"Cambiare la Costituzione e riformare l'Europa": Fini e le sfide della destra
È un connubio tra ieri e l'oggi, l'occasione di bilancio e prospettiva per trent'anni di storia, dalla svolta di Fiuggi a oggi con l'era di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Già, perché proprio trent'anni fa, nella città termale si segnò l'evoluzione del Movimento Sociale in Alleanza Nazionale. Iniziava la stagione della destra di governo. E dunque la fondazione Tatarella, intitolata a Pinuccio, l'esponente che fortemente volle quel passo, ha tenuto ieri un convegno, al Senato, in collaborazione con la Fondazione An, proprio per ripercorrere tutto questo con lo sguardo verso il futuro. «La destra oggi ha una sfida davanti a sé», ovvero, «dimostrare con analisi o anche provocazioni culturali di non avere nessuna nostalgia del passato». A dirlo è Gianfranco Fini, il leader di ieri, della fase di governo, in alleanza con Silvio Berlusconi, nel '94, 2001 e 2008, prima della rottura. «La lotta all'immigrazione è sacrosanta», sottolinea l'ex Presidente della Camera, ma il tema dell'integrazion
È un connubio tra ieri e l'oggi, l'occasione di bilancio e prospettiva per trent'anni di storia, dalla svolta di Fiuggi a oggi con l'era di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Già, perché proprio trent'anni fa, nella città termale si segnò l'evoluzione del Movimento Sociale in Alleanza Nazionale. Iniziava la stagione della destra di governo. E dunque la fondazione Tatarella, intitolata a Pinuccio, l'esponente che fortemente volle quel passo, ha tenuto ieri un convegno, al Senato, in collaborazione con la Fondazione An, proprio per ripercorrere tutto questo con lo sguardo verso il futuro. «La destra oggi ha una sfida davanti a sé», ovvero, «dimostrare con analisi o anche provocazioni culturali di non avere nessuna nostalgia del passato». A dirlo è Gianfranco Fini, il leader di ieri, della fase di governo, in alleanza con Silvio Berlusconi, nel '94, 2001 e 2008, prima della rottura. «La lotta all'immigrazione è sacrosanta», sottolinea l'ex Presidente della Camera, ma il tema dell'integrazione «lo è altrettanto. Il tema dei diritti civili non lo possiamo lasciare vita naturale durante alla sinistra», dice. Rilanciando un messaggio che fu punto qualificante anche della sua leadership. E poi prova a indicare un percorso riformatore: «Oggi il problema del fascismo e dell'antifascismo è stato ampiamente superato, per la destra la seconda parte della Costituzione non è un dogma, la destra deve incidere per cambiare quella parte della Costituzione, per dare vita a nuova Italia». La destra, dunque, «deve essere una forza riformatrice, specie in un contesto europeo».
Sulla portata del percorso interviene, poi, Fabrizio Tatarella, vicepresidente della fondazione e nipote di Pinuccio. «Oggi la destra è al governo per la terza volta, con Giorgia Meloni». Il risultato «non ci sarebbe mai stato senza Fiuggi di 30 anni fa». E butta lo sguardo ancora più in là: «Manca l'ultimo passaggio: l'elezione di un presidente della Repubblica proveniente dalle fila delAnno Della candidatura di Fini a sindaco di Roma la destra italiana». Quanto è accaduto in questi 30 anni, e l'evoluzione della destra di governo, viene analizzato anche da Ignazio La Russa. Il Presidente del Senato riconosce il ruolo di Tatarella e dello Stesso Fini per l'arrivo a «una destra moderna». Poi, ricordando un fortunato slogan in una manifesto di Fratelli d'Italia qualche anno fa («A testa alta») osserva: «La nostra caratteristica ieri come oggi e spero anche domani sarà quello di poter guardare al nostro presente, ma anche al nostro passato a testa altissima». Poi c'è un tema storico-politico, che risulta avere qualche asperità a livello di coalizione, e cioè il ruolo che ebbe Berlusconi, che con la nascita di Forza Italia in uno schema bipolare segnò anche «l'inizio» del centrodestra, nella maturazione della destra a dimensione governativa. Dice La Russa: «Ho sempre pensato che a sdoganarci più che le idee dei nostri padri, che non potevano avere immediatamente, e non lo hanno avuto, un percorso di accettazione integrale da parte di quelli che poi si sono avvicinati a noi, sia stata l'onestà dei nostri padri, il loro esempio, l'amore per l'Italia».
Più duro va Giovanni Donzelli: «Ci manca Silvio Berlusconi, manca la sua capacità di tenere unite tutte le anime», tuttavia, «dire che Berlusconi ha sdoganato la destra é un falso storico, perchè la svolta della destra e' stata quella di capire il momento topico». Cioè il 1993, con la candidatura di Fini a sindaco di Roma. «Berlusconi che era arguto, ci mise il cappello sopra - dice Donzelli - Grazie a Berlusconi la destra ha vinto le elezioni, ma la nascita di Forza Italia é stata anche un freno alla nascita di una destra di governo già allora, al partito della nazione». Considerazione cui replica sui social Forza Italia: «Troviamo ingenerose e non veritiere le parole dell'on. Donzelli. Berlusconi è colui che ha portato nell'arco costituzionale la destra post-missina. Senza di lui oggi non esisterebbe un centrodestra al governo guidato da Giorgia Meloni». Tornando alle prospettive e al quadro d'insieme, il ministro delle imprese Adolfo Urso osserva come la destra di governo segni un «modello politico, sperimentato in Italia 30 anni fa, si sta ora diffondendo in altri paesi europei, con la formazione di governi di centrodestra guidati da partiti di destra». In sala presenti tanti protagonisti della destra di ieri e di oggi. Da Roberto Menia a Carmelo Briguglio, da Italo Bocchino a Domenico Gramazio.
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