ConnAct, l’industria della difesa all’Ue: regole uniche e investimenti oltre il 2030

Bruxelles – Certezza normativa e finanziaria, con un unico quadro legislativo europeo e risorse a disposizione per un lasso temporale prolungato. Buona parte del futuro dell’industria delle difesa passa da qui, ed è su questo che l’industria del settore pone l’accento in occasione dell’evento Connact Defence & Security 2025, dal titolo “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale”, organizzato da Connact, la piattaforma di eventi che favorisce il confronto tra soggetti privati e istituzioni attraverso momenti di incontro e networking.
“Serve un quadro normativo unico, altrimenti non ci può essere inter-operabilità“, taglia corto Domitilla Benigni, Ceo & Coo di Elettronica S.p.A e presidente di CY4GATE S.p.A, che plaude all’iniziativa della Commissione europea dedicare almeno 150 miliardi di euro al comparto attraverso il piano ‘Rearm Europe’, ma che va visto come un primo passo. “Ben vengano gli investimenti, ma non possono finire nel 2030. Un’azienda non può ragionare a cinque anni, dobbiamo guardare al di là, altrimenti le aziende non resistono”.
Benigni non si tira indietro, al contrario: “Ci sentiamo allineati alle necessità dell’Europa, e siamo pronti”. Ma anche le istituzioni comunitarie devono fare la propria parte. Come spiega, “serve una catena di approvvigionamento veramente europea, perché oggi spesso le tecnologie europee non sono all’avanguardia”.
Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo SpA, è chiaro e schematico: “Di cosa ha bisogno dell’industria delle difesa? Regole chiare, con un quadro normativo certo, e contratti“. Ma soprattutto un processo di semplificazione che consenta di lavorare per tempo. Al pubblico di Connact racconta che per realizzare un carro “abbiamo dovuto richiedere e ottenere quattro autorizzazioni antitrust”. Un aneddoto utile per denunciare quegli “ostacoli burocratici di cui oggi l’industria non ha bisogno” e contro cui chiede l’intervento della politica, nazionale ed europea.
Anche Pontecorvo, al pari di Benigni, richiama l’attenzione sulla necessità di lavorare per una filiera vera, completa. “Con la nostra catena di approvvigionamento stiamo cercando di individuare chi potrebbe fare la completezza del prodotto, subappaltando e liberando spazi di investimenti e facendo crescere le nostro piccole e medie imprese”. Anche in questo caso impliciti suggerimenti per politiche utili allo scopo.
Infine un avvertimento legato all’attualità rappresentata dalle tensioni commerciali innescate dalle scelte del presidente degli Stati Uniti. “Il 70 per cento di tutto passa attraverso i cinesi, che non hanno solo materie prime ma anche contratti venti-trentennali con altri Paesi”, soprattutto in Africa a cui aggiungono gli accordi in atto con i Paesi dell’America latina. “La risposta cinese a Trump è la restrizione alle esportazioni, e questo danneggia la capacità industriale”, il campanello d’allarme suonato dal presidente di Leonardo.
Interventi normativi per armonizzazione e miglioramento di regole è anche la richiesta di Davide Cucino, responsabile delle attività di Fincantieri presso l’Ue e la Nato. Innanzitutto, lamenta, “abbiamo un problema di velocità“. Si guarda quindi con grande interesse all’iniziativa della Commissione europea di semplificare in nome delle competitività. “Il pacchetto omnibus sulla difesa permetterà di bruciare delle tappe, velocizzare un processo di innovazione tecnologica, e partecipare a gare”. Ma servirà altro, come una riorganizzazione della spesa dell’Ue.
“Una delle difficoltà avute fino a ieri, ad esempio, sono Horizon Europe e fondo per la difesa”, due diversi programmi di finanziamento dell’Unione europea, che come tali però risultano slegati e per nulla inter-correlabili. Come Fincantieri, rileva Cucino, “abbiamo tentato di coordinare alcuni temi di Horizon per essere propedeutici per la difesa, ma questo non è stato possibile per tempistiche diverse” dei due diversi fondi e programmi. Servono i correttivi del caso, dunque, anche se, ammette, “sulla frammentazione ho dubbi sul breve-medio periodo”, in quanto avere un unico contesto europeo, normativo e industriale, “è un programma lungo”.
Una cosa però a detta di Cucino si può fare, già da adesso: riconoscere maggiore centralità alla dimensione marittima, e quindi navale. “La mobilità militare è un tema per noi interessante, anche se da un punto di vista navale ci ha visto poco presente”. Il responsabile delle attività di Fincantieri presso l’Ue e la Nato esorta quindi a “considerare le navi un’infrastruttura di spostamento e mobilità militare”. Oggi solo le navi rompighiaccio sono considerate infrastruttura, e bisognerebbe rivedere tutto ciò.
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