Bilanci in rosso e ora la ricapitalizzazione diventa necessaria: stangata per Chiara Ferragni
Dopo il terremoto del cosiddetto “Pandoro-gate”, Chiara Ferragni si prepara a una fase cruciale per il futuro della sua società. Entro metà marzo, infatti, dovrebbe tenersi l'assemblea degli azionisti di Fenice Srl, la società che gestisce i marchi dell'imprenditrice digitale, per approvare il bilancio 2023 e valutare un probabile aumento di capitale. L'anno appena trascorso, riferisce Repubblica ha segnato un duro colpo per l'azienda, che si avvia a chiudere in perdita di alcuni milioni di euro (non in doppia cifra). Le cause principali vanno ricercate nelle ripercussioni dello scandalo legato alla promozione solidale del pandoro Balocco: dalla multa di 400mila euro inflitta dall'Antitrust per pratica commerciale scorretta, al calo dei ricavi dovuto al danno d'immagine, fino ai costi legali per le numerose controversie nate negli ultimi mesi. A guidare la delicata fase di riorganizzazione c'è Claudio Calabi, nominato amministratore unico a novembre per risanare la società, se
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Dopo il terremoto del cosiddetto “Pandoro-gate”, Chiara Ferragni si prepara a una fase cruciale per il futuro della sua società. Entro metà marzo, infatti, dovrebbe tenersi l'assemblea degli azionisti di Fenice Srl, la società che gestisce i marchi dell'imprenditrice digitale, per approvare il bilancio 2023 e valutare un probabile aumento di capitale. L'anno appena trascorso, riferisce Repubblica ha segnato un duro colpo per l'azienda, che si avvia a chiudere in perdita di alcuni milioni di euro (non in doppia cifra). Le cause principali vanno ricercate nelle ripercussioni dello scandalo legato alla promozione solidale del pandoro Balocco: dalla multa di 400mila euro inflitta dall'Antitrust per pratica commerciale scorretta, al calo dei ricavi dovuto al danno d'immagine, fino ai costi legali per le numerose controversie nate negli ultimi mesi.
A guidare la delicata fase di riorganizzazione c'è Claudio Calabi, nominato amministratore unico a novembre per risanare la società, segnata anche da tensioni tra gli azionisti. Una delle misure adottate è stata la riduzione dei costi operativi, tra cui l'abbandono della sede di via Turati a Milano, che ha permesso di contenere le spese. Malgrado ciò, per garantire la stabilità finanziaria, sarà probabilmente necessario un intervento economico significativo: la perdita potrebbe aver eroso oltre un terzo del capitale sociale, rendendo indispensabile una ricapitalizzazione.
Nel 2022, Fenice Srl aveva chiuso l'anno con un utile di 3,4 milioni di euro e ricavi per 14,3 milioni, ma il quadro è profondamente cambiato. La scelta ora spetta ai principali azionisti: Paolo Barletta, che attraverso Alchimia detiene il 40% delle quote, Chiara Ferragni con la holding Sisterhood e il socio di minoranza Pasquale Morgese. Toccherà a loro decidere se investire nuove risorse per rilanciare la società, seppur in una versione ridimensionata, o se intraprendere altre strade. L'assemblea di marzo sarà dunque un momento cruciale per il destino di Fenice.
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