Capri Holdings (ancora) in crisi: perdita operativa di 590 mln e vendite a -11,6%
Si chiude a quota 1,2 miliardi di dollari e con un calo dell’11,6% a cambi correnti (-11,4% a cambi costanti) il terzo trimestre di Capri Holdings. Un trend costante e negativo che ha inoltre generato una perdita netta di oltre mezzo miliardo di dollari. Dopo un primo quarter in flessione del 13%, e un secondo […]
Si chiude a quota 1,2 miliardi di dollari e con un calo dell’11,6% a cambi correnti (-11,4% a cambi costanti) il terzo trimestre di Capri Holdings. Un trend costante e negativo che ha inoltre generato una perdita netta di oltre mezzo miliardo di dollari. Dopo un primo quarter in flessione del 13%, e un secondo trimestre a -16,4, il gruppo a stelle e strisce a cui fanno capo i brand Versace, Jimmy Choo e Michael Kors risale di qualche punto percentuale nei tre mesi conclusi lo sorso 28 dicembre scorso.
A gravare sui conti del player americano sono però tutti i marchi in portfolio e tutti i mercati. A subire il calo maggiore è Versace, che segna ricavi per 193 milioni e una flessione del 15 per cento (anche se in netta ripresa rispetto al -28,2% registrato nel Q2). Seguono poi Michael Kors, che con -12,1% rimane il brand con il bacino più grosso (909 milioni nel singolo quarte) e Jimmy Choo, le cui vendite calano ‘solo’ del 4.2 per cento.
Guardando ai mercati dei tre marchi, soffrono tutte le regioni: in America Versace scende del 21% e sia Michael Kors che Jimmy Choo segnano -10 per cento. In sofferenza anche l’Asia, dove il crollo peggiore è quello del marchio americano con -27 per cento. A eccezione del -9 nell’area Emea di Jimmy Choo, tutte gli altri cali sono a doppia cifra.
Testimone del momento negativo del gruppo è anche (e soprattuto) la perdita operativa, che supera il mezzo miliardo di dollari (590 milioni per l’esattezza) rispetto a un utile operativo di 122 milioni registrato nello stesso periodo dell’anno precedente.
Nella sua prima previsione annuale dopo la sospensione delle stime durante le trattative con Tapestry, Capri Holdings ha previsto un fatturato netto di 4,1 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2026, inferiore alle attese degli analisti di 4,52 miliardi – secondo i dati raccolti da Lseg e secondo quando si legge su Reuters. Anche le vendite per l’anno in corso sono attese al di sotto delle previsioni, a 4,4 miliardi. “Dopo essere rimasti distratti in attesa dell’acquisizione da parte di Tapestry, probabilmente hanno lasciato che il business si indebolisse e ora devono ricostruirlo,” ha dichiarato all’agenza di stampa, facendo riferimento al mancato accordo con il gruppo newyorkese, Simeon Siegel, analista di Bmo Capital Markets. Una vittoria per la Federal Trade Commission americana, che si era battuta per ostacolare un deal dal valore di 8,5 miliardi di dollari ritenuto “un’operazione di monopolio nel mercato del lusso accessibile”.
“Nel complesso, il nostro business ha continuato a incontrare difficoltà durante il trimestre e siamo rimasti delusi dai risultati. Stiamo rivalutando le nostre iniziative strategiche per migliorare l’andamento attuale delle vendite – ha dichiarato il presidente e AD del gruppo John D. Idol -. Guardando al futuro, ci aspettiamo un miglioramento delle performance nel corso dell’anno fiscale 2026, posizionandoci per un ritorno alla crescita nell’anno fiscale 2027 e oltre.”
Dopo che l’azienda ha mancato ampiamente le previsioni sugli utili del terzo trimestre, le azioni della società a Wall Street sono scese di circa il 14% nelle prime contrattazioni. Attualmente il titolo segna ancora un calo di 14 punti percentuali. Nel frattempo, si intensificano sempre di più i rumor sulla cessione di Versace da parte del gruppo statunitense. Solo un mese fa, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, Prada Group pareva aver messo gli occhi sul dossier.
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