Caro-energia: i sussidi, il curioso caso di Duferco e i dubbi sull'Interconnector
Sono bastati pochi giorni e quello che è emerso a margine del tema del caro-bollette è stato una sorta di vaso di Pandora. Tutto è partito con l'attacco di Confindustria, che ha usato i media per lamentarsi di come il costo dell'elettricità finisse per minare la competitività del sistema delle imprese. Una posizione comprensibile, ma che qualcuno sta cominciando a guardare con la lente d'ingrandimento. E così prima si è scoperto che gli energivori ricevono da anni sussidi, ora si comincia a mettere in discussione alcuni di questi aiuti e infine è venuto fuori che tra gli industriali che si lamentano del caro energia, dietro le quinte c'è anche chi con un alto prezzo del gas ci guadagna. Ripercorriamo le tappe di questa vicenda: da diverse settimane ormai le lamentele degli industriali, in particolare quelli che consumano molta elettricità, i cosiddetti “energivori”, trovano ampio spazio nel dibattito pubblico e c'è chi, a livello politico, inizia a pensare che sia un modo per fare p
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Sono bastati pochi giorni e quello che è emerso a margine del tema del caro-bollette è stato una sorta di vaso di Pandora. Tutto è partito con l'attacco di Confindustria, che ha usato i media per lamentarsi di come il costo dell'elettricità finisse per minare la competitività del sistema delle imprese. Una posizione comprensibile, ma che qualcuno sta cominciando a guardare con la lente d'ingrandimento. E così prima si è scoperto che gli energivori ricevono da anni sussidi, ora si comincia a mettere in discussione alcuni di questi aiuti e infine è venuto fuori che tra gli industriali che si lamentano del caro energia, dietro le quinte c'è anche chi con un alto prezzo del gas ci guadagna.
Ripercorriamo le tappe di questa vicenda: da diverse settimane ormai le lamentele degli industriali, in particolare quelli che consumano molta elettricità, i cosiddetti “energivori”, trovano ampio spazio nel dibattito pubblico e c'è chi, a livello politico, inizia a pensare che sia un modo per fare pressioni a chi ha l'ingrato compito di dover mettere mano al caro energia. Il punto, che pian piano è emerso in maniera chiara, è che proprio quello degli energivori è il settore più aiutato da anni.
Anzi, queste aziende hanno ricevuto sussidi, mentre le tantissime pmi non-energivore e soprattutto le famiglie non ne hanno goduto. Una asimmetria che ha generato più di un mugugno. Gli strumenti messi a disposizione di questo particolare gruppo di aziende sono finiti sotto i riflettori. Anche il comunicato di Elettricità Futura, l'associazione confindustriale dei produttori di energia, di recente ha sottolineato questo aspetto ricordando le difficoltà di famiglie e piccole imprese che “non beneficiano delle tante agevolazioni attive e già adottate in passato a favore dei grandi gruppi industriali" che "ricevono già da anni una serie di sussidi (interconnector, interrompibilità, rimborso CO2), a cui si è aggiunto ora il meccanismo dell'Energy Release".
Proprio l'Interconnector, a quanto pare, sarebbe finito sotto i riflettori. Lo strumento, introdotto nel 2010, anticipa il vantaggio della realizzazione di infrastrutture di interconnessione con l'estero da parte dei soggetti energivori aderenti. Tale vantaggio è stimato in circa 400 milioni all'anno, e in virtù di varie proroghe, è stato accordato per 15 anni sotto forma di concreta agevolazione del valore complessivo di circa 6 Miliardi. L'ultima proroga scadrà alla fine di questo anno. È da evidenziare che in questi 15 anni, nonostante le proroghe, sono stati realizzati appena poco più 700 MW rispetto ai 2500 MW originariamente previsti. C'è da chiedersi se sia corretta quindi la prosecuzione di tale meccanismo di agevolazioni riconosciuti agli energivori. Grazie a questa misura gli energivori che vi hanno accesso pagano, su una parte dei consumi, un prezzo pari a quello dei mercati confinanti, che vengono recuperati dalle bollette dei consumatori.
Non è facile prevedere cosa potrebbe accadere quando qualcuno andrà a guardare con la lente di ingrandimento le tecnicalità di questi benefici concessi agli energivori e si dice che qualcuno nei palazzi della politica prima o poi potrebbe porre il tema. Già oggi però si possono fare delle considerazioni su alcune delle industrie che si lamentano che spingono a pensare che in Viale dell'Astronomia abbiano due facce.
Prendiamo il caso di Antonio Gozzi, che è sia advisor di Viale dell'Astronomia in materia di autonomia strategica europea, sia presidente della Duferco, azienda “energivora” che ha sede in Lussemburgo e che, paradossalmente, fa del commercio di energia una delle componenti principali del suo business. Dal bilancio 2023 dell'azienda emerge un fatturato di gruppo di 27,6 miliardi di dollari, di cui 24 miliardi attribuibili alla voce "ricavi da trading di energia”. Un articolo di MF ha poi messo in luce come anche nel 2024, pur in un contesto di numeri in flessione, la società abbia tenuto proprio grazie al trading energetico. Insomma, non proprio quel tipo di attività che dovrebbe consentire poi di lamentarsi del caro-energia.
Qual è la vostra reazione?
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