Carioti: la destra di Giorgia è la vera nemica della destra hitleriana

Il fatto che il bersaglio in cima alla lista dei dodici neonazisti arrestati fosse Giorgia Meloni, alla quale progettavano di «sparare in faccia», spiega bene ciò che larga parte della sinistra non riesce a capire: la natura della destra italiana di governo. Che è quella di una moderna forza conservatrice occidentale, agli antipodi sia dall'immagine che ne dipingono il Pd e i suoi alleati europei (quelli che a Bruxelles hanno fatto di tutto per stendere il «cordone sanitario» attorno a Raffaele Fitto e a Fdi), sia da come la vorrebbe l'estremismo in camicia bruna che accusa Meloni e il suo partito di aver «tradito» ideali che la destra parlamentare non ha più da settant'anni. Secondo i magistrati, l'organizzazione che si era data il nome degli «uomini lupo» di Adolf Hitler mirava «al compimento di atti eversivi violenti e alla sovversione dello Stato». Non era solo complottismo da tastiera, iconografia lugubre, negazionismo dell'Olocausto e pranzi nei ristoranti di Predappio. C'erano l

Carioti: la destra di Giorgia è la vera nemica della destra hitleriana

Il fatto che il bersaglio in cima alla lista dei dodici neonazisti arrestati fosse Giorgia Meloni, alla quale progettavano di «sparare in faccia», spiega bene ciò che larga parte della sinistra non riesce a capire: la natura della destra italiana di governo. Che è quella di una moderna forza conservatrice occidentale, agli antipodi sia dall'immagine che ne dipingono il Pd e i suoi alleati europei (quelli che a Bruxelles hanno fatto di tutto per stendere il «cordone sanitario» attorno a Raffaele Fitto e a Fdi), sia da come la vorrebbe l'estremismo in camicia bruna che accusa Meloni e il suo partito di aver «tradito» ideali che la destra parlamentare non ha più da settant'anni. Secondo i magistrati, l'organizzazione che si era data il nome degli «uomini lupo» di Adolf Hitler mirava «al compimento di atti eversivi violenti e alla sovversione dello Stato». Non era solo complottismo da tastiera, iconografia lugubre, negazionismo dell'Olocausto e pranzi nei ristoranti di Predappio. C'erano le prime armi (e altre ne stavano acquistando, pagandole in criptovalute), c'erano i contatti con cellule jihadiste, c'era un gruppo ristretto e segreto di «guerrieri», più motivati degli altri, in grado di realizzare attentati e pronto ad agire, tanto da aver fatto i primi sopralluoghi.

Nell'ultima relazione dei servizi segreti al parlamento, la destra cui appartengono gli arrestati, «suprematista e accelerazionista», cioè impegnata ad «accelerare» la crisi dell'Occidente e delle sue istituzioni per farli collassare e creare un nuovo ordine, occupa un paio di pagine. Anche per il suo «notevole incremento della propaganda antisemita e a sostegno dell'offensiva terroristica di Hamas», elemento che si ritrova nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Bologna, in cui si documentano i contatti con «appartenenti a formazioni estremiste e terroriste del mondo islamico». Il disegno di attentare alla premier, però, indica un salto di qualità. I componenti della Werwolf Division – avvertono i magistrati – hanno studiato la zona di Montecitorio e «stanno realmente proseguendo nel progetto di uccidere il Presidente del Consiglio On. Giorgia Meloni con il dichiarato obiettivo di sovvertire l'ordine democratico e di avviare i processi sociali che condurrebbero in tal modo alla guerra civile».

Un piano «apparentemente delirante, ma che dietro alla ferrea e cieca convinzione supportata da fini violenti costituisce un incontenibile pericolo». Gli elementi inquietanti sono molti, e assieme alla premier hanno motivi per preoccuparsi la senatrice di Fdi Ester Mieli e gli altri che, nelle farneticanti conversazioni degli aspiranti emuli dei Nuclei armati rivoluzionari, sono indicati come prove della «collusione» tra Fratelli d'Italia e la comunità ebraica. In questa storia, però, c'è anche qualcosa di buono da raccogliere, e non riguarda solo la qualità dell'indagine fatta da magistrati e polizia e l'attività di intelligence che l'ha resa possibile. È la fotografia dell'abisso che separa la destra parlamentare da quella armata. La destra di Meloni, la destra che quegli estremisti odiano – allineata ai valori occidentali e al capitalismo, amica di Israele e membro convinto dell'Alleanza atlantica – è la vera nemica della destra che sognano loro: lontana dalle democrazie e dal libero mercato, nutrita di teorie del complotto, gemellata con l'estremismo islamico in nome dell'odio per gli ebrei. Non c'è nessuna sovrapposizione, nessun compromesso è possibile: sono due destre antitetiche, una vince le elezioni mentre l'altra progetta omicidi in nome di rivoluzioni irrealizzabili. La stessa cosa, specularmente, non avviene a sinistra, dove le omertà e le simpatie per i proclami dei peggiori non mancano. Che poi l'idea di destra che tanti progressisti hanno sia simile a quella vagheggiata dai neonazisti, dice molto degli uni e degli altri.

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