Colombia. Bogotà si sgancia da Washington: i dazi di Trump accelerano la svolta geopolitica

di Giuseppe Gagliano –
La decisione di Donald Trump di imporre un dazio generalizzato del 10% su tutte le importazioni verso gli Stati Uniti non ha colto di sorpresa Bogotá, ma ne ha certamente accelerato un percorso già in atto: quello della progressiva emancipazione dalla dipendenza commerciale con Washington.
Invece di gridare allo scandalo o di invocare trattati, il governo colombiano ha risposto con una dichiarazione tanto pragmatica quanto strategica: la misura è un’occasione, non una condanna, per ripensare l’internazionalizzazione del Paese. E non si tratta di parole vuote. Da tempo, la Colombia lavora per diversificare le proprie rotte commerciali e ridurre la vulnerabilità ai capricci della politica statunitense. L’Asia, il Medio Oriente, l’Europa e l’America Latina sono già oggi mercati in espansione per le esportazioni colombiane.
Ma la decisione di Trump, simbolo di un ritorno al protezionismo duro e puro, potrebbe segnare il punto di non ritorno. Perché, se è vero che gli Stati Uniti assorbono ancora quasi un terzo delle esportazioni colombiane, è altrettanto vero che le condizioni stanno cambiando: instabilità normativa, tensioni politiche, e ora una tariffazione uniforme che rischia di colpire indiscriminatamente tutti i partner, alleati compresi.
Il governo Petro, che ha fatto dell’autonomia regionale una bandiera, non ha nascosto il fastidio. La ministra del Commercio Cielo Rusinque ha sottolineato come la risposta sia nella crescita di settori a valore aggiunto e nella conquista di mercati non tradizionali. In questa logica, anche i grandi produttori locali si stanno organizzando per trasformare la sfida in opportunità, promuovendo prodotti tecnici, sostenibili e competitivi.
Il caso Antioquia, cuore manifatturiero del Paese, è emblematico. Qui le preoccupazioni per l’impatto dei dazi sono reali, soprattutto per il comparto agroindustriale e minerario. Ma è proprio da qui che potrebbe partire una nuova stagione di investimenti interni e apertura verso mercati asiatici e africani ancora poco sfruttati.
E intanto, sullo sfondo, resta il grande interrogativo: quanto è ancora affidabile il mercato statunitense per un Paese dell’America Latina? La Colombia, da tempo considerata un partner privilegiato di Washington, ora guarda altrove. E forse, stavolta, non è solo tattica, ma strategia.
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