Becchi: "Così Meloni governerà per 50 anni. Beppe ha ragione, ma si dia una mossa"

«Grillo ha ragione. Con quest'opposizione Meloni vincerà per i prossimi cinquanta anni. Stiamo parlando di una minoranza al servizio del governo». A dirlo Paolo Becchi, l'ex ideologo del Movimento 5 Stelle. È stato tra i primi a credere in una forza che doveva essere alternativa ai partiti tradizionali. Quell'idea visionaria è ancora possibile? «Non è una domanda così semplice. L'esperienza dei 5 Stelle ha lasciato un po' di delusione. L'attuale M5S in pochissimo tempo è riuscito a far venir meno la voglia di cambiamento per cui aveva ottenuto il 30% dei consensi». Perché? «Ha rinnegato sé stesso. A parte il nome, non ha più niente a che vedere con quello in cui in tanti credevano. Questo rende più difficile pensare a un altro Movimento, anche se diverso da quello attuale». Becchi ha subito denunciato lo"snaturamento". Perché non è stato ascoltato? «Me ne sono andato verso la fine del 2015 e già avevo detto che prima o poi questo partito sarebbe diventato un supporto a sinistra de

Becchi: "Così Meloni governerà per 50 anni. Beppe ha ragione, ma si dia una mossa"

«Grillo ha ragione. Con quest'opposizione Meloni vincerà per i prossimi cinquanta anni. Stiamo parlando di una minoranza al servizio del governo». A dirlo Paolo Becchi, l'ex ideologo del Movimento 5 Stelle.

È stato tra i primi a credere in una forza che doveva essere alternativa ai partiti tradizionali. Quell'idea visionaria è ancora possibile? «Non è una domanda così semplice. L'esperienza dei 5 Stelle ha lasciato un po' di delusione. L'attuale M5S in pochissimo tempo è riuscito a far venir meno la voglia di cambiamento per cui aveva ottenuto il 30% dei consensi».

Perché?

«Ha rinnegato sé stesso. A parte il nome, non ha più niente a che vedere con quello in cui in tanti credevano. Questo rende più difficile pensare a un altro Movimento, anche se diverso da quello attuale».

Becchi ha subito denunciato lo"snaturamento". Perché non è stato ascoltato?

«Me ne sono andato verso la fine del 2015 e già avevo detto che prima o poi questo partito sarebbe diventato un supporto a sinistra del Pd. Allora mi dissero che ero un matto da legare. Adesso i fatti dimostrano che non mi sbagliavo».

Per quale motivo non si ritrova nelle posizioni del partito di Conte?

«Non incarna più la volontà di trasformazione, di cambiamento, che caratterizzava l'allora partecipatissimo “tsunami tour”».

Possiamo dire che è diventato più vecchio delle forze che doveva aprire come una scatoletta?

«Non è tanto una questione di età. Direi piuttosto che ha perso un'identità. Spero che Beppe si faccia ridare subito il simbolo e Conte cambi nome al suo contenitore. Non ha diritto di tenere un qualcosa che ha una storia diversa e non ha niente a che vedere con i suoi progetti. Se vuole un movimento ad personam perché non metterci la faccia».

Lo stesso campo largo non sembra essere una strada tanto semplice per l'avvocato del popolo…

«Questa coalizione è più che divisa.Basti pensare alle posizioni sull'Ucraina. Se il Pd fa una manifestazione nazionale a favore della guerra certamente crea un problema a chi fino a ieri ha predicato "pace". NelmomentoincuiContedovesse smarcarsi, toglie la mascheraauncampolargo,lacerato sin dal principio».

L'attuale M5S, intanto, sembra aver abbandonato la sua vocazione da strada, di forza che combatte l'apparato. Condivide tale tesi? «Un grillino della prima ora direbbe semplicemente che si è trasformato in un partito. Mira a sopravvivere come fanno tutti gli altri, senza alcuna specificità. I suoi rappresentanti quando sono entrati in Parlamento non hanno restituito i soldi che percepivano e poi dovevano essere ridistribuiti alla collettività. Non facendolo, nei fatti, hanno tradito quella che doveva essere la loro missione. Spero, ripeto, che Grillo si dia una mossa a riprendersi quanto gli spetta».

Anche se bisogna ricorrere alle vie legali?

«Non so se valga la pena ricorrere alle carte bollate, ma è chiarocome occorrefarequalcosa. Grillo potrebbe giungere a un accordo. Meglio provare a raggiungere il risultato auspicato con le buone. Se, poi, non ci si riesce giusto ricorrere alle cattive. Avrebbe Beppe una buona ragione per farlo. C'è una fila di avvocati disponibili a seguire il fondatore nella battaglia. Sarebbero pronti anche a lavorare gratis per la causa. Una cosa non ho capito da lui, è solo perché abbia aspettato così tanto tempo, seppure sia stato cacciato in malo modo. Considerando che stiamo parlando di un Movimento fondato da lui, si sarebbe dovuto attivare all'istante.A cosa è servito, invece, questo letargo?».

Nel pomeriggio di lunedì si è fatto rivedere nella capitale. È un segnale? Una chiamata alle armi?

«Una buona notizia. Era a Roma sicuramente per incontrare qualche legale, la Raggi o le persone che gli sono state vicine quando è stato messo da parte. Anche se in modo tardivo, dimostra che non ha intenzione di mollare».

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