettare acqua sul fuoco in soccorso di Francesco. Il primo a rassicurare che nessuno (in primis il diretto interessato) stia pensando a una Rinuncia del pontefice è stato il più alto in grado nella gerarchia vaticana, il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Sacro Collegio: «parlare di Rinuncia, in questo momento, è del tutto fuori luogo».

 

 

 

Ma le parole più forti e degne di nota sono state quelle del porporato attualmente più vicino a Bergoglio, il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernández, anch'egli, peraltro, argentino come il Papa. In una conversazione con il quotidiano La Nacion il fedelissimo di Francesco ha sottolineato che «non vale la pena che alcuni "gruppi" premano per le dimissioni. Lo hanno già fatto diverse volte negli ultimi anni e, fatta così, non può essere una decisione "completamente libera" del Santo Padre affinché possa essere valida». In questo caso il cardinale argentino ha pienamente ragione perché il Codice di Diritto canonico, così come riformato nel 1983 sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, è molto chiaro. Il canone 332, infatti, recita: «nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede, per la validità, che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata. Non si richiede invece che qualcuno la accetti». Il codice, come le disposizioni legislative di qualsiasi Stato, non è interpretabile, con buona pace anche dei revisionisti della Rinuncia di Benedetto XVI.

 

 

 

La famosa lettera di dimissioni a suo tempo firmata da Bergoglio appena diventato Francesco è pertanto valida, sempre che ne esista ancora una copia. Questo pontefice però ha anche più volte affermato di ritenere che «il mandato di Vescovo di Roma», come a lui piace principalmente definirsi fin dalla prima apparizione pubblica appena eletto, «è a vita». Esattamente come pensava Giovanni Paolo II e, ad essere onesti, tutti i predecessori. Ciononostante, l'allarme per arginare i "corvi" è indiscutibilmente scattato, perché attorno al Papa argentino si è composta velocissimamente una falange di fedelissimi che in modo inconsueto hanno preso la parola per cercare di allontanare definitivamente l'ipotesi "dimissioni" di Francesco.

 

 

 

Oltre a Fernández, infatti, hanno reso pubbliche dichiarazioni diversi altri porporati, solitamente molto cauti e diffidenti con la stampa, tra questi il cardinale canadese Marc Ouellet, già papabile nel Conclave del 2013: «Francesco è un uomo molto determinato ma è al contempo altrettanto consacrato al suo ministero», ammettendo però che è «fisicamente limitato, nonostante continui a prendere le sue decisioni». Al contempo, Ouellet, che è anche stato promosso da Francesco tra i cardinali vescovi (i primi per gerarchia nel Collegio) nel 2019, ha ammesso: «le dimissioni presentate preventivamente a Bertone nel 2013 sono un atto prudenziale ma comunque valido». Le notizie delle ultime ore che evidenziano un nuovo peggioramento delle condizioni cliniche del Papa rafforzano quello che tutti però pensano realmente, e cioè che Francesco non intenda affatto scendere dalla croce, ma resistere fino alla fine della sua esistenza terrena.

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