Conte e la grana del doppio mandato: deroghe ad hoc per pochi eletti
Mentre tutti gli eletti in carica, senza alcuna esclusione, vogliono il terzo mandato, Conte intende attenersi alle votazioni degli attivisti. Non facendolo, d'altronde, confermerebbe quanto denunciato da Grillo. Beppe, infatti, da mesi, accusa l'avvocato pugliese di non garantire la base, ma di essere piuttosto il portatore d'interessi di una casta di privilegiati che ha come unico obiettivo quello di tenersi una poltrona. Detto ciò, una decisione dal basso o meglio dalla piattaforma, che non corrisponde alle aspettative dei gruppi parlamentari, potrebbe causare più di una normale crisi nel gotha a 5 Stelle. Nessuno di quelli a fine a secondo mandato, ad esempio, è d'accordo sulla pausa quinquennale dopo dieci anni di attività politica. Tra questi ci sono anche quei big che hanno tutelato il capo dei gialli nell'infinita querelle col fondatore. Ecco perché il presidente del Movimento prova a riallacciare col variegato e complesso universo dei Meetup, ma neanche vuole rinunciare, tutto
Mentre tutti gli eletti in carica, senza alcuna esclusione, vogliono il terzo mandato, Conte intende attenersi alle votazioni degli attivisti. Non facendolo, d'altronde, confermerebbe quanto denunciato da Grillo. Beppe, infatti, da mesi, accusa l'avvocato pugliese di non garantire la base, ma di essere piuttosto il portatore d'interessi di una casta di privilegiati che ha come unico obiettivo quello di tenersi una poltrona. Detto ciò, una decisione dal basso o meglio dalla piattaforma, che non corrisponde alle aspettative dei gruppi parlamentari, potrebbe causare più di una normale crisi nel gotha a 5 Stelle. Nessuno di quelli a fine a secondo mandato, ad esempio, è d'accordo sulla pausa quinquennale dopo dieci anni di attività politica. Tra questi ci sono anche quei big che hanno tutelato il capo dei gialli nell'infinita querelle col fondatore. Ecco perché il presidente del Movimento prova a riallacciare col variegato e complesso universo dei Meetup, ma neanche vuole rinunciare, tutto a un tratto, a chi lo ha sempre tutelato e salvaguardato, anche nei momenti più difficili.
Ecco perché l'“avvocato del popolo”, stavolta, sembrerebbe avere una sola opzione: concedere una deroga per i fedelissimi. In questo modo passerebbe il messaggio che l'attuale vertice rispetta gli impegni presi in assemblea, ma allo stesso modo neanche intende stravolgere equilibri delicatissimi. Detto ciò, tale modus operandi potrebbe rivelarsi anche un boomerang, tenendo conto che più di qualcuno sulla chat, una volta grilline, avrebbe espresso dubbi su modalità di scelta, che favorirebbero alcuni a discapito di altri. Ragione per cui prudenza e collegialità devono essere parole d'ordine e non un'opzione da tenere in considerazione. Una linea che regnerà anche nel gran consiglio del M5S, che si terrà nel pomeriggio odierno. Molto probabilmente sarà portata sul tavolo l'opzione “derogarie”, ossia una votazione online per decidere chi merita di avere una concessione personale per bypassare l'ultimo verdetto di Sky Vote. C'è chi, ad esempio, chiede regole diverse per Parlamento, Regioni e Comuni, considerando che essere a Montecitorio o Palazzo Madama per dieci anni certamente non equivale a un doppio mandato da sindaco nel piccolo borgo dell'entroterra appenninico.
C'è, poi, la diatriba tra i nuovi capibastone e i "vecchi", che sfruttando la nuova regola contiana intendono tornare. Più di qualcuno in Aula, ad esempio, teme che il Crimi di turno, con la scusa della pausa quinquennale, possa rubargli lo scranno e non alzarsi più. Allo stesso modo, Giuseppi non può scaricare chi ha tradito l'Elevato per sposare la nuova causa. Basti pensare alla Campania, dove sembrerebbe esserci più di una semplice corsa tra l'ex presidente della Camera Fico, che secondo i ben informati, avrebbe già convocato una serie di specialisti per la sua campagna e il generale Sergio Costa, a fine secondo mandato e in cerca di un ruolo a livello locale, considerando che è stato tra i pochissimi gialli a riconfermarsi nel suo uninominale, a suon di preferenze. Medesimo ragionamento vale per il Lazio, dove la leadership della rientrante Paola Taverna spaventa sia in Transatlantico che in chiave amministrativa, tenendo conto che la storica attivista ha più di qualche riferimento nel contesto capitolino.
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