Cassa integrazione straordinaria, flop per le Pmi del comparto moda

Flop degli aiuti del governo per il settore moda. A parlare sono i numeri della cassa integrazione straordinaria, che arrivano dallo stesso Ministero per le Imprese e del Made in Italy (Mimit): secondo il monitoraggio effettuato dall’Inps, per il biennio 2024-2025 dei 110 milioni stanziati dal Governo per il comparto (73,6 per il 2024 e […]

Cassa integrazione straordinaria, flop per le Pmi del comparto moda
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Flop degli aiuti del governo per il settore moda. A parlare sono i numeri della cassa integrazione straordinaria, che arrivano dallo stesso Ministero per le Imprese e del Made in Italy (Mimit): secondo il monitoraggio effettuato dall’Inps, per il biennio 2024-2025 dei 110 milioni stanziati dal Governo per il comparto (73,6 per il 2024 e 36,8 per il 2025), solo 2,9 milioni sono stati erogati per la cassa integrazione.

Sembrerebbe un controsenso, se si pensa che le imprese della moda, che per mesi hanno chiesto a gran voce ammortizzatori sociali straordinari non li abbiano poi usati quanto immaginato. La spiegazione risiederebbe nella modalità d’erogazione dei sostegni: la Cig straordinaria approvata lo scorso ottobre e rivolta alle Pmi fino a 15 dipendenti prevedrebbe un anticipo da parte dei lavoratori, a cui segue un rimborso da parte dell’Inps dopo circa 5-6 mesi di attesa.

Il tema dell’inefficacia della misura è stato sollevato in un primo momento durante il Tavolo della moda del 24 gennaio, quando il vice capo di gabinetto del Ministero del Lavoro, Luca Sabatini, è intervenuto all’incontro con istituzioni e associazioni di categoria spiegando come le imprese del settore abbiano fatto scarsamente ricorso a questo strumento. Ha poi rincarato la dose l’esponente del Pd Marco Furfaro, sottolineando in seguito le conseguenze di questa inefficacia soprattutto sul distretto toscano, da tempo in crisi e di certo carenti delle liquidità necessarie per accedere alla Cig straordinaria.

Quest’ultima, nello specifico, va prenotata nel momento in cui le risorse garantite dalla cassa ordinaria non sono valutate sufficienti, ma le prenotazioni sono mancate proprio perché accedendovi il rischio per le Pmi del distretto era di peggiorare le loro già precaria situazione economica.

Molti imprenditori, spiega Alessandro Picchioni della Filctem Cgil di Firenze, si legge sulla stampa locale, preferiscono chiudere l’attività anziché indebitarsi per richiedere la cassa integrazione, senza alcuna certezza che il lavoro e le entrate ripartano a pieno ritmo.

In risposta, l’assessora regionale al Lavoro Alessandra Nardini ha spinto per un coordinamento tra il Mimit e il Ministero del Lavoro, per affrontare la gestione della crisi, ma la ministra non avrebbe risposto alle richieste. Intanto, la Conferenza delle Regioni ha proposto al riguardo un emendamento Milleproroghe, chiedendo un’ulteriore proroga di 12 settimane e l’estensione dell’aiuto a più settori, tra cui commercio e metalmeccanica.

Nonostante per le imprese del comparto moda la misura si sia finora rivelata inefficace nell’attuazione, con un ricorso ai fondi inferiore a quanto previsto, guardando in generale al settore manifatturiero, la cassa integrazione – soprattutto ordinaria – ha conosciuto un balzo in avanti del 30% nel corso del 2024. Nello specifico, si legge su Il Sole 24 Ore, le ore di cassa integrazione hanno raggiunto quota 426,5 milioni, più del doppio rispetto al 2019 pre-Covid. Anche il tessile-abbigliamento ha assistito a un aumento, sia sul fronte ordinario sia straordinario, insufficiente però a soddisfare le necessità di un settore ancora in crisi.

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