Buttafuoco: "investire sulla cultura iniziando dai borghi con meno di 10mila abitanti"
AGI -"Investire in cultura instaura un circolo vizioso che va incontro ad altre discipline. E le istituzioni –largamente intese – non possono non prenderne atto. Poi bisogna aprirsi ai privati, guardare altrove. Ma certo ci vuole una regia che la politica deve darsi. Cominciamo, ripeto, dai piccoli borghi, quelli con meno di 10. 000 abitanti. Il loro entusiasmo sarà assolutamente contagioso". Così Pietrangelo Buttafuoco, da un anno alla guida della Biennale di Venezia, in un'intervista rilasciata ai giornali del Gruppo Nem, di cui fanno parte “il Piccolo” e “il Messaggero Veneto”, assieme ai quattro quotidiani veneti “il mattino di Padova”, “la tribuna di Treviso”, “la Nuova Venezia” e “il corriere delle Alpi” di Belluno. "L'Italia, in larga parte fatta di provincia, di piccoli borghi, ha bisogno di un'azione che permetta a questi territori di non sentirsi periferia, di non sentirsi abbandonata all'uso e consumo esclusivo del digitale. Nei centri al di sotto dei diecimila abitanti si

AGI -"Investire in cultura instaura un circolo vizioso che va incontro ad altre discipline. E le istituzioni –largamente intese – non possono non prenderne atto. Poi bisogna aprirsi ai privati, guardare altrove. Ma certo ci vuole una regia che la politica deve darsi. Cominciamo, ripeto, dai piccoli borghi, quelli con meno di 10. 000 abitanti. Il loro entusiasmo sarà assolutamente contagioso". Così Pietrangelo Buttafuoco, da un anno alla guida della Biennale di Venezia, in un'intervista rilasciata ai giornali del Gruppo Nem, di cui fanno parte “il Piccolo” e “il Messaggero Veneto”, assieme ai quattro quotidiani veneti “il mattino di Padova”, “la tribuna di Treviso”, “la Nuova Venezia” e “il corriere delle Alpi” di Belluno.
"L'Italia, in larga parte fatta di provincia, di piccoli borghi, ha bisogno di un'azione che permetta a questi territori di non sentirsi periferia, di non sentirsi abbandonata all'uso e consumo esclusivo del digitale. Nei centri al di sotto dei diecimila abitanti si deve immaginare un impegno: garantire i presidi dello spirito critico. Che poi sono quelli che determinano molta parte dell'economia e del commercio. Bisogna salvare le sale cinematografiche, i teatri, le librerie. - è l'appello di Buttafuoco - Garantire queste tre realtà. Così come si garantisce la caserma dei carabinieri o la farmacia. Allo stesso modo bisogna concentrarsi e stabilire il principio che nella larga, meravigliosa provincia italiana, non si possa far a meno di queste tre entità che ho nominato".
E sulla difficoltà delle sale cinematografiche di sopravvivere allo streaming, Buttafuoco ribadisce: "Il godimento unico che può dare il grande schermo, mai, mai potrà essere sconfitto dalla visione attraverso i devices. C'è un concetto da affrontare e da introdurre: quello di lusso. Che non ha a che fare immediatamente col danaro. Il massimo coinvolgimento, soprattutto da un punto di vista emozionale, per lo spettatore si verifica in sala. Ne abbiamo avuto una prova provata alla scorsa Mostra del Cinema che ha visto il ritorno in massa delle persone che hanno scelto di sedersi e affrontare molte ore di proiezione. Le due esperienze, il cinema e i devices, non sono paragonabili".
Dopo un anno alla guida della Biennale Buttafuoco risponde così a una domanda sul futuro del suo lavoro: "L'orizzonte è inevitabilmente metafisico. È soltanto metafisico. Il transito è sempre un tramite. La stessa ragione sociale
di questa istituzione, della Biennale, è fatta di discipline ben definite che sono sempre volte al superamento dell'orizzonte attuale per arrivare all'ulteriore. È ovvio. Approfitto della domanda-ancora non l'ho materialmente chiamato – per invitare pubblicamente da noi il maestro Ermanno Cavazzoni a tenere una lectio magistralis".
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