BMW M5 - La Touring più potente di sempre, fra storia e costume
Com'è fatta e come va la nuova BMW M5 ve l'ho già raccontato qualche giorno fa. Per le curiose logiche degli embarghi sulle notizie imposti dalle Case auto, soltanto oggi posso invece parlarvi della versione Touring. E visto che mentirei anche a me stesso se volessi dettagliare le differenze comportamentali e prestazionali fra le due varianti di carrozzeria (forse non basterebbero la nostra pista di Vairano e i nostri strumenti di rilevazione), vorrei soffermarmi su aspetti meno tecnici e più di costume. Mi sono sempre chiesto, per esempio, perché la BMW non abbia mai creduto fino in fondo alla formula della powerwagon, una ricetta con cui l'Audi, dall'altra, si è costruita una reputazione con le varie S ed RS Avant. Su sei generazioni di M3, soltanto la più recente è Touring; e su sette edizioni di M5, se ne contano appena tre, compresa quest'ultima che tra l'altro viene lanciata, per la prima volta nella storia, in concomitanza con la berlina. Il ritorno della wagon. Una questione di
Com'è fatta e come va la nuova BMW M5 ve l'ho già raccontato qualche giorno fa. Per le curiose logiche degli embarghi sulle notizie imposti dalle Case auto, soltanto oggi posso invece parlarvi della versione Touring. E visto che mentirei anche a me stesso se volessi dettagliare le differenze comportamentali e prestazionali fra le due varianti di carrozzeria (forse non basterebbero la nostra pista di Vairano e i nostri strumenti di rilevazione), vorrei soffermarmi su aspetti meno tecnici e più di costume. Mi sono sempre chiesto, per esempio, perché la BMW non abbia mai creduto fino in fondo alla formula della powerwagon, una ricetta con cui l'Audi, dall'altra, si è costruita una reputazione con le varie S ed RS Avant. Su sei generazioni di M3, soltanto la più recente è Touring; e su sette edizioni di M5, se ne contano appena tre, compresa quest'ultima che tra l'altro viene lanciata, per la prima volta nella storia, in concomitanza con la berlina.
Il ritorno della wagon. Una questione di preferenze e tendenze, appunto. Il cliente di BMW M, storicamente, è sempre stato affezionato alla formula della berlina ad alte prestazioni. E le due volte che hanno provato a produrre una variante Touring della M5 (nel 1992, con la E34, e nel 2007, con la E61), le richieste erano talmente basse che produrle era quasi una rimessa, visto che di fatto venivano assemblate in maniera pressoché artigianale presso uno shop distaccato dalle tradizionali linee. Pare che in tutto, considerate queste due edizioni di M5 Touring, ne siano stati prodotti appena un migliaio di esemplari. Ultimamente, però, qualcosa è cambiato. E alcuni mercati storicamente riluttanti stanno rivalutando le wagon. Così, questa M5 Touring sarà la prima della storia a sbarcare negli Stati Uniti, dove pare si stiano appassionando al genere, seppur di nicchia. Come pure la Corea del Sud, altro mercato inesplorato prima, dove i potenziali acquirenti di una vettura come la M5 la sceglieranno in maggioranza in variante wagon, per avere qualcosa fuori dagli schemi. Più democratici, invece, gli italiani, dove lo split previsto fra le due carrozzerie si attesterà sul 50-50.
E34 ed E61 da portare a casa. Parentesi storica e conclusiva per i cultori delle youngtimer: chi avesse le possibilità e la fortuna di trovare una M5 Touring, E34 o E61 che sia, se la porti a casa senza pensarci. Durante l'evento di lancio dell'ultima generazione, BMW Classic mi ha offerto l'opportunità di provarle entrambe. Un tuffo graditissimo nel passato (le avevo già guidate entrambe, nelle loro rispettive epoche), per riscoprire due oggetti tanto rari quanto affascinanti, ognuna a modo suo. La E34, seconda generazione della M5, diventa Touring soltanto nella seconda fase di vita, quando il Model Year passa dal 6 cilindri 3.5 (con cui avevano abbozzato una Touring concept) al 3.8 con 340 cavalli, riconoscibile all'esterno per lo più per i cerchi da 18 pollici. Comodissima, agile, divertente quanto basta e con un motore che pare velluto da accarezzare, per quant'è fluido ai regimi medio-bassi; dai cinque ai settemila, però, tira fuori gli artigli ed è un gran bel crescendo. La E61, dal canto suo, resterà per sempre l'M5 più esclusiva grazie alla presenza del monumentale V10 5.0 aspirato, il cui basamento nasceva nella stessa fonderia (a Landshut, vicino a Monaco) che produceva anche quello per la Williams di Formula 1. Guidata oggi, paga un assetto un po' troppo rigido e un cambio robotizzato che, anche nella modalità più veloce, non è nemmeno lontanamente paragonabile all'efficacia e alla rapidità di un moderno doppia frizione. Ma il dieci cilindri, con i suoi 507 cavalli e quel suono inconfondibile, basta e avanza per farsi perdonare qualsiasi peccato.
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